scienza

Figli di dio o scimmie evolute?

Fin da quando l’essere umano è apparso sulla faccia della Terra ha cercato di porsi l’unica grande domanda che viene prima di tutte le altre: da dove veniamo?
Sino alla metà dell’800 la risposta era una ed indiscutibile: siamo stati creati da dio a sua immagine e somiglianza e quindi l’unica teoria “accessibile” era quella del creazionismo che aveva come sponsor la chiesa cattolica.
Ma, appunto a metà del diciannovesimo secolo, un biologo britannico, di nome Charles Darwin, sfruttando l’apertura culturale dell’epoca nonchè i suoi lunghi studi scientifici, giunse alla conclusione che la nostra specie sarebbe frutto di un lento processo evolutivo-adattativo che ebbe inizio milioni di anni or sono e che avrebbe portato certi ominidi scimmieschi vissuti centinaia di migliaia di anni fa ad evolversi sino ad arrivare a quelli che siamo oggi.
Ed ecco che, accanto al già citato creazionismo, si è affiancata da poco anche la teoria evoluzionistica la quale, per dirla in breve ed in modo abbastanza terra terra, afferma che dio non c’entra niente e che noi esseri umani altro non siamo che scimmie evolute.
Facile immaginare quanto la chiesa abbia osteggiato questa teoria “eretica”. Se il buon Darwin fosse vissuto ed avesse fatto le sue considerazioni un paio di secoli prima sarebbe finito senza ombra di dubbio sui milioni di barbecue organizzati nelle pubbliche piazze da quei simpaticoni in palandrana nera. Galileo e Giordano Bruno ne sapevano qualcosa. Il primo, per salvarsi le chiappe dovette abiurare, il secondo non lo fece e finì flambè.
Ebbene, al giorno d’oggi, tertium non datur, in altre parole se vogliamo sapere da dove veniamo, o crediamo che ci abbia creato qualche dio, oppure siamo scimmie moderne.
Se uno crede ciecamente alle barzellette che raccontano i simpaticoni in veste nera allora non avrà dubbi e sposerà la prima ipotesi. Atei e scienziati ovviamente sposeranno la tesi darwiniana.
Il grosso problema, se qualcuno va a fondo della questione, è quello che la teoria di Darwin fa un pò acqua da tutte le parti e questo, nel mondo scientifico, è ben risaputo.
In breve, ed è questo il fine di questo post, vorrei evidenziare solo alcune questioni che “non tornano” in base alla teoria darwiniana, ignorando del tutto la favoletta di Adamo ed Eva, del paradiso terrestre, del serpente e della mela perchè a quella ormai non crede neanche il mio gatto.
1) Dal momento dell’apparizione di “homo sapiens”, avvenuta, pare, 300.000 anni fa, l’evoluzione morfogenetica della specie homo si è arrestata ed è iniziata un’evoluzione intellettiva e culturale. Le leggi di adattamento naturali rispondono soltanto alla sopravvivenza della specie in un determinato ambiente e riguardano modificazioni fisiche (pelo, denti, lunghezza degli arti), non certo di sviluppo di una capacità estranea a questo. Se pensiamo a quale “utilità” adattativa abbia la nostra capacità di linguaggio, ecco che la teoria di Darwin non può avere una risposta valida.
2) Se deriviamo da una lenta evoluzione scimmiesca, i siti geologici e paleoantropologici dovrebbero essere pieni di queste “specie intermedie” e invece niente, in altre parole non siamo ancora riusciti a trovare l’anello mancante che ci collegherebbe, senza ombra di dubbio, alle scimmie vissute milioni di anni fa.
3) Domanda: ma se noi deriviamo dalle scimmie, come mai scimpanzè e bonobo sono rimasti tali da milioni di anni, mentre noi siamo apparsi improvvisamente e, in un periodo evoluzionisticamente ed inspiegabilmente rapido, siamo diventati quello che siamo?
4) Questione molto tecnica: il nostro patrimonio genetico è differenziato di circa l’1% da quello degli scimpanzè. Noi abbiamo 46 cromosomi, mentre i simpatici scimpanzè ne hanno 48. L’unica differenza è data dal cromosoma 2, che negli esseri umani si è misteriosamente “unificato” formandone uno molto più lungo, mentre nelle scimmie è rimasto diviso. A detta dei biologi non sembrerebbe affatto una mutazione naturale…
5) L’essere umano ha caratteristiche inadatte a qualunque ambiente naturale del pianeta terra. Non abbiamo peli sul corpo che ci proteggano, nè artigli o zanne per difesa, insomma per sopravvivere in qualunque zona del pianeta siamo costretti a vestirci, costruire armi ed abitazioni pena la morte certa. Inoltre, fattore unico tra tutte le specie, i nostri capelli crescono all’infinito e non è difficile capire come questo fattore non sembra affatto un adattamento evolutivo in quanto i capelli lunghissimi sono sicuramente una caratteristica che va contro la sopravvivenza della specie.
6) Il fattore sanguigno RH-; circa il 15% della popolazione mondiale, peraltro concentrata in particolari zone geografiche, ha il gruppo sanguigno RH-. La sigla RH sta per Rhesus, che è un tipo di scimmia, per cui l’85% della popolazione ha questa proteina sulla superficie dei globuli rossi, il che potrebbe confermare una discendenza da antenati scimmieschi, ma perchè allora non siamo tutti con fattore RH+?
7) Siamo l’unica specie che necessita di assistenza per il parto, mentre ogni altra specie animale vi provvede senza problemi ed in solitudine, oltretutto senza alcun rischio per la salute. Nell’essere umano, invece, il parto deve essere assistito e, ancora oggi, non è esente da rischi, ben consapevoli che da sempre esso ha rappresentato una delle principali cause di morte per la donna almeno sino al 19° secolo. Ma anche oggi, secondo i dati Unicef, nei Paesi in via di sviluppo, si hanno 300.000 decessi all’anno. E’ davvero strano che un momento fondamentale della vita come quello della nascita, sia un evento che può mettere a rischio la stessa continuità biologica della specie.
Di esempi ce ne sarebbero molti altri, ma, dopo queste contraddizioni lascio aperta la questione, anticipando che forse una terza teoria esiste ma ci vuole davvero grande apertura mentale per prenderla in considerazione…

Il campo vuoto

Il vuoto, che concettualmente rischia di essere scambiato per il puro nulla, nei fatti è il serbatoio di infinite possibilità (Daisetsu T. Suzuki)

Mi ha molto colpito che una delle parole più utilizzate nel nostro linguaggio comune sia praticamente un sinonimo di “Dio” senza che nessuno lo sappia.
Mi riferisco al concetto di “vuoto” che nella comune accezione sta a significare l’assenza di qualcosa in uno spazio definito.
Però, se ci riflettiamo un attimo, ci rendiamo subito conto che il concetto di vuoto, almeno qui sulla Terra, non può esistere. Se ho davanti a me un bicchiere vuoto, potrà esserlo di acqua o di qualunque altro liquido, ma sarà comunque pieno d’aria.
Già Aristotele, 2500 anni fa, affermava “natura abhorret a vacuo”, la natura rifugge il vuoto, su cui si basò la conseguente dottrina filosofica e psicologica dell’horror vacui, il terrore del vuoto.
Ma oggi, con le attuali cognizioni di fisica quantistica possiamo davvero scoprire se questo fantomatico concetto esiste davvero?
Lasciamo per un attimo il nostro pianeta con l’immaginazione e spingiamoci lontano nello spazio. Nel buio profondo dell’immensità galattica aria non c’è e nemmeno luce ma sappiamo che esso è pieno di particelle che fluttuano e che sono state scoperte poco alla volta con il passare degli anni.
Ma allora un vuoto assoluto, in cui nulla esiste è davvero possibile?
L’argomento è oggetto delle dispute più accanite da parte di scienziati e filosofi, anche perchè, se si va a fondo, si arriva a conclusioni anche inquietanti.
Oggi disponiamo di tecniche che ci consentono di “frantumare” la materia nelle sue componenti più infinitesimali, siamo arrivati ai quark, di cui sono composti i nuclei atomici ma di cosa siano fatti i quark, ad oggi, ancora non siamo in grado di scoprirlo. L’ipotesi più accreditata è quella che, come una perfetta circonferenza, ci porta dal concetto di vuoto al concetto che quest’ultimo è pieno di qualcosa…un “campo”, così lo hanno definito gli scienziati, da cui prendono forma tutte le particelle di cui è costituita la realtà che conosciamo.
Il vuoto dunque non esiste, esiste certamente questo misterioso campo, detto campo quantistico, che è l’entità fisica fondamentale. Un mezzo continuo, presente ovunque nello spazio, da cui si originano tutte le cose, anzi, per meglio dire, il campo è lo spazio stesso. Ogni particella, noi compresi, sarebbe quindi la “condensazione” locale di questo campo, semplici condensazioni di energia che vanno e vengono, si creano dal campo ed in esso alla fine si dissolvono, una specie di mare, mosso in alcuni punti, e più calmo in altri, da cui vanno e vengono onde più o meno alte che alla fine si riuniscono a quel mare che le ha generate.
Altra cosa stupefacente è il fatto che questo campo è certamente intelligente, visto cosa è riuscito a creare in tutto l’universo ed il solo pensarci fa girare la testa. Un campo intelligente, un vuoto creativo, da cui tutto nasce ed in cui tutto torna…stai a vedere che quello che comunemente chiamiamo Dio non è alla fine quel campo quantistico?
Nel lontano 1200 un poeta mistico sufi dal genio incommensurabile, Rumi, disse: “Ben oltre le idee di giusto e di sbagliato c’è un campo. Ti aspetterò laggiù”. Gli illuminati sanno cose che la gente comune non sa. Lui era un illuminato e probabilmente era proprio al campo quantistico che si riferiva…

L’effetto Dunning-Kruger

Il grande Dostoevsky affermava che “la bellezza salverà il mondo” e la sua ottimistica previsione ritengo possa essere condivisa da molti ma, come in ogni vicenda umana, vi è sempre un lato oscuro che si può riassumere nell’affermazione che “l’ignoranza e la stupidità il mondo lo stanno distruggendo”.
L’ affermare che qualcuno è stupido o ignorante è sempre da adoperare con cautela verbale ma ritengo che, restando a livello di semplice pensiero non espresso, sia l’idea più comune in assoluto che le persone provano quando hanno davanti altra gente che poco sopporta o non la pensa alla stessa maniera.
Forrest Gump semplicisticamente affermava che “stupido è chi lo stupido fa”, ma forse in pochi sanno che ignoranza (nel senso di poca istruzione) e scarsa flessibilità mentale sono direttamente proporzionali alla sovrastima che la persona ha di se stessa. Oh oh, argomento scomodo, vero? Eppure due psicologi americani, David Dunning e Justin Kruger hanno deciso di studiare questo fenomeno da un punto di vista scientifico, riscontrando evidenze empiriche che sono state riassunte appunto con il nome di “effetto Dunning-Kruger”.
In estrema sintesi, le persone meno esperte tendono a sopravvalutare le loro abilità, mentre i più esperti sono insicuri e dubitano sempre delle loro capacità.
Del resto questa evidenza era già nota da millenni, da quando cioè l’uomo forse più saggio di tutti i tempi, il filosofo greco Socrate, candidamente affermò “So di non sapere”, o quando, secoli dopo, il grande William Shakespeare sosteneva che “Il saggio sa di essere stupido; è lo stupido che crede di essere saggio”.
Per i due scienziati americani questo succede essenzialmente per due ragioni: primo, gli stupidi non sono in grado di giudicare oggettivamente se stessi (in linguaggio psicologico questa capacità si chiama “metacognizione”), secondo, non riescono a rendersi conto della superiorità delle abilità altrui. Ciò avverrebbe per l’incapacità di costoro di imparare dai propri errori.
La conferma è poi arrivata dal fatto che è stato verificato che le persone con il quoziente intellettivo più basso si ritengono più intelligenti di quanto in realtà siano.
Al contrario, quindi, i più dotati tendono a credere che ciò che fanno sia semplice e che le loro doti siano comuni.
Tutto questo, però, non deve essere visto come un modo di categorizzare le persone, perchè l’effetto Dunning-Kruger si applica a tutti, non soltanto agli “altri”. Ognuno di noi, in determinate circostanze, potrebbe non essere in grado di valutare correttamente le proprie abilità. Questo accade perchè la nostra mente tende, per natura, a confermare ciò che già conosce e rifiutare tutto il resto.
Le persone incompetenti, nelle strategie che adottano per ottenere successo e soddisfazione, sono schiacciate dunque da un doppio peso: non solo giungono a conclusioni errate e fanno scelte sciagurate, ma la loro stessa incompetenza gli impedisce di rendersene conto. Al contrario, loro hanno l’impressione di cavarsela alla grande.
Per chi volesse approfondire l’argomento, consiglio la lettura del libro di Antonio Sgobba, giovane giornalista italiano, dal titolo “Il paradosso dell’ignoranza, da Socrate a Google”.
L’unico rimedio a questa situazione, che appare molto pericolosa anche all’atto pratico, nei molteplici settori della vita quotidiana, è quello di mantenere la mente aperta perchè abbiamo sempre qualcosa da apprendere dagli altri, bambini ed animali compresi, anzi forse sono queste due ultime e snobbate categorie ad essere i nostri più grandi maestri.

Il mistero della Forza

Sollevare un libro è la stessa cosa che sollevare un elefante? Questione di punti di vista, chiunque direbbe “ma ovviamente no! Che razza di domanda stupida è?”

Bè, per il saggio maestro Yoda la questione è diversa, non c’è differenza tra le due cose, la differenza è nella nostra mente e quindi suggerisce al “novizio” Luke di “disimparare tutto quello che ha imparato finora” perchè l’elefante è troppo “grande” rispetto al libro. Il segreto non sta nelle dimensioni ma nella “Forza” e se ti allei con essa, ben presto scoprirai che “un potente alleato essa è”, per usare le stesse parole del maestro Yoda.

Ma cos’è questa entità misteriosa? Uso ancora le parole di Yoda: “La vita essa crea ed accresce, la sua energia ci circonda e ci lega. Illuminati noi siamo e non questa materia grezza (il corpo n.d.r.). Tu devi sentire la forza intorno a te, qui, tra te, me, l’albero, la pietra, dovunque…”

Ok, sono partito da una citazione hollywoodiana ma l’argomento non è così leggero come può sembrare perchè io sono convinto che questa forza esista, solo che non sappiamo come riconoscerla ed utilizzarla.

Chi ha saldi principi religiosi monoteisti la chiama Dio, Allah, o in qualunque modo le sue credenze lo abbiano condizionato.
Gli scienziati lo chiamano “campo di forza” o campo di Higgs, quel campo alla base di tutto da cui si formano tutte le particelle che compongono la materia e che non siamo in grado di misurare ma sappiamo che c’è.
Uno psicanalista austriaco di nome Wilhelm Reich, nella prima metà del 900 la chiamò “energia orgonica”, l’energia di cui sarebbe pervaso l’Universo e che egli credette addirittura di poter misurare.
Le discipline orientali ne fanno un fondamento della loro esistenza, il “Chi” dei cinesi, il “Ki” dei giapponesi, il “Prana” degli induisti.

Insomma chiamatela come più vi piace ma pare che siano tutti d’accordo sul fatto che esista, lo si dice da millenni e lo si dirà per millenni, perchè Yoda viene dal futuro…

Comunque la chiamiate, voi riuscite a sentirla?

Altri misteri dell’Universo

Bentornati nell’angolo delle scienze misteriose, in quella parte di universo che ancora ci manca, noi poveri illusi che crediamo di aver compreso tutto, anche come va la vita e soprattutto cosa essa sia.
Ci ha mai sfiorato il pensiero che stiamo giocando ad un gioco di cui non conosciamo assolutamente le regole? Tutto ciò che sappiamo è che siamo tutti seduti a quel tavolo di gioco e facciamo mosse insulse. Pensate a cosa succederebbe ad un giocatore di poker che si sedesse ad un tavolo senza conoscere le regole. In ballo c’è una posta importante ma noi non sappiamo giocare ed improvvisiamo, facendo le mosse sulla base di quello che crediamo di aver capito. Se la maggior parte dell’umanità sta perdendo la sua partita vuol dire che non ci ha capito molto.
E’ innegabile che noi viviamo la nostra vita in base alla materia che ci circonda, che possiamo toccare, in altre parole in base a quella che definiamo “realtà”.
Se poi andiamo ad approfondire gli elementi di cui questa realtà è costituita ecco che iniziano a venir fuori cose assurde a cui è difficile credere, ma a nessuno sembra importare molto perchè è quasi impossibile comprendere.
Sapevate che gli atomi di cui è costituita quella “realtà” sono fatti al 99,99% di vuoto? Sapete che se togliessimo tutto quello spazio vuoto tra il nucleo e gli elettroni che ruotano intorno, tutti i 7 miliardi di abitanti sulla terra avrebbero le dimensioni di una palla da tennis?
E questa sarebbe la realtà, la materia che conosciamo o crediamo di conoscere? Ma c’è di più e qui la cosa si complica un pò.
Quella materia “solida”, quella “realtà” con cui abbiamo a che fare rappresenta meno del 4% dell’universo, il restante 96% non sappiamo cosa sia. E’ la somma di energia oscura più materia oscura, laddove il termine “oscuro” sta a significare che è totalmente invisibile ma c’è, solo che non sappiamo come è fatta, a che serve e quali sono le sue interazioni sulla nostra misera parte di materia “reale”.
Pare che sia ovunque, ci circonda, e forse, come affermano alcuni scienziati come Lisa Randall, costituisce una realtà parallela dove agiscono altri tipi di forze fondamentali diverse da quelle che conosciamo e che non possiamo percepire con i mezzi attualmente a nostra disposizione. Vi sembrerò matto ma queste cose davvero mi affascinano e mi sconvolgono, non riesco ad ignorarle perchè riguardano ciò di cui siamo fatti.
Lungi dall’aver trattato l’argomento, il fine ultimo di questi concetti è sempre lo stesso: stimolare riflessioni o curiosità, porsi domande, laddove l’unica cosa più enorme della materia oscura è la nostra misera, immensa ignoranza.

Antimateria

Ormai avrete capito che la fisica mi appassiona, quindi vi “ammorbo” con un altro grande mistero con cui gli scienziati oggi non riescono a raccapezzarsi.
La mia passione per questa astrusa materia deriva dal fatto che le sue leggi, comprese solo in minima parte, ma quasi tutte ancora nascoste, abbiano una profonda influenza sulla nostra vita, sia biologica, sia, soprattutto spirituale, perché filosofia e religione si pongono domande (a cui non sanno minimamente rispondere), ma quelle risposte devono esserci da qualche parte perché sono convinto che se sei in grado di pensare una domanda, da qualche parte deve esserci la risposta corrispondente, altrimenti la domanda neanche si porrebbe.
Ebbene, io credo che quelle risposte siano nelle leggi fisiche, in tutti quei misteri che la nostra limitata mente non riesce a spiegare.
Uno di questi è legato alla comprovata esistenza del fenomeno dell’antimateria.
Cerco di spiegare brevemente di che si tratta. Tutto il mondo che conosciamo e di cui facciamo parte, compresi i nostri corpi, è fatto di materia, cioè di atomi che hanno particelle con una determinata carica elettrica: positiva i protoni, negativa gli elettroni (i neutroni non contano, perché come dice il loro stesso nome, sono “neutri”, cioè non hanno carica elettrica).
Ma esistono particelle “opposte” che hanno carica elettrica contraria, quindi elettroni con carica positiva (positroni) e protoni con carica negativa (antiprotoni). Lo sappiamo perché usiamo queste particelle quotidianamente in alcuni ambiti, specie quello medico, laddove esiste un esame diagnostico che si chiama PET, cioè tomografia ad emissione di positroni che è importantissima per la diagnosi di molte malattie.
Creare antimateria stabilmente però è difficilissimo, se non quasi impossibile, perché quando una particella di una certa carica viene in contatto con quella di carica opposta si “annichila”, cioè si distruggono a vicenda liberando una quantità enorme di energia. Ricordate il film (o il libro) “Angeli e demoni” di Dan Brown? Si parla di un ordigno esplosivo (ipotetico) a base di antimateria che, con una quantità infinitesimale di questa sostanza, sarebbe in grado di distruggere un’area vastissima.
L’antimateria è una realtà ma è l’esatto opposto alla nostra.
Dopo il Big Bang e la nascita dell’Universo si sarebbe prodotta una quantità uguale di materia e di antimateria che, per la legge suddetta, avrebbe dovuto distruggersi ed annullarsi.
Così non è stato, e, per qualche misteriosa ragione, la materia, così come la conosciamo, ha avuto il sopravvento, per cui il mondo conosciuto è fatto solo di materia, mentre l’antimateria è scomparsa dalla scena. Almeno dalla scena che conosciamo.
E se così non fosse? Se l’antimateria fosse ancora presente da qualche altra parte nell’Universo?
Alcuni scienziati affermano che, da qualche parte nell’Universo infinito, l’antimateria abbia sviluppato una realtà uguale ed opposta alla nostra, di modo che esisterebbe un pianeta Terra (antiterra) con una realtà speculare, per cui potrebbe esserci qui un “me” di materia ed un “me”, da qualche altra parte, di antimateria. Se ci incontrassimo ci distruggeremmo a vicenda. Ma, in fondo, non è quello che molti di noi fanno già in questa realtà, cioè distruggersi?
Il tutto si intreccia con la teoria degli universi paralleli, ma mi fermo qui per non incasinare troppo le cose e diventare noioso…

Ayahuasca

Questo è il seguito al mio precedente post sulla ghiandola pineale e sulla sostanza da essa prodotta, la DMT, visto che molti si sono incuriositi.
La Dimetiltriptamina, ribattezzata dal ricercatore americano Rick Strassman, “la molecola dello spirito”, è quindi già prodotta dal nostro cervello e viene secreta in grandi quantità al momento della nascita, della morte e durante il sonno.
Ma noi produciamo anche un enzima che si chiama Mono Amino Ossidasi (MAO) che disattiva la DMT prodotta e quindi ci impedisce di sperimentarne gli effetti. E’ come se avessimo uno strano blocco fisiologico naturale.
Ebbene, sin da 2.500 anni fa, le popolazioni indigene del Sudamerica hanno individuato due piante nella foresta amazzonica, la liana di ayahuasca (Banisteriopsis Caapi) e la foglia di Chakruna (Psychotria viridis). La seconda contiene il principio attivo della DMT, la prima, che è l’ingrediente più importante, disattiva l’enzima MAO e quindi lascia che la DMT dispieghi in pieno i suoi effetti che altrimenti sarebbero bloccati, evento che, come ho già detto, avviene quotidianamente, in dosi diverse, nel nostro corpo durante la notte, visto che la DMT è prodotta dalla nostra ghiandola pineale.
La prima questione strana è come abbiano fatto gli antichi indios dell’Amazzonia a scoprire, tra centinaia di migliaia di di specie vegetali della giungla, l’esatta combinazione di due piante in grado di produrre gli effetti dell’ayahuasca! Questo, ad oggi, resta un mistero.
L’assunzione di questo preparato non è cosa da poco, va fatta sotto la supervisione di un Ayahuasquero esperto perchè non è come fumare una canna. Possono succedere cose incredibili per cui è una cerimonia di gruppo che va effettuata con un esperto “guardiano”.
Ognuno ha esperienze differenti con questa sostanza, del resto chi ha letto i libri di Carlos Castaneda sa che gli antichi sciamani erano in possesso di tecniche di viaggi mentali, con altre sostanze simili, come il peyote e la mescalina, che nessuno ha mai compreso.
Sta di fatto che per alcuni l’esperienza è al livello di guarigione fisica, per altri ha a che fare con la sfera emozionale. In ogni caso pare che sia un’esperienza che lascia un segno profondo in chi l’ha fatta. Si aprirebbero le porte della percezione e ci sarebbe un processo di “purificazione”, effetto descritto anche dal grande scrittore Aldous Huxley.
L’ayahuasca non ha proprietà curative riconosciute ma l’effetto che dispiega attraverso i meccanismi cerebrali ha indotto profondi cambiamenti in tutti coloro che l’hanno sperimentata.
Un aspetto molto importante di tutto ciò è il fatto che l’ayahuasca è perfettamente legale. Certo non troverete questo antichissimo preparato sugli scaffali del supermercato e neanche in giro da canali più loschi ma, persino in Italia, Paese notoriamente repressivo in fatto di stupefacenti, non si è potuto fare a meno di riconoscere che si tratta di sostanza naturale non vietata dalla legge. La DMT è considerata illecita, infatti è presente nell’elenco legislativo delle “droghe” proibite, l’ayahuasca no. Dal momento che la DMT è prodotta dal nostro cervello naturalmente, tutti sappiano che nascondiamo in testa un pericoloso spacciatore.
Sugli effetti è difficile descriverli, se date un’occhiata in rete potrete trovare le esperienze più disparate e particolari, nessuna uguale all’altra, ma tutte segnate da un mutamento profondo delle persone che l’hanno assunta.
Esiste un libro interamente dedicato a questa sostanza, opera di un giornalista americano, considerato uno dei più grandi esperti (occidentali) di ayahuasca al mondo, la cui immagine di copertina è in cima a questo post… se cercate un libro interessante da leggere per la prossima estate, ve lo consiglio.

La ghiandola pineale

Abbiamo un piccolo organo, proprio al centro del nostro cervello, che non abbiamo ancora capito bene a cosa serva. O meglio, forse qualcuno lo ha capito ma non vuole che si sappia.
Ebbene, questa piccola ghiandola, a forma di pigna (da qui l’origine del suo nome), scientificamente nota come epifisi, delle dimensioni di una lenticchia, produce una sostanza nota come DMT (dimetiltriptamina) che è una sostanza in grado di provocare viaggi extradimensionali ed extratemporali. Però il nostro corpo produce anche un enzima in grado di annullare l’effetto di questa sostanza, per cui non ci rendiamo neanche conto di averla. Mi chiedo cosa succederebbe se fosse libera… un mezzo esiste e chi l’ha provato ha raccontato cose sconvolgenti. Ne riparlerò.
Inoltre, la nostra alimentazione e l’uso di sostanze spacciate per utili, portano alla calcificazione di questo piccolo organo che è molto coinvolto nei sogni che facciamo ogni notte.
La sostanza killer della ghiandola pineale è il fluoro, che è uno dei principali additivi nelle bevande gassate, negli zuccheri raffinati ed in quasi tutti i dentifrici. Durante lo stato di veglia si attiva il processo di degrado, favorito dallo smodato uso delle suddette sostanze, mentre nel sonno e durante la meditazione, essa si “decalcifica” e riprende a funzionare.
La simbologia legata a questo piccolo organo sconosciuto è stata evidenziata da numerose immagini, anche nella chiesa cattolica, laddove è presente nel “cortile della pigna” a Roma e persino sul bastone pastorale del Papa (ferula), ma non lo sa nessuno.
Perchè? Che significa quel simbolo?
Cartesio era convinto che la pineale fosse la sede della coscienza e gli scienziati hanno scoperto che è l’unico organo da cui viene prodotta la melatonina, ormone fondamentale che regola il ritmo circadiano sonno-veglia, che regola gli ormoni ed il sistema immunitario. In più accresce la produzione di energia fisica, aumenta la sopportazione alla fatica ed è antiossidante.
Gli spiritualisti e gli sciamani affermano che sia la sede del “terzo occhio”, l’intuito che rende “sveglio” un individuo e gli dona capacità percettive.
Le sostanze che ci propinano (acqua fluorata negli acquedotti, fluoro ovunque e cibi e bevande) pare abbiano il fine di rimbambire le masse, proprio atrofizzando la ghiandola pineale.
Nessuno, in ambito scientifico, ha prestato attenzione a quest’organo misterioso, giudicato addirittura superfluo ma che così non è. Non abbiamo organi superflui.
Non sarà che questa minuscola ghiandola è la chiave tra il mondo fisico e quello spirituale che tanto stiamo cercando?

Il primato tra i primati

Riprendo un tema che ho già affrontato poco tempo fa.
Ricordo che sin dai tempi della scuola media, nell’ora di scienze, ci veniva insegnato che i nostri antenati erano primati, in altre parole che la nostra specie deriva dall’evoluzione di quegli animali che oggi conosciamo come scimmie. Ricordo anche che, nella nostra innocente cattiveria di ragazzini, a supporto di questa tesi ci fosse anche l’aspetto fisico della nostra vecchia insegnante di scienze, che ricordo si chiamasse Mariuccia e che noi, crudelmente avevamo ribattezzato “Uccia” non per abbreviare il suo nome di battesimo ma quello riferito alla bertuccia che, come si sa, è un primate.
Ricordo ancora l’immagine sul libro con una fila di esseri che partivano da sinistra con una scimmia brutta, curva e pelosa, poi via via un bipede sempre più eretto sino ad arrivare all’ultima figura a destra che sembrava Brad Pitt con la ceretta. Una notevole evoluzione anche di barbieri ed estetiste.
Vi dirò che, a parte la maestra Uccia, a questa storia non ho mai creduto. Certo, in giro si vedeva qualcuno che faceva vacillare le mie certezze, ma ogni tanto mi guardavo allo specchio e dicevo che non era possibile, e poi neanche mi piacevano le banane e le noccioline, quindi…
Oggi non ho cambiato per niente idea ed ho aumentato la mia certezza sulla base di qualche considerazione che vi elenco semplicemente senza addentrarmi altrimenti questo post finisce che lo legge solo qualche discendente di Charles Darwin.
1) Se fosse vero, visto il perenne mutamento della natura, l’evoluzione sarebbe ancora in atto e quindi noi homo sapiens sapiens non saremmo il top dell’evoluzione, il suo punto di arrivo, come è stato detto, ma solo un’altra bestia che gli esseri che abiteranno questo pianeta tra qualche milione di anni guarderanno con orrore sui loro dispositivi didattici (dubito esisteranno ancora i libri, e me ne dispiace). Insomma questa teoria dell’antropocentrismo non mi convince affatto.
2) La seconda è più scientifica che logica: Analizzando il DNA dei fossili di primati vissuti milioni di anni fa e confrontandolo con quelle odierne, si è scoperto che è praticamente identico. In altre parole l’orango di oggi è lo stesso di quello vissuto nella preistoria. Ma allora perchè tutte le scimmie non si sono “evolute”? Perchè alcune sono rimaste tali e quali ed altre avrebbero dato origine ad una specie così diversa?
3) La terza considerazione, che ho appreso di recente e mi ha molto sorpreso, è relativa al nostro gruppo sanguigno. Avete presente le lettere RH con segno più o meno che precedono o seguono il gruppo di appartenenza? Ebbene quelle lettere stanno per “fattore Rhesus”, laddove il rhesus è una specie di scimmia. Una buona parte di noi presenta, sui suoi globuli rossi, questo fattore (quindi sarà RH +) e potrebbe essere un indizio a favore della nostra discendenza scimmiesca, ma altri, il 15% della popolazione, sono RH – e vuol dire che quell’antigene non lo hanno e quindi non hanno nessun nesso genetico coi nostri amici primati. Come la mettiamo?
Vi lascio fare le vostre considerazioni… l’unica cosa di cui posso essere certo è il fatto che la professoressa Uccia era RH +

Lo scienziato

Mi chiamo Julius e nella vita ho studiato ed appreso tanto, spinto da una sete di conoscenza che mi ha sempre tormentato, ho letto innumerevoli libri, ho cercato di carpire i misteriosi segreti dell’Universo, ma oggi, all’età di 60 anni e con tre candidature al premio Nobel, dopo tutto ciò per cui ho vissuto, posso dire che al mondo non esiste una biblioteca così vasta che possa insegnarti l’esperienza più di un solo errore che commetti.
Ho sempre amato la vita ed ho creduto che la scienza dovesse essere al servizio di quest’ultima, ho creduto anche che i segreti che l’Universo celava, e di cui io e pochi altri avevamo le chiavi, avrebbero alleviato le sofferenze dell’umanità ma mi sbagliavo.
Gli uomini sono ciechi e crudeli e, per i loro fini egoistici, non esitano a distruggere i loro simili, siano essi dei singoli o milioni di persone, questo dipende dalla quantità di potere di cui dispongono.
Ho amato la ricerca ma ho conosciuto il peccato, volevo essere vita ma sono diventato morte, il distruttore dei mondi.
Avrei potuto ricevere infiniti allori se non avessi avuto una coscienza ma ce l’ho e sono l’unico con cui ci debbo fare i conti, gli altri che ne sanno? Non è colpa mia se non ce l’hanno.
Ho scoperto che una cosa invisibile come l’atomo può avere un’energia tale da salvare il mondo… ebbene ce l’ha ma può anche distruggerlo. Sta a noi la scelta. Evolvere o allinearsi coi barbari delle prime età.
Ora che sono arrivato alla fine della mia vita non so se chiedere scusa o chiedermi perchè mi è stato dato questo “dono”.
Forse, come tutti geni di passaggio su questa terra, sono stato frainteso.

Medicina quantistica

Visto che l’argomento ha interessato qualcuno di voi, stavolta voglio fare un passo avanti e parlare brevemente dell’applicazione di quegli strani principi in un settore che riguarda la nostra realtà più dura, e cioè la salute, il suo mantenimento o il suo recupero quando viene meno.
Oggi la medicina tradizionale è basata su una rigida differenziazione delle zone del nostro corpo. Per cui si sono sviluppate specializzazioni che sono a compartimenti stagni, cardiologia, gastroenterologia, neurologia…e potrei andare avanti a lungo. Ma questo lo sapete già. Se avete problemi di cuore andate dal cardiologo perché crediamo che lui sia uno specialista di quell’organo. Però nessun medico bada al paziente inteso come persona, come unità unica ed irripetibile. Si occupa del suo organo ammalato come un meccanico farebbe con lo spinterogeno, il carburatore o con la coppa dell’olio.
Io credo che non funzioni così, altrimenti perché certi farmaci su alcuni funzionano e su altri no? E come mai le persone guariscono anche gli viene somministrata una soluzione inerte (effetto placebo)?. Certo la medicina ha fatto passi da gigante negli ultimi decenni ma questo è stato dovuto ad una medicina “sintomatica”, e poco “curativa”. In altre parole si sono cercati rimedi chimici tesi a soffocare i sintomi, quasi mai a cercare le cause che li hanno generati.
Eh già, se si agisse sulle cause il paziente guarirebbe, mentre se si opera sui sintomi, il povero sventurato resta dipendente dai farmaci come un tossico dalla droga e questo è esattamente quello che le potentissime multinazionali farmaceutiche vogliono. Un paziente guarito non crea guadagno, uno a cui curi solo i sintomi, soffocandoli, avrà sempre bisogno di te e della tua robaccia chimica quando inevitabilmente si ripresenteranno. Esattamente come un drogato con lo spacciatore. Nessuna differenza. L’unica differenza è che gli spacciatori sono fuorilegge e se li beccano vanno in galera, questi qui sono al potere a livello di governi mondiali e sono le persone più ricche del mondo.
La Medicina Quantistica è una branca della medicina estremamente nuova e in continuo divenire in cui gli studi pionieristici di scienziati e medici convergono verso la messa a punto di nuovi strumenti diagnostici e terapeutici.
Al fondamento di questa nuova visione c’è un approccio che mette l’essere umano al centro della sua visione di mente, corpo, spirito ed emozioni, basandosi sui campi elettromagnetici (vibrazioni) su cui è fondata la materia vivente, sulla base delle teorie di Einstein.
Attraverso queste nuove conoscenze è necessario guardare ai sistemi di comunicazione e regolazione del corpo in un modo diverso e molto meno meccanicistico e semplicistico. In altre parole la malattia, lungi dall’essere un accidente casuale, non sarebbe altro che uno squilibrio di frequenze della cellula che, in quel dato organismo, per un certo organo, non “risuona” più all’unisono con la totalità delle altre cellule di quel corpo.
Ognuno di noi ha un suo campo elettrico e magnetico, una sua vibrazione che va ristabilita se si vuole guarire, avendo attenzione ad una visione di insieme e non più del singolo organo, come erroneamente fa la medicina tradizionale.
Se un fegato, un rene, una gamba presentano dei problemi non va isolato l’organo ma va considerato il paziente nel suo insieme, altrimenti non ne verremo mai a capo.
Solitamente, invece, la maggior parte dei medici, che risente di un gap scientifico notevole rispetto alle cognizioni odierne della ricerca (in pratica non capisce un cazzo), obietta che questo tipo di approccio non è razionale e non poggia su solide basi dimostrate. Eppure, per fare un esempio forse sconosciuto ai più, la risonanza magnetica nucleare, utilizzata grandemente in diagnostica, è basata proprio su un principio fisico di risonanza applicato agli atomi di idrogeno che compongono i tessuti corporei.
La medicina quantistica non è invasiva e si avvale di apparecchiature che nessun medico tradizionale oggi conosce. Siamo ancora a livelli pionieristici ma i risultati finora sono sbalorditivi.
Il discorso sarebbe molto lungo e complesso ma si capisce che un simile approccio va a pestare i piedi alla più grande e potente lobby mondiale: Big Pharma, le case farmaceutiche che, in caso di successo di un simile approccio terapeutico fallirebbero in poco tempo.
Nessuno ne parla, se non in circoli ristretti e selettivi…adesso sapete perché.

Il potere della mente

La nostra mente è forse il più grande mistero dell’intero Universo. In quei pochi etti di materia cerebrale è nascosto uno dei più grandi enigmi irrisolti che, al punto in cui siamo arrivati oggi con le nostre conoscenze scientifiche, non riusciamo ancora a comprendere.
La coscienza, la consapevolezza, i sentimenti non hanno una risposta scientifica che può esprimersi in formule come la composizione del sale o dell’acqua. Sono qualcosa che ancora ci sfugge ma che tuttavia ci ha permesso di progredire fino al punto in cui siamo, mescolando questo difficile cammino tra bene e male.
C’è chi afferma che la fisica quantistica non è ancora stata compresa appieno solo perchè nessuno è mai riuscito ad inserire nelle complesse equazioni il fattore X della coscienza, quella coscienza che, come ha dimostrato il principio assodato della doppia fenditura, influenza la realtà osservata.
Non riusciamo a dare un valore determinato alla coscienza perchè ancora non sappiamo davvero cosa sia nè da dove provenga. Ma è quella che ci permette di pensare, di amare, di comprendere, di inventare, di creare una splendida opera d’arte o una meravigliosa poesia oppure di ferire e far del male a seconda che le tinte di quella stessa coscienza siano chiare o scure.
Ma pensiamo un attimo a questi poteri in maniera concreta e non in un modo “new age”. Esiste un fenomeno di cui si parla molto poco ma che manda in crisi tutta la medicina tradizionale ed è la croce delle potenti case farmaceutiche: l’effetto placebo.
Potremmo definirlo come la misura di tutti quei cambiamenti benefici, fisici e psicologici, causati dalle aspettative consce o inconsce di guarigione di una persona, a prescindere dall’intervento di qualsiasi farmaco.
In altre parole, se un paziente “crede” fermamente nella validità di una terapia, questa funzionerà e lo guarirà a prescindere da cosa gli verrà somministrato, se il farmaco vero oppure una miscela di banale acqua e zucchero, appunto il placebo. L’opposto di questa medaglia è il cd. effetto “nocebo”, la convinzione che se qualcosa credi ti faccia male, allora ti farà male davvero.
Ma come è possibile tutto questo? Pensate che hanno provato ad intervenire chirurgicamente sui pazienti, semplicemente addormentandoli e facendo un semplice taglio superficiale senza intervenire. Ebbene la quasi totalità dei pazienti ha iniziato a guarire e stare meglio, convinta di aver subito un intervento chirurgico risolutivo che invece non è avvenuto affatto.
Questo effetto “misterioso” ma reale fa vacillare il fondamento della stessa medicina moderna.
E qui subentra quel grande mistero irrisolto che è la nostra mente, capace di miracoli grandiosi. In uno dei miei post precedenti ho brevemente descritto che la stessa scienza (di cui la medicina si vanta di far parte), ha dimostrato, senza ombra di dubbio, che l’osservatore (cioè l’essere umano) influenza la realtà fenomenica che osserva. Se consideriamo queste due affermazioni (il placebo e le scoperte scientifiche della fisica) è dimostrato che noi possiamo modificare la nostra realtà, nel bene come nel male.
Ma se davvero fosse così facile, perchè non riusciamo ad essere tutti in salute e a vivere la vita che vorremmo?
Forse perchè l’essere umano, la “macchina” più complessa conosciuta, è l’unica senza un “libretto di istruzioni”. Persino i pupazzetti dell’uovo Kinder hanno le istruzioni (per i più deficienti), noi invece no. Ci troviamo a maneggiare un’arma potenzialmente letale (il nostro cervello) senza sapere minimamente come funziona. Oggi sappiamo cosa è in grado di fare ma non sappiamo come farglielo fare… io la trovo una cosa terribile, un vero e proprio tormento.
Può guarirci, o, viceversa, farci ammalare, può creare cose meravigliose, gestisce la chimica del nostro corpo, ci fa innamorare ed incazzare, ci fa essere felici o depressi, un’altalena di sensazioni che quesi sempre non riusciamo a governare. Per cui noi siamo in balia della nostra mente quando invece dovrebbe essere l’esatto contrario e lei dovrebbe essere al nostro servizio.
Chi ha voglia di avventurarsi in questo misterioso territorio sappia che esistono dei “trucchi” per governare tutto questo, ma magari ne parleremo in un prossimo post…