Month: luglio 2017

Comunicazione inconscia

A volte capita di percepire la presenza di persone che comunicano, senza volerlo, qualcosa di importante anche senza che le conosciate, anche se le vedete per la prima volta, anche se non sapete affatto chi sono, perchè misteriosamente stimolano la vostra curiosità, da come si muovono, dagli sguardi che hanno, che non sono adatti a quelle persone con cui si accompagnano in quel momento, perchè c’è un velo di insoddisfazione che voi percepite e quegli altri no. Semplicemente non sono nel contesto adatto a loro. Sanno fingere abilmente e col sorriso, perchè sono forti, sanno che nella vita ci può essere di più di quello che stanno vivendo, ma si vivono il momento e va bene così.
Si capisce che forse sono prigioniere di una situazione che non hanno cercato ma che si fanno andar bene perchè hanno abbastanza forza per reagire ed aspettare che qualcuno, arrivato chissà come e chissà da dove, colga quel velato disagio, comprenda quell’invisibile messaggio. Quelle persone si guardano sempre attorno, al contrario di altre che si mostrano soddisfatte o rassegnate, con un sorriso triste rivolto verso il basso.
Sono messaggi inconsapevoli che trascendono i normali canali di comunicazione, ma se si impara a coglierli si può dialogare anche con un sorriso, per far capire di aver capito. Può finire lì oppure no, non ha molta importanza, il destino farà la sua parte.
Sono cose rare e sono le conoscenze teoricamente più profonde, che generano curiosità reciproca, perchè il linguaggio verbale non è la principale fonte di comunicazione, anzi.
A parte le persone profondamente innamorate e perciò già “connesse”, quel linguaggio senza parole risulta sconosciuto a chi non ha le “antenne” per captare una trasmissione che forse viene da una dimensione che non ci è ancora nota ma che esiste e che può rivelare sempre piacevoli sorprese per il futuro.

Pubblicità regresso

Premetto che da molto tempo ho smesso di guardare la TV, che reputo un mezzo inutile e dannoso finalizzato esclusivamente a rendere stupidi miliardi di persone più di quanto già non lo siano di loro.
Certo non è un’affermazione assoluta, nel senso che qualche grande evento sportivo come i tornei dello Slam di tennis o grandi incontri di boxe li guardo ancora e quando si ha a che fare con quell’arnese diabolico non si può sfuggire a quello stalking demenziale che è la pubblicità.
Tralasciando “l’inquinamento da sponsor” di ogni programma e l’inquietante fenomeno dei messaggi subliminali, volevo fare qualche riflessione sulla pubblicità più classica, quella degli spot che fracassano i marroni ogni dieci minuti ai poveri telespettatori.
Che sia TV di stato, privata o a pagamento, gli spot televisivi, in questa epoca di degrado, sono diventati messaggi di una stupidità tale che ti vien voglia di redigere un quadernetto di quelle aziende per porti l’obiettivo di non acquistare mai i loro prodotti. Ne guadagnerai in termini economici e di salute.
A parte il fatto che, per definizione, la pubblicità deve “imbrogliosamente” osannare articoli inutili (altrimenti non ce ne sarebbe bisogno), fate caso prima di tutto a cosa si riferiscono.
Uno spot su due o su tre è di automobili, che non è proprio una merce che uno acquista ogni settimana, seguono farmaci o parafarmaci o vitaminici che non servono a un cazzo e tendono a convincerti che sei malato quando sei perfettamente sano, poi, a seguire, scommesse on line, detersivi, würstel ed altri veleni di cibi pronti o surgelati, patatine fritte, bibite gassate, profumi con testimonial che cuccano come pazzi (e te credo), telefonini, shampoo antiforfora, assicurazioni, calze e mutande, lustracessi e compagnie telefoniche.
Tutta robaccia inutile, espressione del livello di follia schizofrenica di gente che vuole solo venderti ciarpame dannoso indorando il suo messaggio con il piacione, il calciatore o la figa di turno strapagati che mai useranno quegli stessi prodotti. Sono lì per arricchire se stessi e prendere te per il culo.
Si sa perfettamente che quello che fa vendere molti di questi prodotti è solo il loro status symbol, il sentirsi superiori, diversi, staccati dalla massa, ostentando qualcosa che ci renderà particolari, come se chi non ha questi autentici insulti alla ragione fosse un fallito, uno che non ha capito nulla della vita. Del resto, tutto il sistema della attuale crescita si basa sull’inutile, il dannoso, il superfluo, sull’ostentazione.
Con questa forza irresistibile supportata da una pubblicità ossessiva e costosissima, il sistema compra le menti e i voleri delle persone deboli. Torniamo a dire no. Ciò che è inutile e di cui non ho bisogno, io non lo compro. Abbiamo bisogno di aria e acqua pulita, di cibo sano, di relazioni sane, di energia pulita, di un tetto sopra la testa; non ho bisogno di quasi tutto quello che mi proponete e non lo compro. Che crolli il PIL, che chiudano fabbriche inquinanti e che la gente lavori a cose più sane, serie e soprattutto utili.