Month: giugno 2015

Iniziò tutto per gioco

Ho iniziato per gioco. Da quando ho avuto un pò più di tempo a disposizione, mi sono detto: ma perchè non aprire un bel blog, così scrivo quello che mi pare e lo affido al mare nella rete come un messaggio nella bottiglia?

Facebook mi ha stancato, sono stufo di entrarci e leggere i commenti di chi augura buonanotte e buongiorno, che posta cornetti al mattino e piatti di affettati all’ora di cena. Poi le foto dei figli che crescono, dei cani che pisciano in giardino, del costume in spiaggia con la bocca a culo di gallina, dei giochi dementi a cui ti invitano a partecipare…basta! Non ne posso più. Se scrivi qualcosa di decente non ti cagano di pezza, se metti il culo di una gnoccona tutti a sbavare ed a mettere i like. Insomma la profondità di una pozzanghera.

Bè, si bella idea il blog, gli dai una bella grafica, posti le foto, metti i link delle canzoni e video di youtube ma chi cazzo se lo legge? Ma chissenefrega! Io lo faccio per me, per sfogarmi…se qualche viandante della rete, in una sera in cui è fatto di amaro Montenegro, invece che su youporn ci capita per sbaglio, magari mi legge e non si fa le pippe…così ho fatto anche del bene.

Già… in molte cose della vita si inizia per gioco e poi non sai mai dove ti porta. Imbocchi una direzione sconosciuta e ti si aprono scenari inimmaginabili di mondi e persone che sembrano venire da altri pianeti rispetto al tuo ma neanche così lontani perchè sai che hai un etereo ponte per raggiungerli. Ma quei pianeti li esplori, ti piacciono, sono una finestra sull’anima che a volte comprendi, altre volte ti incuriosisce, ma che raramente ti lascia indifferente.

E così inizi a scrivere, a svalvolare come ti riesce meglio, lasciando campo libero alle idee, un pò come girare nudo quando sei solo per casa ed inizi poco alla volta a visitare i luoghi degli altri, di quelli che danno sempre feste ed hanno un sacco di ospiti nello stile di Jay Gatsby oppure in quelli dove si sussurra tra pochi amanti dell’intimità che condividono una passione per l’arte, la fotografia o i bonsai, fino ad arrivare ai reportage di guerra o le macchine d’epoca. Ognuno ha da dire la sua, e visiti locali arredati in fogge diverse, con meravigliosi quadri e foto dai colori che accendono l’anima.

Ci sono quei blog dove vige un religioso silenzio e si commenta quasi senza far rumore, timorosi di dire la cosa sbagliata. Quelli dove ti devi documentare altrimenti rischi clamorose figure di merda, quelli in cui leggi versi e racconti che vorresti aver scritto tu e quelli che sembrano dei bar chiassosi e divertenti in cui ridere e scherzare con gli avventori, da cui non vorresti mai uscire prima di aver bevuto l’ultima birra in compagnia anche se sono le tre di notte e l’indomani ti devi alzare presto (dedica personale ad Avvocatolo).

Poi capisci che dietro quegli scritti, nella loro pirotecnica diversità, ci sono persone, che rispecchiano situazioni già vissute nella vita reale, ma loro sono più spontanee, le capisci e questo ti porta a volerne sapere di più anche se resti uno spettatore al cinema.

Ma niente succede per caso, e gli strani intrecci di quel misterioso regista folle che ha scritto il copione delle parti di questa commedia che è la vita, ti portano ad incrociare sentieri inaspettati, a sentire voci e risate che ti restano dentro, che gratti e proietti in contesti che strappano sospiri e sorrisi.

E così finisce che quello che era iniziato come un gioco ti fa camminare scalzo su terreni sconosciuti, sentire l’erba sotto i piedi (Avvo se la fuma) e ti ritrovi dove non crederesti mai si potesse arrivare partendo da un gioco. Non giudicare mai cose e persone che non conosci…in fondo non conosci mai veramente niente e nessuno, quindi lascia perdere i giudizi ed aspettati di tutto…solo così si può apprezzare la vita.

Era un modo un pò cervellotico per ringraziare tutti quelli che leggo e che mi leggono… e qualcuno in particolare…

Genio

Cos’è il genio?

Rambaldo Melandri, alias Gastone Moschin in quel capolavoro di Mario Monicelli che è “Amici miei”, dice: “E’ fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione”. Quindi il genio è intuizione e l’intuizione è genio.

Fin qui possiamo arrivare a capirlo, ma facciamo un passo oltre. Perchè alcuni hanno la capacità di coglierlo ed altri se lo lasciano sfuggire continuando ad inseguire farfalle svolazzanti che non acchiapperanno mai, continuando a tenere il naso per aria o guardando l’isola dei famosi?

Da dove viene quel lampo, quell’intuizione che ti permette di capire le persone, di dire la parola giusta al momento giusto, senza sparare la solita stronzata precotta e mascherata a beneficio di chi si deve scervellare per capirla? Se la capiscono, resta una stronzata, se non la capiscono puoi anche passare per genio dicendo una stronzata e questo è più comune.

Quella dote particolare che alcuni hanno è in noi ma forse non viene da noi. Cioè non è una cosa che abbiamo nascosta da qualche parte e che tiriamo fuori quando è il momento.

Chi ha dipinto la Gioconda o ha scritto la Divina Commedia o ha scoperto la formula della relatività o ha composto i notturni è indubbiamente un genio. Ma geni si nasce? oppure si può diventarlo? Chi saprebbe rispondere a questa domandona?

Forse si è più propensi a credere che geni si nasca, quindi se non fai nulla per migliorarti, dovresti essere costretto a dibatterti nell’imbecillità per tutto il giro di questa giostra della vita che ti è toccato a questo turno, fino a quando, si spera, ti verrà dato un altro gettone per scendere ancora sulla giostra e riprovarci. I cattolici, ahimè, pare che di gettone ne abbiano uno solo, quindi se lo devono giocare al meglio, altrimenti finisci nel girone degli imbecilli senza passare nemmeno dal via e da lì non esci più…e da quello che si vede in giro tale girone dovrebbe essere già abbondantemente in overbooking, per cui magari, se ti va di culo ti fai qualche millennio tra i lussuriosi o i sodomiti in attesa che il piano regolatore paradisiaco preveda altri alloggi.

E invece…invece no. Pare che, da studi fatti presso l’Università di Cambridge, la genialità può essere coltivata giorno per giorno, lavorando sodo ed impegnandosi con dedizione, avendo degli ottimi maestri.

Forse.., ma ne dubito. A tale proposito rilevo che: 1) Oggi, specialmente in Italia, trovare uno che lavora sodo equivale a trovare vergine Cicciolina. 2) Trovare uno che si impegna con dedizione ricade nel caso 1), ormai le persone neanche riescono a mettere insieme dieci minuti di sesso decente…figuriamoci a dipingere un capolavoro. 3) Essendoci zero allievi da decenni da dove dovrebbero formarsi questi maestri? Oddìo, qualcuno ci prova a fare il maestro senza esserlo, ma inevitabilmente finisce per inciampare sul particolare “buccia di banana” e magari dopo un paio d’ore di discorsi affabulatori per il popolo, quando pensava di avercela fatta, lo senti concludere il tutto con “E ricordate di ammirare il bello nella vita, perchè anche l’occhio va dalla sua parte”. Quando ti accorgi che non è strabico, ecco che ti crolla un mito.

Vorrei concludere con una mia personale ricetta fatta in casa: se vi piace la musica, ascoltatela. Non sprecate la vita a cercare di comporre le note della Polonnaise, vi verrebbe fuori uno scempio. Leggete, leggete il più possibile, di tutto, da Pinocchio alla meccanica quantistica, è un buon inizio anche se non siete in grado di scrivere neanche la “Vispa Teresa”. Non guardate la TV e non leggete i giornali. Sono il primo passo verso la stupidità cronica, è dimostrato da come sono ridotti quelli che scrivono sui giornali ed appaiono in TV. Fate ciò che vi pare, siate felici senza danneggiare gli altri. Forse non diventeremo mai dei geni ma ci faremo un grosso piacere a vicenda, tutti quanti.

My way

Mi piace essere semplice ma anche complicato, perchè il banale stanca. Ho sempre ascoltato tutti ma ho creduto a pochi. Non credo di aver fatto mai del male a nessuno ma non per questo ho abbassato mai la guardia. A volte ho inghiottito più di quanto potessi masticare e quelle volte il tutto mi è rimasto sullo stomaco, ma ho digerito comunque, mi piace questa pazza vita.

Ho avuto tanto, forse anche troppo da lei, ma credo di essermelo meritato e non mi sono mai vantato in giro di cose per cui avrei potuto farlo, ma non sono così, non funziona così. La soddisfazione è bastata a me e questo è già abbastanza. Gli altri fraintenderebbero, come sempre succede e non mi piace dare certe soddisfazioni. Se non sanno, inventano e questo mi diverte, proprio perchè non sanno. Del resto neanche io so chi sono, come si può pretendere che lo capiscano gli altri?

Ogni giorno è un’esperienza nuova, una rinascita e qualcosa può venir meno, qualcos’altro arrivare ma ci sono i punti fermi che ti aiutano nel cammino. Devi saperli scegliere, altrimenti se sei già sei fuori strada, è facile che ti trovi cappottato in un burrone da un momento all’altro. Ma così è la vita se non fai attenzione.

Per tanti l’esistenza è una specie di gara in cui sfoggiare il vestito migliore, la migliore armatura per mostrare quanto sei invincibile (o credi di esserlo), insomma sempre una lotta, quando, si sa, le lotte non hanno mai migliorato nessuno. E’ nella natura umana stare da una parte invece che da un’altra…bene e male, rossi o gialli, uomini o donne, bianchi e neri…ma non ci sono parti, non esiste niente di tutto questo.

Se non stai bene da solo non potrai star bene con nessuno, perchè quel qualcuno sarà solo una pezza destinata a coprire i tuoi buchi per un pò, solo per un pò. Se non sei riuscito a tenerti quello che credevi fosse importante, allora hai sbagliato qualcosa, ma ammettilo, non scaricare le colpe sull’altro, troppo facile così. Così il prossimo sarà quello giusto…ah lo sento, stavolta non mi sbaglio…ma così facendo reiteriamo gli sbagli.

Prima di sbilanciarci dovremmo riflettere, ma la foga di credere che sia arrivata la volta buona ci fa sbroccare ed esporci, per capire che siamo tornati al punto di partenza, se non peggio.

E’ un pò difficile da spiegare, ma io ho deciso di vivere la vita a modo mio…e finora non rimpiango nulla, neanche gli errori, perchè non li rinnego e sono parte di me, piaccia o no….

e questo pezzo potrebbe adattarsi a chiunque…o no?

Vita

Che argomentone! Qui si può spaziare dalle cazzate più atroci ai pensieri più profondi. Cos’è la vita? Ci saranno tante definizioni quanti esseri umani sul pianeta. Puoi intenderla in senso biologico, religioso, spirituale, ottimista, pessimista, temporale…a voi la scelta.

Se ci pensi, non c’è concetto più indefinito e contraddittorio. C’è chi la ama al punto da sopravvalutarla, chi la odia al punto di non volerla e di togliersela. Noi siamo la vita e la vita non potrebbe esistere senza di noi. La ricreiamo continuamente attraverso i nostri figli ma non possiamo confonderla con l’amore. Quest’ultimo passa e se ne va, la vita che hai generato resta e genererà altra vita.

Puoi vederla ovunque, in un albero, in un gattino o in un cucciolo smarrito, in uno sguardo rubato, nel sole che sorge ogni mattina, e senza il quale nessuna vita sarebbe possibile sotto questo cielo.

La vita attraversa il tempo e si sa che se attraversi qualcosa, costantemente l’attrito ti consuma per questo il tempo consuma la vita che ha sempre avuto il segreto sogno di sconfiggere il tempo. Forse lo ha già fatto e non lo sappiamo perchè sono in molti a credere che la vita non sia soltanto una. I cattolici parlano di vita eterna, non qui ma in un paradiso che non possiamo conoscere, nè forse mai conosceremo. I buddisti e gli induisti parlano di reincarnazione, un percorso ciclico in cui la vita si identifica con l’anima e non con col corpo che la contiene. Non è mia intenzione farne una questione filosofica o religiosa, credete a ciò che più vi piace, ma in entrambi i casi vivetela fino in fondo.

Quanti interrogativi si porta dietro questo concetto. Viviamo in un universo di cui non conosciamo neanche le dimensioni, perchè trascendono la nostra umana comprensione, allora è possibile pensare che la nostra sia l’unica forma di vita?

Fatto sta che, comunque la si intenda, è un concetto radicato nel profondo. Siamo meccanicamente programmati per preservarla, se mi gettano addosso qualcosa alzo un braccio d’istinto per proteggermi, lo stesso meccanismo adotta la vita in tutti i suoi aspetti.

C’è anche chi gioca a fare Dio sulla terra con la vita degli altri, i medici e gli assassini. I primi a fin di bene per preservarla, i secondi per toglierla con la violenza, ma entrambi devono provare, con opposti principi, analoghe sensazioni.

Ci sono quelli per cui è una corsa in cui si battono per arrivare primi, ma ci sono anche coloro che fanno molta più strada rimanendo completamente fermi.

La vita traccia sentieri misteriosi, a volte toglie quando credevi di avere e a volte, improvvisamente, ti da tutto quello di cui hai bisogno. Per alcuni è una strada ripida ed in salita, piena di sassi ed erbacce, per altri un nastro liscio e scorrevole che però regala a tutti la possibilità di andare avanti.

Alcuni la collegano al gusto: forte, amaro, delicato, piccante, dolce, insomma un piatto da gustare senza soffocarsi.

Può essere solo una scatola vuota che ci è stata data affinchè la riempissimo di cose belle da ricordare ogni tanto o, viceversa, da dimenticare.

Forse è una cosa addirittura senza senso se ti guardi attorno, ma se riesci a nascondere la rabbia in un abbraccio, se riesci a trasformare le lacrime in una lezione e riesci a diventare il riferimento di chi non ha conosciuto la tenerezza, quando riesci a trasformare la tristezza in allegria e riesci a preservare la tua dignità nei momenti difficili o quando ami davvero, allora puoi trovarci il senso che forse essa ha…

Tatuaggi

Spesso ci troviamo a criticare o apprezzare chi ha voglia di marchiare la propria pelle con un segno indelebile quale quello di un tatuaggio.

I tatuaggi, non lasciano scampo a vie di mezzo, o li ami o li odi. C’è una ristretta minoranza a cui non dispiacciono ma che non se la sentono di stare ore nelle mani di una persona che sembra un fuori di testa a sua volta supertatuato che continua ad infilargli un ago nella pelle.

Poi si sa bene che, oltre al classico diamante, anche un tatuaggio è per sempre. Nel momento in cui decidi di scrivere sulla tua pelle, sai che quell’immagine ti accompagnerà fino alla fine dei tuoi giorni, diventerà una parte di te che non sarà più possibile cancellare.

Un tatuaggio è una forma molto particolare di comunicazione non verbale che però riflette un vissuto interiore. Attraversa tutta la storia e tutte le età. Fin dai tempi degli uomini delle caverne (ne aveva uno sulla schiena anche la mummia di Similaun risalente a 5.300 anni fa) sino ai giorni nostri, i tatuaggi riguardano in maggioranza i più giovani, ma sono per tutte le età. L’ultima volta che sono andato dal tatuatore ci ho trovato una signora che avrà avuto più di 60 anni, la quale voleva farsi tatuare una carpa sulla spalla. Le ho fatto i miei complimenti, e quando mi ha chiesto: “Perchè?” mi sono reso conto di essere con le spalle al muro perchè non avrei potuto venirne fuori senza una gaffe clamorosa sulla sua età…

In prigione, specie in Russia, i tatuaggi sono delle vere religioni, uniformi con tanto di gradi, un linguaggio di comunicazione tra detenuti, una vera e propria carta d’identità.

Puoi capire molte cose di una persona attraverso i suoi tatuaggi, essi sono un biglietto da visita per chi sa coglierne il significato. Colorati o in bianco e nero, giocosi ed eterei oppure ribelli e violenti, farfalle e fiori o teschi e pugnali, i tatuaggi parlano sempre di te e tradiscono il tuo inconscio.

Anche la zona da tatuare è importante, infatti c’è che sceglie la visibilità e chi preferisce nasconderlo in zone poco “accessibili”, quasi fosse un segreto da svelare a pochi intimi. La zona è importante anche per il dolore. Farsi un tattoo sulla spalla non è la stessa cosa che farselo su un fianco. Nel primo caso senti solo un pizzicorino a cui ti abitui subito, nel secondo è dolore vero e sono quelli a cui ti affezioni di più, forse perchè il dolore è un termometro dei ricordi e non lo scordi facilmente.

Un tatuaggio può diventare una promessa di amore che spesso sopravvive all’amore stesso, rimanendo a ricordare giorni felici o difficili, un ricordo che non sbiadisce e che non puoi strappare come le foto.

Importanti sono anche le dimensioni del tattoo. Le persone discrete amano le piccole cose, il disegnino sulla nuca nascosto dai capelli, il tatuaggio sul piede nascosto dalle scarpe… Poi ci sono quelli (di solito uomini) per cui il tatuaggio è una specie di prolungamento del pene, della serie “io ce l’ho grosso”…peccato che l’attributo poi si limiti al solo tatuaggio.

Un tatuaggio può anche essere eccitante, una pista da baciare sulla vuota distesa di pelle dell’altra persona, un immagine che difficilmente puoi separare dal volto della persona che lo “indossa”.

Insomma, io li adoro, ne ho 12 al momento, e ho già prenotato il prossimo: l’araba fenice che risorge dalle ceneri di un fuoco rosso vivo…ah lo faccio sul fianco…dolore….

Feste Milanchic

Mi sono trovato spesso in contesti festaioli in cui vagavo svolazzando come un’ape di fiore in fiore cercando di localizzare il gruppetto che discutesse di cose almeno un minimo interessanti.

Ah quante volte ho rivissuto questa scena in quelle feste nelle quali, se le cazzate le vendessero al chilo, sarebbe stato, ogni volta, un party di miliardari.

Di solito, a causa della cazzoneria eterea degli argomenti percepiti, passo tutto il tempo a girare col bicchiere in mano e finisce che arriva l’ora di tornare a casa che sono ciucco tradito, ho inquinato il fegato ma almeno ho salvato i neuroni.

Di solito gli argomenti variano, ma il filo conduttore è quello di poter vantare meriti personali per far colpo (o invidia) negli interlocutori, che in fondo, si sa, sono tutti della stessa pasta.

Argomenti prediletti (Top ten) nelle feste milanchic:

1) Il lavoro

2) La figa (per soli uomini)

3) la moda e lo shopping (per sole donne)

4) I viaggi

5) Il calcio (per soli uomini, con qualche, sporadica eccezione)

6) La cultura

7) Il sesso (unisex, da non confondere col n. 2)

8) La politica

9) La palestra

10) lo spetteguless

Personalmente, a parte il n. 2 ed i n. 4 e 6, tendo ad evitare gli altri come la peste ma, come sto per dirvi, gli interlocutori di queste feste, fanno scendere il latte alle ginocchia anche ai più accaniti fans dell’argomento.

Il lavoro regna sovrano nei consessi milanchiccosi…è quasi una gara a chi ce l’ha più grosso (mi riferisco al conto in banca che ne deriva, perchè nell’altro senso ci sono parecchi problemi). Sembra una specie di babele di specialisti che si ostinano a discutere ognuno con la terminologia propria del suo ambiente, così può capitare di cogliere sprazzi di conversazioni incomprensibili:

“Ma sai che ieri ho fatto quattro briefing e due call conferences su stock options da Singapore e Las Vegas, ho chiuso un paio di agreements da paura e la mia capa (di cazzo aggiungo io col pensiero, da buon pugliese) mi ha riconosciuto un bonus da sfruttare nel 2067…che figata!

Risposta dell’interlocutore che non solo non ha capito un cazzo, ma neanche gli frega nulla: “Che bomba Giangy, pensa che io, nel mio studio legale, ho partecipato all’accordo di fusione tra Alitalia ed Air France, domani devo andare a Parigi per una due diligence fondamentale per l’accordo e devo portare la borsa al mio boss”. “Ma che sballo Puccy, alla prossima dovremo festeggiare con una magnum di Crystal..offro io”. Non si vedranno mai più.

Altro gruppo “lavoro”:

“Ragazzi, io faccio trading a Piazza Affari, se avete sghei da investire, puntate sulle stock options Eni, con warrants a tre mesi e rating basso, hanno un ottimo benchmark”. Nessuno capisce una mazza, annuiscono per non fare figure di merda e poi vanno a giocare 5 euro alla ricevitoria sotto casa al superenalotto.

Le altre categorie, a titolo esemplificativo, alla prossima…

Dialogo filosofico

“Si può vivere senza certezze?”

“Si, se si è capaci di sperare. D’altronde sei in grado di nominarmi una sola cosa della cui esistenza puoi essere certo?. Mi puoi citare un solo episodio che, secondo te, sia realmente accaduto?”

“Non so…per esempio, prima, a tavola, tutti e due abbiamo mangiato una bella spigola, te la sei già dimenticata?”

“Certo che non l’ho dimenticata! Ma sei assolutamente sicuro che abbiamo mangiato davvero una spigola?”

“Perchè non dovremmo esserlo?”

“Tu, prima hai detto di credere in Dio…”

“Si, ci credo infatti”

“Immagino che il tuo Dio sia onnipotente”

“Se è Dio, è anche onnipotente, certo!”

“Ebbene…se Dio è onnipotente, non potrebbe avere creato un mondo già in funzione”?

“In che senso?”

“Il nostro mondo, il cielo, il mare, la natura, l’universo, tutto questo spettacolo che ci sta intorno, non potrebbe essere stato creato proprio in questo preciso momento? Supponiamo che tutti si sia nati proprio adesso con una memoria prememorizzata nel cervello in cui crediamo di aver vissuto”.

“In questo caso la spigola….”

“….crediamo di averla mangiata, ma in realtà non è mai esistita. E’ solo una delle tante immagini che la nostra memoria ha avuto in dotazione al momento della nascita”.

“Ma è impossibile!”

Eh no, è solo improbabile…”

Il dubbio

Di chi vi fidereste di più? Di uno che tentenna sempre o di chi sforna certezze in ogni cosa? Di chi ha assoluta convinzione in quello che dice o di chi dubita su ogni cosa? Certo, il primo ha le palle, il secondo è un insicuro.

Uno scrittore riportava, una volta, una frase divertente e sintomatica: “Solo gli imbecilli non hanno dubbi. Ne sei sicuro? Non ho alcun dubbio!”

E’ l’eterna lotta tra il punto interrogativo e quello esclamativo, laddove il primo è simbolo del bene ed il secondo del male.

Chi ha dubbi è quasi sempre una persona tollerante, disponibile al dialogo, insomma una brava persona. Se incontrate gli strenui difensori di certezze, i cavalieri dalla fede incrollabile, allora state in guardia. La fede spesso si trasforma in violenza. Non soltanto quella religiosa, ma anche quella sportiva, qualunque fede cieca. Gli integralisti religiosi, gli ultras del calcio, i brigatisti o terroristi in genere sono parte di quella razza che ritiene di essere detentrice della verità unica, come se potesse davvero esistere al mondo un’unica verità.

Il dubbio è discreto, gentile, pronto a mettere in discussione tutto se si affrontano le ragioni giuste.

L’unico inconveniente è che mi stanno venendo dei dubbi su quanto detto…

Meditate, gente, meditate…

Oggi mi è venuta voglia di fare un elogio ad una pratica che ho scoperto un pò per caso e che all’inizio mi faceva persino sentire ridicolo. Sembrava la cosa più facile del mondo ma, all’atto pratico, difficilissima da attuare: la meditazione.

Requisiti: una ventina di minuti di tempo libero ed un posto in cui star seduto senza interruzioni. Tutto qui? Si, tutto qui.

Ma quanti poi la mettono in pratica? Forse pensano che non serva a nulla e che sia da imbecilli star seduti venti minuti immobili svuotando la mente dai pensieri, alcuni pensano che sia addirittura “tempo perso”, magari sottratto al campionato di calcio o al Festival di San Remo…

Non starò a citare gli innumerevoli studi scientifici che ne hanno dimostrato l’efficacia sulla salute, al punto da inserirla nei protocolli ospedalieri, quindi mi limiterò a riferire cosa ha significato per il sottoscritto.

Credo che passiamo tutta la giornata con sguardo ed attenzione rivolta all’esterno, cercando e desiderando traguardi che non dipendono da noi e che ci portano, per ciò stesso, ad andare incontro a frequenti delusioni. Attraverso la meditazione io ho fatto amicizia con uno sconosciuto con cui ho convissuto, mio malgrado, fin dalla nascita: me stesso.

Se chiudo fuori tutto e resto con lui, scopro desideri e passioni che neanche immaginavo.

A partire da migliaia di anni fa, in oriente, fino ad arrivare ai nostri giorni, avevano compreso che questa pratica portasse indiscutibili benefici…oh sto parlando di Siddharta Gautama (il Buddha), mica di Gigi D’Alessio…quindi diciamo che un minimo di attenzione la meriterebbe.

Tornando a me, da quando ho iniziato questa pratica (ormai più di due anni) ho smesso di fumare, ho cambiato stile di vita, alimentazione, gusti musicali, approccio verso la vita in generale ed una tranquillità interiore che non mi sarei mai sognato…senza contare che sono rientrati molti dei disturbi psicosomatici di cui ho sofferto in oltre 25 anni di lavoro.

Non so dare una spiegazione, ma è un dato di fatto ed a me ha cambiato la vita in modo del tutto inconsapevole…ho fatto spazio alla mia anima ed individualità e la mia vita ha preso il verso che voleva prendere e non quello che io le stavo dando sino ad allora. Ma ero sordo e non avevo tempo per ascoltarmi…in fondo di tempo ne basta poco per ascoltare l’unica vera voce che può cambiarti la vita…

Meditate….

Ora basta coi biscotti…

No, non voglio parlare di calcio o di combine in qualsiasi altra disciplina sportiva, voglio andare controcorrente su un argomento che sembra abbia spaventato molti, e condotto molte persone a chiudere addirittura il loro blog.

Siamo in Italia, il Paese degli inciuci, il Paese in cui si appaltano viadotti alla mafia che crollano dopo una settimana perchè sono fatti di marzapane, come la casa dei tre porcellini. Il Paese in cui, se sei figlio di qualcuno che conta hai il posto, altrimenti, anche se vali davvero, devi emigrare oltreoceano. Dove si truccano le partite di calcio, e giocatori che già guadagnano milioni si vendono la partita. Dove in un ospedale puoi morire di appendicite, dove in un tribunale puoi entrare armato di pistola e fare una strage, dove sei pregiudicato ma sei in lista elettorale al senato o alla camera e i capi di partito ti difendono pure. Dove sei un emerito cretino o un troione ma hai un posto in consiglio regionale perchè sai che il tuo sponsor è papà e quindi non interessa a nessuno se non sai distinguere una pera da una mela. Il Paese dove pochi cretini tirano la carretta per una massa di parassiti che diventa sempre più numerosa. Dove si stanziano miliardi per pensioni di invalidità di ciechi che guidano macchine da decine di migliaia di euro…e potrei andare avanti ma mi fermo perchè mi viene da vomitare.

Torniamo alla legge che ha seminato il panico nella comunità di cui da poco faccio parte ma che mi ha fatto conoscere persone meravigliose con i loro pensieri e le loro esperienze che mi sento di condividere, almeno in buona parte.

Ebbene, come ho già ribadito nei commenti ad un post di un amico blogger, io non mi adeguerò a questa ennesima stupidaggine italiota. Ho fatto l’avvocato per un quarto di secolo e l’esperienza mi è servita per capire che questa stronzata non avrà nessun seguito.

Ho visto assassini restare impuniti per cavilli legali, ho visto clamorose bugie avvalorate da testimoni corrotti e compiacenti, processi prescriversi perchè nessuno aveva voglia di farli…lo ammetto, ci ho anche guadagnato da queste situazioni, ma adesso mi sono ritirato e non esercito più perchè il mio corpo e la mia anima si sono ribellati e mi hanno portato ad un punto di non ritorno.

Per cui vorrei dire a tutti coloro che hanno un blog qui su wordpress di continuare, adeguandosi, se lo ritengono, alla normativa idiota mettendo il fatidico avviso, ma di non arrendersi e chiudere perchè sarebbe una sconfitta della libera espressione.

Personalmente non farò nulla, attendo al varco eventuali reprimende a cui l’esperienza saprebbe come rispondere. Non ho paura di fare la guerra ai biscotti, ho combattuto battaglie molto peggiori, per cui questa è solo una passeggiata di salute.

Mi perdonerete lo sfogo…

Elogio della ripetizione

E’ noto a tutti l’esempio classico della goccia d’acqua che riesce a scavare anche la dura pietra. Ha solo bisogno di tempo e di una lunga ripetizione dello stesso gesto. Poi chi non si è mai reso conto di come i passaggi di viandanti ed escursionisti segnano i sentieri sulle montagne?

La ripetizione è una parte integrante dei protocolli della natura. Si potrebbe arrivare ad affermare che gran parte di ciò che esiste è frutto di una ripetizione, anche la nascita di nuove vite viene da un atto ripetuto.

Il nostro cuore batte allo stesso modo per 3.600 volte all’ora senza mai fermarsi (meno male), compiamo una media di 12 respirazioni al minuto, ed il sangue non smette mai di girare nello stesso percorso.

Tutta la nostra vita è segnata e ritmata dalla ripetizione, ci nutriamo, ci procuriamo il cibo, dormiamo, beviamo, sempre allo stesso modo per un numero infinito di volte, come è sempre stato e sempre sarà.

Ma anche il lavoro, lo sport, l’arte e la scienza hanno in comune la ripetizione di gesti che mirano a miglioramento e perfezione. Perchè la nostra attività sia fluida, potente, equilibrata ed efficace deve essere ripetuta più e più volte.

La ripetizione annoia i dilettanti, infastidisce i mediocri, innervosisce gli indecisi, ma, per coloro che amano bellezza ed armonia, la ripetizione, oltre che accrescere il talento, sviluppa la dote della pazienza, allena la tenacia, aumenta la conoscenza di sè e dei propri limiti, generando efficacia, elasticità, forza ed eleganza.

Non si impara che ripetendo. Una volta non basta mai, dalla ripetizione nasce l’esperienza, la conoscenza, la padronanza di ogni gesto e pensiero.

Come nessun albero nasce già grande o nessun uomo nasce già capace, l’eccellenza nasce con la pratica profonda. Chi si affida alla ripetizione sa che l’intuizione da sola, senza la prima, non porta lontano.

Per questo dico che bisogna insistere, sempre. Qualunque scopo ci si sia posto nella vita, non smettete mai di insistere per raggiungerlo…