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Requiem per il calcio

Volevo esprimere una considerazione sullo sport, ed in particolare sul calcio, che qui in Italia, ha praticamente superato, in numero di fan e guerre nell’arena con tanto di morti, la vecchia religione cattolica, ormai relegata ad una roba per vecchietti che sperano, in zona cesarini, di guadagnarsi un posto in paradiso dopo tutte le minchiate che hanno combinato qui sulla terra. Mi viene da ridere alla faccia che faranno quando scopriranno che non c’è proprio nulla di quello che gli hanno raccontato per una vita. I preti sono come Vanna Marchi, tu gli fai l’offerta in denaro e loro ti garantiscono un posto in paradiso… più offri e più puoi prenotare una nuvola vista Eden, insomma una bella truffa.
Ma la pretaglia ormai è in disgrazia, governa un pò sulle anime misere ed ignoranti, ma di concreto e temporale non ha più un cazzo, se non un mezzo chilometro quadrato al centro di Roma che certo vale parecchio e pare stiano pensando di vendere alla Carrefour per farci un mega centro commerciale così il Papa & co. se ne vanno tutti ai Caraibi in meritata pensione dopo duemila anni di (dis)onorata carriera.
Gli sport “minori” mantengono, in parte, quello spirito di sana competizione che parte dall’antica Grecia, quando chi veniva incoronato vincitore aveva una corona di alloro che garantiva la trasmissione del suo nome ai posteri. Soldi un cazzo, magari un vitello arrosto.
Oggi se ti nasce un figlio e vuoi investire su di lui, mica penserai di farlo iscrivere a lettere, filosofia o fisica all’università, vero? Così mi muore di fame, povera creatura. Gli regali un pallone e la maglietta della squadra per cui tifi tu e stai a vedere se riesce a fare tre palleggi di seguito.
Se non ci riesce ti deprimi e lo mandi a lavorare subito in fonderia, porta a casa i soldi e non pensare a rincorrere sogni stupidi.
Il calcio oggi è quanto di più devastante ci sia sportivamente, è un business gigantesco che sfrutta la minchionaggine di milioni di persone decerebrate che si puniscono, si sacrificano, si svenano e si deprimono e piangono di sofferenza se la loro squadra perde una partita… figuriamoci obiettivi più alti.
Ragazzini che guadagnano miliardi che vengono venduti come al mercato delle vacche, allenatori che vengono osannati non si capisce per aver fatto cosa, libri scritti in testa alle classifiche, giornalisti strapagati in trasmissioni televisive che parlano del nulla cosmico… a me sembra che siano tutti matti.
Ma la dimostrazione più eclatante della morte del calcio la stiamo avendo in questi ultimi due anni quando sono venuti a fare la spesa qui da noi i cinesi. Inter e Milan, due delle squadre storiche in Italia, ormai sono di proprietà loro e vedi in tribuna questi uomini d’affari orientali attoniti che sorridono appunto come cinesi, che neanche capiscono a che cazzo di gioco si sta giocando, ignorano le regole se non quelle del potenziale profitto economico miliardario ai danni di quella marea di coglioni che urla e si sbraccia per uno spettacolo che non ha più niente di sportivo.
Ridatemi Gigi Riva e quei calciatori che credevano in una maglia senza arricchirsi… oppure pagate e gridate coi cinesi: Fozza Inda!