Month: Maggio 2015

La saggezza di Yoda

A volte mi domando quante persone non vadano a vedere certi film perchè sono prevenuti. Ah, spesso fa fico andare in una sala d’essai per vedere il polpettone di turno del regista russo Andrei Affanculovsky sui pogrom staliniani, piuttosto che ammirare, per esempio, la saga di Star Wars.

Ciao, andiamo al cinema?

Ok che vai a vedere?

Guerre stellari.

Ma sei scemo? Quella roba da bambini rincoglioniti? Io vado col mio gruppo culturale al cinema “Dupall” a vedere l’ultimo capolavoro del maestro giapponese Titrituro Imaroni sul problema della stitichezza dei Samurai sotto l’Imperatore Soshito Dekapa.

Ah però…deve essere interessante…

Certo, fa cultura. Dopo seguirà un dibattito sul problema del nucleare nel post Fukushima..

Scusa ma che c’entra coi samurai?

Boh, ma il relatore è Tofuso Icoyoni, una personalità del settore.

Vabbè, ciao io vado a vedere Star Wars, dopo magari mi racconti… (seee col cazzo)

Ecco…il cinema deve essere divertimento unito a saggezza…non dico che andrei a vedere Massimo Boldi perchè mi ucciderebbe l’ultimo neurone rimasto da quanto è scemo, ma Guerre stellari, se visto con un occhio saggio può nascondere molti tesori…

Ah il mio personaggio preferito è Yoda…

La saggezza dei bambini

Mi è capitato di leggere una interessante distinzione su quello che noi siamo veramente. Secondo Gurdjieff noi siamo composti da “essenza” e “personalità”. L’essenza è il nostro vero io, mentre la personalità è tutto ciò che apprendiamo con la crescita, frutto di educazione scolastica, religiosa, familiare, amorosa, ecc. Insomma tutto ciò che non è assolutamente nostro, ma che ci viene inculcato dalla società in cui viviamo.

Ad un certo punto della vita la crescita della nostra essenza si arresta e va avanti la personalità, facendoci essere cristiani o musulmani, interisti o juventini, fedeli o libertini, colti o ignoranti. E ci identifichiamo in questi valori fino al punto da arrivare a muovere guerra ed uccidere chi la pensa diversamente da noi. Ma noi non siamo quelli. Se arrivassimo a capirlo, il mondo sarebbe un posto migliore. Ma siamo tutti addormentati, convinti della forza delle idee della nostra personalità.

Crediamo di essere astuti, svegli e liberi di pensiero, mentre siamo in balìa delle interferenze esterne, delle mode, dimenticando la nostra essenza che è rimasta bambina. Seguiamo le mode degli adulti, politici, attori, calciatori, star televisive dimenticando chi invece avrebbe più da insegnarci…i bambini.

Sono loro, i più puri ed ingenui, quelli non ancora contaminati dalla personalità, che ci aprono gli occhi ed il cuore perchè la loro essenza è ancora intatta, è così come ci è stata data alla nascita ed è quella che abbiamo dimenticato. Sì, proprio quelli che cerchiamo di “imbastardire” a tutti i costi alla vita ed alle nostre devianze, riuscendoci quasi sempre.

Se avete due minuti, date un’occhiata a questo video…

Milano

Dicono tutti che Milano sia una città viva, piena di vita, molto “fescion” (come scrive un mio amico), a cui tanti ambiscono. Milano ha l’Expo, la moda, i musei, la scala del calcio, discoteche VIP, ristoranti dove lasci 300 euro a cranio ed esci con più fame di prima, insomma una città pronta a soddisfare tutti i tuoi istinti più nascosti.

Ci vivo da vent’anni e questa “Milano da bere” me la sono bevuta quasi tutta, rischio la cirrosi o l’avvelenamento… ma ormai è diventata una storia di amore-odio. Mi ha dato tanto e mi ha preso anche tanto. Ho fatto cose che in nessun altro posto avrei potuto fare, ho conosciuto persone che voi umani non potete neanche immaginare…astronavi in fiamme al largo dei bastioni di Melegnano…ah no mi stavo perdendo…

Chiunque conosca un pò questa città sa che non è più la stessa, è arrivata ad un punto in cui o ti lasci trascinare con lei a fondo oppure molli e te ne vai. Come in tutte le storie d’amore che si rispettino.

Forse prima c’era anche il piacere della cultura, della novità e della comunione di persone simili ed io, invece, ho cercato il piacere del divertimento sfrenato frequentando locali che avrebbero fatto impallidire i personaggi di “Star Wars”. Adesso cerco il primo ma non esiste più. E’ rimasto solo il secondo e quello mi ha stancato.

Vorrei tanto continuare a scrivere cazzate in riva al mare per il resto della vita…qui avrei già dato…

Il Colosseo….

Fermo in vespa, assorto nei miei pensieri, al semaforo di Piazza 5 giornate a Milano, un auto mi affianca e mi si chiede: “Scusi, il Colosseo?”. OK, penso… ecco il cojone di turno…cerco di non sfancularlo e gli dico: Guardi deve fare altri 500 chilometri…le conviene prendere l’autostrada”…quindi mi vaffanculizza di brutto lui…ci resto male in effetti prima di rendermi conto che il cinema lì di fronte si chiama “Colosseo”…ma dico….

Come gli uccelli

Noi esseri umani siamo come gli uccelli, belli come pavoni o brutti come avvoltoi, grandi come struzzi o piccoli come colibrì, eleganti come cigni o goffi come anatre, colorati come pappagalli o neri come corvi e con la nostra mente possiamo volare in alto su cime inaccessibili come aquile reali o non riuscire a staccarci da terra come galline…

La giostra

gecolife

A volte ho l’impressione che vivere la vita di tutti i giorni sia come essere su una giostra. Sei sempre in movimento, è un giro che non finisce mai, spesso sali ad occupare il posto che trovi libero o più vicino oppure dove gli altri ti indirizzano, difficilmente ti siedi al posto che vorresti. O forse è dovuto al fatto che ci sali da bambino e quindi sono i tuoi genitori a scegliere quel posto che loro ritengono più bello o più sicuro. Macchine dei pompieri, ambulanze, cavalli, moto…la giostra è una metafora della vita in cui difficilmente puoi scegliere il posto su cui fare quel giro che  ti è toccato.

Anche io sono salito su un posto che non avrei scelto se fossi stato libero di scegliere. All’inizio ti piace comunque, l’ebbrezza del girare, il mondo che ti passa davanti, le grida degli altri, ma dopo un po’ ti…

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Miracoli di Internet

Ho notato che i rapporti più belli e la sintonia con certe persone nascono in maniera del tutto casuale ed inaspettata ed in questo la tecnologia di internet, per chi sa valorizzarla, assume un ruolo decisivo. E’ come se potessi selezionare le persone affini in un mare immenso invece che nella pozzanghera delle persone che frequenti quotidianamente.

Ricordo quando anni fa, passando davanti ad un negozio di giocattoli, vidi in vetrina il CD di Risiko digital. Essendo un grande appassionato di quello storico gioco da tavolo fin da bambino, mi precipitai ad acquistarlo, pensando che mi sarei divertito nel tempo libero a fare qualche partitina da solo contro l’IA del gioco su PC. Poi scoprii che il CD aveva un codice che ti consentiva di connetterti ad un server per giocare on line con altri utenti.

Mi si aprì un mondo. Presi una tale scimmia di quel gioco che finii col passare intere notti insonni a giocare on line con quelli che allora erano per me perfetti sconosciuti, connessi da ogni parte d’Italia. Il gioco dava anche la possibilità di una chat line durante le partite in cui la confidenza tra alcuni di noi raggiunse livelli incredibili.

Mi divertivo come un matto, giocavo e ridevo a crepapelle per le cazzate che si scrivevano in chat. Ci davamo appuntamento per ritrovarci e giocare dimenticando impegni e famiglie ed a quel punto non importava più che vinceva, volevo solo ritrovare quelli che non avrei esitato a considerare già allora “amici” con la A maiuscola.

Poi, a dicembre, qui a Milano, la EG (Editrice Giochi) proprietaria del marchio, organizzò il campionato nazionale di Risiko e finalmente tutti noi decidemmo di conoscerci di persona partecipando al torneo.

Non mi dilungo nei dettagli ma ne ospitai 8 a casa mia (che è piccola) e vi posso assicurare che furono tra i più bei giorni della mia vita. Non mi ero sbagliato, conobbi persone stupende, siciliani, calabresi, napoletani, romani, toscani, piemontesi, veneti…tutta Italia insomma.

Come è andata a finire? Ancora adesso, che abbiamo lasciato il gioco on line da parecchi anni, sono le persone che sento almeno una volta alla settimana. Ho fatto il testimone di nozze in Sicilia al matrimonio di uno di loro, sono andato in vacanza per anni con altri due, insomma posso considerarli dei fratelli. Naturalmente non abbiamo mancato nessun appuntamento di tornei dal vivo successivi in quel periodo. Non ce fregava una cippa del torneo, lo facevamo per rivederci e stare insieme come se ci conoscessimo da secoli.

In maniera più sottile e delicata si sta facendo strada adesso la stessa sensazione con questo blog. Sono solo agli inizi, ma mi sembra quasi che la vita, in qualche maniera misteriosa, ti faccia incrociare persone affini, ti faccia leggere alcuni post che parlano all’anima, che ti strappano un sorriso o ti velano gli occhi, ti fanno riflettere e ti portano ad immaginare il mondo di chi c’è dietro quelle parole che esprimono un linguaggio che forse pochi capiscono ed apprezzano fino in fondo.

C’è tanto da analizzare in quello che sto trovando in quelli che ho deciso di seguire, spero di trovare il tempo per farlo come vorrei e come tutti meritano, ma mi affascina l’idea di entrare in contatto con mondi ed anime che finora ho scoperto di una sensibilità e bellezza incredibili…

Calcetto

Ricordo la squadra in cui ho giocato a calcetto fino a qualche tempo fa. Un’accozzaglia di scarponi come non se n’erano mai visti, ma ci divertivamo, soprattutto coi soprannomi che mi fanno ridere ancora adesso.

Ci definivano “i crociati” perchè una partita su tre, ad uno di noi partiva il legamento del ginocchio per lo sforzo o per qualche intervento scomposto.

In porta c’era Raimondo, detto X-Ray. Era strabico ma un gran tuffatore…peccato si buttasse sempre dalla parte sbagliata.

In difesa c’erano: a destra Pasquale “caramella”, il difensore più scarso che abbia mai calcato i campi di gioco, così chiamato perchè ogni attaccante, anche il più lento, riusciva a scartarlo con una facilità incredibile. A sinistra Gianni “vaselina”. Ogni volta che affrontava il suo avversario entrava in scivolata. Le alternative erano due: o faceva seriamente male all’avversario e veniva cacciato fuori, oppure veniva saltato perchè tutti conoscevano il suo metodo.

Più in avanti facevano la loro porca figura Gino, detto “Galileo” dalla ben nota frase “eppur si muove”, visto che era l’unico che in una partita di calcetto giocava “a zona”, cioè si piantava nel cerchio del centrocampo e non si muoveva.

In attacco c’era Marco “tazzina”, un coattone di Roma che aveva un’orecchio soltanto per averlo perso in una rissa al Testaccio e Carletto, detto “passerotto” per la sua vistosa pancia con due gambette sottili.

Poi c’ero anche io ma tralascio i commenti…

Il ritorno dell’equilibrista

Qualcuno mi sembra abbia detto una volta: “Come un equilibrista sul tetto del mondo, non temo di cadere, mi concentro sul mio andare avanti e intanto mi godo la vista di un incantevole panorama”. Allora perchè non continuare a raccontarci il panorama col tuo andare avanti? Del resto, un equilibrista non può fermarsi a metà…

La strada

Ogni istante lasciamo un pezzo di noi sulla strada di una vita che non sai mai dove ti porta.

Le strade degli uomini sono fatte di salite e discese, non può esistere una strada che sia tutta in discesa e neanche una tutta in salita.

Non maledire le difficoltà di una strada impervia, ti faranno apprezzare quella più comoda che verrà.

Le variabili sono molte, ed il destino beffardo ed imprevedibile può farti camminare in discesa sotto la pioggia battente oppure decidere di regalarti uno splendido sole sotto una ripida salita, non sei tu che decidi.

Tu puoi solo andare avanti. Non ti è concesso neanche fermarti.

Sta a te decidere se farlo con un sorriso da lasciare a quelli che ti camminano a fianco.

Favola della buonanotte

Era una irrinunciabile tradizione per Adam quella di leggere la favola della buonanotte a suo figlio Jack prima che si addormentasse. Ma quella sera era troppo stanco ed aveva dimenticato gli occhiali di sotto, quindi si trovò costretto ad improvvisare, andando a braccio.

“C’era una volta una nazione potentissima che governava il mondo ed aveva fatto dei suoi valori di libertà il simbolo di tutto il pianeta. Era una grande nazione piena di eroi e paladini con spade o pistole che andavano in giro per la terra a scovare e ad uccidere tutti i cattivi che sfruttavano la gente, e le gesta di questi eroi erano tutte documentate nei film che tutto il mondo poteva vedere al cinema.

Ma esisteva, in un posto sperduto e molto lontano, un uomo molto cattivo che voleva distruggere questa nazione perchè odiava la ricchezza e la bontà della sua gente. Era un vecchio ammalato con una lunga, ispida barba ed un turbante bianco in testa che viveva sepolto nelle caverne di uno sperduto paese dove anche le capre facevano fatica a sopravvivere.

Era nato in una famiglia molto ricca ed aveva moltissimi soldi ma in quel posto sperduto in mezzo al nulla non sapeva proprio cosa farsene, dato che non c’era nemmeno un negozio e tantomeno un supermercato pieno di cazzate come ci sono qui. Aveva provato anche a comprarsi delle belle macchine ma nel paese in cui viveva non c’erano neanche le strade e quindi le auto si rompevano subito e la sua rabbia crebbe sempre di più nei confronti di tutti quelli che avevano a disposizione delle belle strade asfaltate su cui far correre le loro macchine.

Provò ad ordinare su internet alcuni bei costosi vestiti di stilisti famosi ma era troppo magro e poi la polvere glieli sporcava subito; inoltre non c’erano mai feste in quello sfortunato paese quindi lasciò perdere i vestiti e tornò ad indossare la sua camicia da notte ed il turbante.

Siccome era appassionato di calcio provò, con i suoi soldi, ad acquistare una squadra di calcio del suo paese, che chiamò la Kabullentus e contattò persino Messi e Cristiano Ronaldo perchè andassero a giocare nel suo paese, ma lo mandarono tutti a cagare, compresi i giocatori della serie C turca, quindi abbandonò anche il sogno del calcio.

Allora decise che avrebbe utilizzato tutte le sue risorse per vendicarsi del simbolo della ricchezza, che lui pure aveva ma che non poteva sfruttare.

Acquistò molte armi per compiere una serie di attentati contro quell’odiosa nazione e, quando ereditò tutta la fortuna di famiglia, decise che avrebbe sferrato il grande attacco al centro del potere di quel grande Paese.

Organizzò le cose per dirottare tre grandi aerei che si sarebbero abbattuti sui simboli del potere di quella nazione, uccidendo migliaia di persone e perforando le invalicabili difese per cui quel grande Paese era famoso in tutto il mondo. Una specie di videogame dal vivo, visto che non c’era neanche un negozio dove comprare una Playstation 4.

Perforò quelle difese come burro, i suoi soldati passarono indenni tutti i controlli e si misero al comando di quegli aerei che abbatterono due enormi grattacieli e distrussero un’ala dell’edificio più sicuro del pianeta ed il suo nome divenne famoso, dandogli infinita soddisfazione. Adesso poteva morire felice. E così fu.”

Jack aveva ascoltato la favola con l’attenzione rapita che solo un bambino può avere, ci riflettè un attimo poi, sorridendo, disse al suo papà: “Che bella favola fantasiosa! Ma è impossibile compiere tutto questo da parte di un vecchio sepolto nelle caverne di uno sperduto Paese!”

“Infatti, Jack”, rispose suo padre. “Ma pensa che tutto il mondo se l’è bevuta”.