sogni

Imagine…

E’ il titolo di una delle più belle e visionarie canzoni mai scritte e probabilmente, proprio per questo, ha avuto un successo che pochi altri brani musicali possono vantare.
Il grande John Lennon ha voluto lanciare un messaggio forte con quella canzone; il suo testo era avanti di secoli sullo stato dell’umanità. Semplice e complicato allo stesso tempo.
Purtroppo quasi tutti probabilmente si sono fermati alla musicalità della sua opera, ammantata dalla fama infinita che il suo autore poteva vantare, ma il suo messaggio era rivolto molto più in profondità.
Immaginare che non esistano più paradisi ed inferni, che tutti possano vivere l’attimo presente, che le religioni ed i confini tra le nazioni scompaiano…
Visionario, certo, ma anche illuminato perchè è questo a cui il genere umano deve aspirare ma sembra così facile da dire e così difficile da attuare.
Io ci aggiungerei anche qualcosa d’altro che in pratica impedisce la realizzazione del desiderio dell’ex Beatle.

La sfida, la competizione tra le persone si è riflessa anche sul piano sportivo, scolastico, lavorativo, quindi immagina se allo stadio non andasse più nessuno a vedere uno spettacolo che, se uno ci pensa bene, è davvero demenziale.

Immagina se nessuno pagasse più l’abbonamento alle pay tv che trasmettono il calcio. Sarebbero costrette ad adeguare i programmi alle rinnovate esigenze delle persone che, ci si augura, saranno un pò più elevate.

Immagina se a votare alle elezioni non ci andasse più nessuno. I politici non sarebbero più eletti e si dovrebbe cambiare tutto il sistema. Magari ne viene fuori qualcosa di buono, perchè tanto peggio di così sarebbe davvero impossibile.

Immagina se tutti si mettessero a leggere i classici della letteratura invece che le biografie di rapper e calciatori…si svilupperebbe una consapevolezza ed una compassione incredibile e la vita di tutti cambierebbe in meglio.

Immagina se tutti lavorassero di meno. Siamo una società ipertecnologica che però non è riuscita a delegare alle macchine nemmeno un minuto del nostro lavoro, anzi lo ha persino aumentato e non si capisce come sia potuto succedere.

Immagina se tutte le persone si svegliassero davvero…

Il circo della luna piena

Questa è la favola del circo della luna piena, uno spettacolo fantasmagorico con numeri di artisti ed animali che provenivano da ogni pianeta della galassia, esibendo abilità così particolari da lasciare a bocca aperta tutti quei fortunati spettatori che avevano la possibilità di procurarsi un biglietto.
Infatti al “full moon circus” non poteva accedere chiunque, perchè non si svolgeva nella realtà ma soltanto nei sogni ed il biglietto di ingresso non poteva essere acquistato in denaro da nessuna parte ma veniva offerto in sogno da un personaggio strano che si faceva chiamare Keter, il quale sceglieva, a suo insindacabile giudizio, ogni essere che meritava di assistere alle meraviglie spettacolari del circo della luna piena.
Lo spettacolo si svolgeva ogni 29 giorni ed una volta raggiunta la capienza prevista con coloro che erano stati prescelti, Keter, che aveva il ruolo di presentatore, organizzatore e si diceva anche che fosse l’assoluto signore del circo, appariva nei loro sogni vestito con un abito blu trapuntato di stelle argentate con un cilindro in testa che emanava fiamme rosso fuoco e recitava ad ognuno frasi in rima del tipo “non lasciare che la tua vita sia un circo, a questo spettacolo sei stato invitato e qui nessuno è mai stato ammaestrato. Ecco qui il tuo biglietto, non dirlo a nessuno e tienilo stretto”.
Ed ecco che nello spazio enorme del tendone, tra odori galattici e spettatori variopinti ma meritevoli, aveva luogo lo spettacolo degli spettacoli, introdotto da Keter che, al centro di un occhio di bue di luce, esordiva sempre con le stesse parole: “siete svegli o state sognando? questo è lo show del come e del quando. Il come lo decidiamo noi, se adesso o dopo lo decidete voi. Non ci son trucchi nè cose obbrobriose, aprite la mente, persone meravigliose… che lo spettacolo abbia inizio…”
Il circolo di intensa luce proiettato sulla rilucente figura di Keter andava quindi restringendosi poco alla volta come un’eclissi, sino a diventare un raggio puntiforme che si rifletteva sulla stella argentata più grande che era cucita sul taschino del suo strano abito, all’altezza del cuore, sino a scomparire del tutto, lasciando il tendone del circo per qualche attimo in un buio silenzioso un pò irreale, al punto che gli spettatori, affascinati da quella presentazione spettacolare, in attesa di ciò che sarebbe venuto dopo, trattenevano il respiro per tutta la durata dell’assenza di ogni luce e rumore.
Lentamente come si era assopita, la luce iniziava a tornare tramite l’accensione dei fari del tendone a strisce gialle e blu, uno alla volta, emettendo uno schiocco che faceva roteare le teste degli spettatori da una parte e dall’altra come se stessero assistendo ad una partita di tennis.
Quando tutte le luci furono accese, voci e risate iniziarono a riempire il vuoto del tendone che faceva da cassa acustica, ma ben presto furono sovrastate da una musica che sembrava la colonna sonora di una di quelle vecchie filastrocche per bambini…paraponziponzipà.
Dalle tende sul fondo fece il suo roboante ingresso un coloratissimo clown che così si presentò: “Saluti a voi, grandi e piccini, io sono Tabby, re pagliaccio, col mio sorriso le lacrime scaccio, ma sempre una resterà sul mio volto, solo a memoria di ciò che mi han tolto. E’ questo un sogno, oppur la realtà? Lasciate i pensieri e chi vorrà, scoprirà”.
Il clown Tabby era altissimo, più di tre metri, ma non per il solito trucco dei trampoli, perchè riusciva a piegare le ginocchia, quindi doveva essere un abitante di un pianeta dove quella era l’altezza normale.
Tabby suonava anche un lucentissimo trombone con l’apertura verso l’alto, da cui sparava fuori, insieme alla musica, palle colorate che faceva cadere, con precisione incredibile, nella parte posteriore dei suoi lunghissimi pantaloni a fantasia scozzese, tirando l’elastico ogni volta che la palla ricadeva, senza mai fallire. Le persone lo guardavano incantate, perchè sembrava che il flusso delle palle che uscivano dal trombone fosse ininterrotto e si alimentasse da quello che ricadeva nei pantaloni del clown come l’acqua di una fontana.
Dall’apertura sul fondo usci, ad una velocità incredibile, un cavallino bianco delle dimensioni che sulla Terra poteva avere un cane di taglia media che si infilò tra le lunghe gambe di Tabby facendolo rovinare a terra, e le risate del pubblico sembrarono un boato che in quel momento sovrastò la musica. A quel punto fece il suo ingresso un esserino così piccolo che nessuno notò sino a quando montò in sella al piccolo cavallo e, con in mano un megafono, piccolo ma molto potente, iniziò a fare svariati giri della pista rotonda sollevando minuscole nubi di segatura, così cantando: “sono Golìa ma non sono un gigante, di cose belle ne ho viste tante, il mio amico Tabby sembra così grande, ma l’apparenza inganna e l’ho lasciato in mutande. Non giudicare mai dall’altezza ma solo dagli occhi e dalla dolcezza”.
I numeri si susseguirono con animali che a molti risultarono sconosciuti per forme e dimensioni, ma in nessuna esibizione furono allestite gabbie ed apparvero domatori con fruste e cerchi infuocati, ed alla fine dello spettacolo, che aveva letteralmente mandato in visibilio i fortunati spettatori, facendo loro dimenticare completamente ogni loro preoccupazione, ecco riapparire al centro della pista Keter con il suo abito trapuntato di stelle che fece il suo annuncio finale al centro dell’occhio di bue: “Gente dell’alto, amici del basso, lo spettacolo continua, restate al passo. Vi sveglierete nelle vostre realtà, ma il vero è lì oppure sta qua? Non smetteremo mai di sognare e sognatori ancora invitare, al nostro spettacolo che fa volare, perchè se anche da sveglio non sogni, rimarrai schiavo di falsi bisogni. Or tra le stelle Keter vi saluta, ogni occasione non è mai perduta, perchè se un sogno si deve avverare nessuna stella lo può fermare. Alza il tuo sguardo e guarda il tuo centro, sembra sia fuori invece sta dentro.”
Ancora una volta la luce si andò restringendo sempre di più, finendo col brillare sulla solita stella dell’abito di Keter e quando si spense del tutto, gli spettatori si ritrovarono nel buio dei loro occhi addormentati mentre li riaprivano lentamente alla luce della loro vita di tutti i giorni.
Molti di loro, al risveglio, credettero di aver sognato, inconsapevoli del fatto che tante altre persone, in luoghi differenti, si stavano risvegliando come loro, avendo nei ricordi esattamente lo stesso sogno.

La sognerìa

Sul pianeta di Notturnia, nella distante costellazione della pantera, non lontano da un grande buco nero mangiatutto, le continue tempeste di polvere oscuravano la luce della stella che, attraverso il suo calore, rendeva comunque possibile la vita sul pianeta.
I notturniani vivevano quindi in una costante situazione di oscurità e le loro giornate erano dunque scandite più dal sonno che dallo stato di veglia, il quale durava la minima parte della giornata.
Anche per questo motivo la qualità del sonno su Notturnia era considerata molto importante e la ricerca scientifica aveva sviluppato svariati prodotti per consentire ai notturniani sogni sereni, felici e persino soleggiati.
Ma ecco che all’improvviso quelli che fino a quel momento erano stati sogni sereni, iniziarono a diventare terribili incubi e questa trasformazione della qualità dei sogni ben presto divenne un’epidemia che si diffuse su tutto il pianeta.
Gli integratori onirici, persino il potentissimo ganjadream, vendibile solo su prescrizione medica, anche se presi a dosi massicce, non davano più gli effetti desiderati, anzi amplificavano la cattiva qualità dei sogni e ben presto la situazione divenne critica in quanto la vita sociale stessa stava pericolosamente sgretolandosi a causa di questo inspiegabile fenomeno.
In molti si interrogavano sulla causa di questa sciagura ma a questo punto erano più importanti i rimedi. Certo, se non si capivano le cause del problema sarebbe stato difficile trovare un rimedio. Secoli addietro la medicina tradizionale lavorava esclusivamente sui sintomi senza porsi il problema delle cause ad aveva miseramente fallito. Quindi si era giunti alla decisione che la due cose erano inestricabilmente associate anche in quello specifico problema.
Da parte del governo si decise quindi di fare delle analisi a campione su ogni strato della società dei notturniani per cercare di capire se qualcosa fosse cambiato nelle loro abitudini mentali che inevitabilmente si ripercuotevano su quelle fisiche.
Gli scienziati di Notturnia scoprirono quindi un particolare collegamento tra l’aumento delle ambizioni in stato di veglia e quelle nello stato onirico, laddove la coscienza nel primo caso era guidata dalla mente e nel secondo caso dal cuore e dall’anima.
Si giunse alla conclusione che in qualche modo il pianeta stava regredendo ad uno stato in cui il benessere immediato stava prevalendo sulla parte più importante della vita su Notturnia, quella dei sogni, in cui era nascosta la vera felicità di tutti. Si prediligeva l’appagamento fisico ed il sogno stava perdendo la sua importanza.
Dal momento che non si riuscivano a trovare soluzioni concrete, alcune sedicenti menti illuminate si ingegnarono per porre rimedio ad una situazione che rischiava di degenerare pericolosamente nella fine della razza notturniana.
Ci fu chi propose nuove tasse sui beni di lusso da svegli e riduzione delle imposte sui beni onirici, chi invece propose una lobotomizzazione di massa con inserimento forzato di chip contenenti programmi video demenziali per indurre il sonno della ragione, chi ancora suggerì, come le correnti religiose, di sanzionare il sesso da svegli come peccaminoso mentre in sogno si poteva fare di tutto con chiunque…ma nessuna di queste soluzioni sembrava funzionare.
Fu così che un giovane scienziato scoprì una formula rivoluzionaria che calcolava l’algoritmo dell’amore e, applicandola ai notturniani, si accorse che il problema risiedeva proprio nel calo improvviso di questo sentimento che, se assente, lasciava il posto a tutte quelle altre sensazioni in contrasto con esso che impedivano la qualità e la quantità del sonno. Del resto era risaputo che odio, invidie e risentimento influiscono ovunque sulla qualità del sonno e dei sogni.
Egli cercò invano di convincere le istituzioni che aveva trovato la causa del problema che stava provocando la distruzione del pianeta, in fondo amore e compassione erano impossibili da creare o infondere in qualche maniera e poi non erano economicamente produttivi come la maggior parte degli inutili beni di consumo che, in base alla teoria del giovane scienziato, davano solo una contentezza apparente ed effimera sottraendo la ricerca di quell’amore vero la cui mancanza adesso si faceva sentire in tutta la sua drammaticità.
Di concerto con un suo vecchio amico, il giovane scienziato volle a tutti i costi trovare una soluzione al problema ed i due si ingegnarono per creare qualcosa che potesse dimostrare una inversione di tendenza.
Fu così che decisero di prendere in affitto un ampio locale in cui ricreare tutte le caratteristiche che potessero favorire una situazione di amore e benessere in coloro i quali decidevano di trascorrervi parte del loro tempo libero.
Dipinsero il posto con tinte di colori rilassanti, in giro c’erano cuccioli di animali, in sottofondo si poteva ascoltare musica classica soffusa, in ogni ambiente si bruciavano incensi dai profumi inebrianti, alle pareti vi erano dipinti dai temi e colori rilassanti, le persone presenti erano tutte sorridenti e ben disposte ad ascoltare e condividere, c’erano sale per la lettura di classici e poesie, su tutti i tavoli presenti si potevano gustare bevande salutari e dissetanti e frutta fresca, vi erano sale per meditare, per guardarsi negli occhi senza il bisogno di dirsi nulla, si potevano scambiare amuleti portafortuna, insomma era un oasi come non ce n’erano uguali al mondo.
Al piano di sopra c’erano stanze con letti comodi su cui finalmente si poteva cercare di prendere sonno in modo da recuperare i sogni perduti.
Lo scienziato ed il suo amico ribattezzarono questo posto idilliaco “la sogneria” .
E proprio qui successe il miracolo…tutti quelli che frequentavano la sogneria ripresero incredibilmente a fare sonni sereni ed a riappropriarsi dei ritmi normali che la vita da svegli gli aveva fatto perdere. Lo scienziato aveva dimostrato in questo modo che la sua teoria era esatta. Quell’ambiente aveva ridestato l’amore e la compassione tra le persone ed aveva guarito il loro stato. Il vero problema era la vita così come la società l’aveva imposta, sopprimere la vera natura ed i desideri in nome del denaro e degli effimeri beni di consumo aveva fatto perdere ai notturniani il loro bene più prezioso…
Ma era comunque stata creata la prima sogneria ed altre sarebbero venute poco alla volta, perchè la vera natura umana può addormentarsi anche per secoli ma alla fine i killer dei sogni verranno comunque sconfitti…

La ghiandola pineale

Abbiamo un piccolo organo, proprio al centro del nostro cervello, che non abbiamo ancora capito bene a cosa serva. O meglio, forse qualcuno lo ha capito ma non vuole che si sappia.
Ebbene, questa piccola ghiandola, a forma di pigna (da qui l’origine del suo nome), scientificamente nota come epifisi, delle dimensioni di una lenticchia, produce una sostanza nota come DMT (dimetiltriptamina) che è una sostanza in grado di provocare viaggi extradimensionali ed extratemporali. Però il nostro corpo produce anche un enzima in grado di annullare l’effetto di questa sostanza, per cui non ci rendiamo neanche conto di averla. Mi chiedo cosa succederebbe se fosse libera… un mezzo esiste e chi l’ha provato ha raccontato cose sconvolgenti. Ne riparlerò.
Inoltre, la nostra alimentazione e l’uso di sostanze spacciate per utili, portano alla calcificazione di questo piccolo organo che è molto coinvolto nei sogni che facciamo ogni notte.
La sostanza killer della ghiandola pineale è il fluoro, che è uno dei principali additivi nelle bevande gassate, negli zuccheri raffinati ed in quasi tutti i dentifrici. Durante lo stato di veglia si attiva il processo di degrado, favorito dallo smodato uso delle suddette sostanze, mentre nel sonno e durante la meditazione, essa si “decalcifica” e riprende a funzionare.
La simbologia legata a questo piccolo organo sconosciuto è stata evidenziata da numerose immagini, anche nella chiesa cattolica, laddove è presente nel “cortile della pigna” a Roma e persino sul bastone pastorale del Papa (ferula), ma non lo sa nessuno.
Perchè? Che significa quel simbolo?
Cartesio era convinto che la pineale fosse la sede della coscienza e gli scienziati hanno scoperto che è l’unico organo da cui viene prodotta la melatonina, ormone fondamentale che regola il ritmo circadiano sonno-veglia, che regola gli ormoni ed il sistema immunitario. In più accresce la produzione di energia fisica, aumenta la sopportazione alla fatica ed è antiossidante.
Gli spiritualisti e gli sciamani affermano che sia la sede del “terzo occhio”, l’intuito che rende “sveglio” un individuo e gli dona capacità percettive.
Le sostanze che ci propinano (acqua fluorata negli acquedotti, fluoro ovunque e cibi e bevande) pare abbiano il fine di rimbambire le masse, proprio atrofizzando la ghiandola pineale.
Nessuno, in ambito scientifico, ha prestato attenzione a quest’organo misterioso, giudicato addirittura superfluo ma che così non è. Non abbiamo organi superflui.
Non sarà che questa minuscola ghiandola è la chiave tra il mondo fisico e quello spirituale che tanto stiamo cercando?

Vorrei tornare bambino

Vorrei tornare bambino ma non è una questione nostalgica e di rimpianto, non è un voler tornare indietro nel tempo per essere più giovane e ricominciare, sto bene così come sono e non rinnego nulla di ciò che ho fatto.
Ma quando ero bambino il mondo era più semplice, era un mondo perfetto. Bè, in effetti non lo era ma io lo vedevo così e mi sembrava di dominarlo quel mondo. Mi nascondevo sotto il tavolo convinto che non mi vedessero, avevo protezione da chi mi voleva bene davvero, mi svegliavo euforico la mattina con la curiosità di scoprire le novità della giornata e le novità di un bambino sono inversamente proporzionali alle preoccupazioni di un adulto al mattino. Il timore ha preso il posto della curiosità.
Se qualcosa andava storto potevo simulare un mal di pancia o di denti e ricevere affetto incondizionato, perchè mi credevano anche se palesemente mentivo. Adesso non mi credono più neanche se dico la verità e questo è un bel casino.
Vorrei tornare bambino perchè il Natale contava qualcosa, lo aspettavo un anno intero coi suoi regali, invece quando arriva adesso mi intristisco e non vedo l’ora che passi coi suoi bidoni.
Vorrei tornare bambino perchè mi stupivo per tutto, ogni cosa era nuova, credevo alle persone ed a tutto ciò che mi dicevano, perchè se erano più grandi di me (e non ci voleva molto) portavo loro rispetto e credevo che avrebbero costruito per me un mondo migliore, ma mi sbagliavo.
Vorrei tornare bambino perchè avevo amici che credevano che saremmo stati amici per sempre e non ci saremmo mai ingannati, regalandoci figurine che per noi erano tutto ed era la più grande manifestazione di affetto che potesse esistere. Oggi, a parte alcuni di loro, mi sono rimaste solo le figurine.
Vorrei tornare bambino perchè un lunedì era un giorno come gli altri ed il venerdì non significava nulla.
Vorrei tornare bambino per sbucciarmi le ginocchia cadendo dalla bicicletta o giocando a pallone perchè erano ferite che guarivano in fretta, quasi delle medaglie che sfoggiavi con orgoglio a dimostrazione di un coraggio infantile che nell’ambiente significava molto, più di un capo firmato. Le ferite dei grandi non sanguinano ma neanche si rimarginano così facilmente e te le porti appresso nascondendole perchè sono una debolezza di cui ti vergogni.
Vorrei tornare bambino perchè non c’era una stagione adatta per mangiare un gelato, mentre adesso il gelato in inverno non va più di moda.
Vorrei tornare bambino per avere la libertà di porre domande stupide a chiunque e la risposta in fondo non mi interessava, mentre adesso le domande stupide ce le poniamo tra adulti e ci aspettiamo risposte intelligenti che spesso non comprendiamo.
Vorrei tornare bambino per giocare di nuovo a nascondino per non farmi trovare, mentre adesso per non farmi trovare devo raccontare bugie senza contare sino a dieci.
Vorrei tornare bambino perchè avevo voglia di crescere e di imparare ed il tempo era mio amico, oggi la voglia è rimasta ma ho perso un altro amico.
Vorrei tornare bambino per godermi ogni singolo istante della vita presente senza pensare al passato perchè è troppo poco o al futuro perchè è troppo…

AAA cercansi sognatori

Non vorrei sembrare monotematico sul tema ma in questo periodo va così.
Ho la sensazione continua che mi sto perdendo qualcosa. Ti svegli al mattino e ti senti quasi in trappola perchè sai che non potrai fare durante la giornata appena iniziata tutto ciò che vorresti fare. Non mi riferisco ai sogni comuni di ricchezza e cazzate tipo lampada di Aladino nel senso di trovare una Ferrari sotto casa o roba del genere. No, è qualcosa di più sottile, si tratta di fili invisibili e subdoli che ti legano ad una routine massificata che ti porta al lavoro, al supermercato, in posta e, se ti va bene, a qualche festa dove parlerai di cose stupide con gente stupida.
Sarò pessimista ma non ce la posso fare a continuare a solcare queste praterie deserte che tutti chiamano “vita”.
Io amo la vita, forse le chiedo un pò troppo e lei, poverina, si rende conto che non può darmi di più perchè mi reputa ingordo, non mi accontento di quel poco che offre e sento la sua voce sottile che mi sussurra: “ma come mai non ti accontenti come fanno tutti?”
Vorrei risponderle che lei può dare molto di più, che forse si è impigrita a furia di accontentare desideri banali, come un mago a cui chiedono di far apparire una colomba dal cilindro, perchè la vita può compiere davvero magie se sappiamo risvegliarla.
Sotto la cenere di ognuno di noi cova un fuoco che non aspetta altro di essere alimentato, per liberare le fiamme di una passione che caratterizza l’anima di tutti, solo che noi non alimentiamo più quel fuoco e lui si è quasi spento.
E qui nasce quella lotta senza quartiere tra noi e la nostra anima che vuole emergere e farci essere ciò che siamo invece che dei nomi con un ruolo ed un solco stabilito alla nascita.
Ed è proprio quel solco che ad ogni risveglio mi sta stretto, perchè vorrei conoscere qualcuno che sappia parlare col cuore e con gli occhi invece di incontrare ovunque persone che ti chiedono “come va?” quando è ovvio che non gliene frega un cazzo. Chiedo troppo?
Lo so, così si vive male. Aspettare una luce in un tunnel è forse un’utopia ma sono un sognatore e voglio credere che alla fine di quel tunnel la luce ci sia e, come diceva John Lennon “you may say I’m dreamer, but I’m not the only one”.
AAA cercansi sognatori, so che non ce ne sono molti ma io non perdo la speranza e continuo a cercare perchè accontentarsi del “meno peggio” non è mai stata la mia filosofia.
C’è un filosofo contemporaneo che si chiama Igor Sibaldi (non so se qualcuno ne ha mai sentito parlare), lui parla di una caratteristica di questo periodo che si chiama “speciazione”. Questo concetto mi ha molto affascinato e credo sia una verità sottile che sta segnando un periodo particolare per poche persone…
Il futuro è tutto da scoprire anche se il presente non ci piace…

La bellezza dei sogni

Sembrerebbe che in una vita media passiamo più di sette anni sognando. Quindi per sette anni della nostra vita viviamo in un altro mondo, onirico, fatto di mistero, in cui tutto è possibile, in cui abbiamo la possibilità di ritrovare chi non è più in questa vita, di compiere gesti impossibili, di fermare il tempo, di visitare mondi nuovi e di emozionarci a tal punto che a volte gli effetti di un sogno sono visibili al risveglio…
Passiamo molto più tempo sognando che in vacanza, entriamo in contatto con persone sconosciute ma che ci sembrano stranamente familiari anche se sappiamo di non averle mai viste, viviamo esperienze a volte piacevoli, altre volte meno, come se fosse una specie di vita nella vita.
Un filosofo cinese del 400 a.c., Chang Tzu, disse una volta: “Figlioli, questa notte ho sognato di essere una farfalla: ora io non so se ero allora un uomo che sognava d’essere farfalla, o se io sono ora una farfalla, che sogna di essere uomo. So che l’una o l’altra risposta sono parimenti logiche. Vi prego di meditare molto prima di scandalizzarvi.”
E se dalle pieghe più nascoste della notte si affacciassero davvero le più profonde verità?
La maggior parte di noi non da nessuna importanza ai sogni ed alla ripresa della vita “normale” essi restano un vago ricordo che sbiadisce ed a cui non si pensa più. E se invece fossero più importanti di quanto non si pensi?
Questo universo, al pari della nostra mente, ha una logica che non abbiamo ancora capito ed infatti come ci è sconosciuto il 95% circa dell’Universo, così ci sono del tutto sconosciuti i nostri sogni. Paradossalmente abbiamo capito più dell’immenso Universo che di noi stessi.
Eppure fior di menti eccelse, nel corso dei millenni, hanno cercato di far luce su questo insondabile mistero, a partire dagli egizi 2000 anni prima di Cristo sino ad arrivare a Sigmund Freud e Carl Gustav Jung, sia pure con diverse visioni.
Credo che oggi si possa arrivare a pensare che esiste un mondo diverso, appartenente più allo spirito che alla fredda ragione, che in sogno ci parli e ci guidi con un linguaggio spesso troppo misterioso.
Mentre siamo addormentati i nostri limitati sensi si quietano e dall’inconscio emerge qualcosa che parla il linguaggio dell’anima, portando alla luce certe passioni e desideri, paradisi perduti, richiami struggenti e persone dimenticate nelle pieghe di vecchi ricordi.
Troppo spesso tendiamo a bollare come “senza senso” tutto ciò che non comprendiamo ed è già tanto se riportiamo a qualcuno che ci è vicino la solita frase “stanotte ho fatto un sogno assurdo”.
Ma siamo poi così sicuri che l’unica risposta possibile sia quella razionale? Siamo così certi che non ci sia una risposta alternativa che sia dettata dal cuore o dall’anima che parlano con un alfabeto che siamo così limitati da non aver ancora compreso? E se fosse una richiesta dell’anima di una libertà che le è più consona?
La verità è che non siamo ancora pronti a certe cose, intuiamo che ci deve essere qualcosa di più, ma non riuscendo a capire cosa, si fa prima ad archiviare i sogni tra le cose “senza senso”.

Il mio sogno…

Riprendo brevemente l’argomento del mio ultimo post per chiarire un punto lasciato in sospeso: il sogno della scorsa notte che mi ha fatto riflettere sul loro significato a volte oscuro ed inspiegabile.

Mi trovo in una stanza con una persona che non conosco e stiamo parlando, lui dice che quello in cui ci troviamo è il posto giusto per fare affari…non ricordo di aver replicato ma ho guardato fuori dalla finestra, il cielo era azzurro e di fronte a me c’era una torre con una cupola nera con in cima una piccola bandiera ed un grande orologio, anch’esso nero, al centro. Sono stato a guardarlo per un pò poi sono andato via…ricordo distintamente che sul muro c’era scritto “Novi Sad”.

La mia ignoranza geografica, stamattina al risveglio, mi ha fatto credere che Novi Sad fosse una città russa, invece…vado su Google e mi documento…è la capitale di una regione della Serbia che si chiama Voivodina ed è sulle rive del Danubio.

Ovviamente non la conosco nè ci sono mai stato, nè tantomeno conosco qualcuno che sia di laggiù, ma quando ho visto il luogo caratteristico della città sono rimasto a bocca aperta…l’Old Tower clock che vedete nella foto…era esattamente quella torre che ho fissato dalla finestra nel mio sogno, uguale nei minimi particolari…

Io non riesco proprio a dare una spiegazione…

I sogni

Il sogno di stanotte mi ha proprio lasciato interdetto…se volete, in un altro post ve lo racconto…sarei curioso di sapere i commenti…

I sogni sono un argomento che ha sempre affascinato gli uomini, una caratteristica che ci accomuna tutti quanti ed a cui, dopo millenni, non sappiamo affatto dare una spiegazione.

Non solo, ma non sappiamo neanche cosa siano queste rappresentazioni della nostra mente, che, mentre siamo addormentati, viene lasciata libera di vagare in luoghi più o meno conosciuti, con persone anch’esse più o meno conosciute, vive o già morte e dove le leggi della fisica, lo spazio ed il tempo sembrano sovvertire ogni regola così come la conosciamo.

Eminenti scienziati come Sigmund Freud, grandi filosofi o gente comune ha cercato di dare una spiegazione razionale, c’è chi ha associato i numeri ai sogni, chi ha cercato di vedere un certo grado di premonizione del futuro prossimo o venturo, ma sta di fatto che il sogno è una “realtà” di cui non conosciamo nulla. Si, una realtà perchè in quei momenti siamo noi e la nostra mente, in un modo non molto diverso dalla vita “consapevole”, il protagonista non cambia, cambiano solo le regole dello scenario. In un sogno puoi essere vecchio o bambino, puoi volare o camminare sull’acqua, puoi fare un picnic con qualcuno che non è più su questa terra, puoi cavalcare un drago o combattere la guerra delle Termopili…non c’è limite a quello che puoi fare in sogno e sei sempre tu.

Mi chiedo cosa succeda alla nostra mente quando dormiamo, quando è lasciata libera di vagare senza le limitanti convinzioni della vita da “svegli”, tenendo anche conto che rappresentano quasi un terzo della nostra intera esistenza. Non possono essere “inutili”.

Le teorie sono tante e non so dire quale può essere quella esatta, forse nessuna, e quindi i sogni restano ancora oggi uno dei misteri irrisolti della nostra vita. Abbiamo messo piede sulla luna, abbiamo mandato sonde in giro per l’intera galassia ma ancora non sappiamo dove va la mente quando dormiamo nel letto di casa nostra…