Day: 12 aprile 2015

Storia zen

C’era una volta un contadino cinese il cui cavallo era scappato. Tutti i vicini quella sera stessa si recarono da lui per esprimergli il loro dispiacere: “siamo così addolorati di sentire che il tuo cavallo è fuggito. E’ una cosa terribile”. Il contadino rispose: “Forse.” Il giorno successivo il cavallo tornò portandosi dietro sette cavalli selvaggi, e quella sera tutti i vicini tornarono e dissero: “Ma che fortuna! Guarda come sono cambiate le cose. Ora hai otto cavalli!” Il contadino disse: “Forse.” Il giorno dopo suo figlio cercò di domare uno di quei cavalli per cavalcarlo, ma venne disarcionato e si ruppe una gamba, al che tutti esclamarono:“Oh, poveraccio. Questa e’ una vera disdetta” ma ancora una volta il contadino commentò: “Forse.” Il giorno seguente il consiglio di leva si presentò per arruolare gli uomini nell’esercito, e il figlio venne lasciato a casa per via della gamba rotta. Ancora una volta i vicini si fecero intorno per commentare: ”Non è fantastico?” ma di nuovo il contadino disse: “Forse.”

Calzini bianchi

Di recente ho visto un tale in un locale vestito in maniera sportiva ed elegante che sfoggiava un paio di calzini bianchi corti. Ho notato gli sguardi delle persone, sul disgustato andante, che sorridevano, additandolo come si potrebbe fare con una scimmia allo zoo…di contro notavo anche quel suo menefreghismo compiaciuto nello sfoggiare qualcosa di cui era consapevole che non fosse proprio rispondente alle mode del giorno.

Non so se lo avesse fatto per puro istinto di trasgressione oppure perchè gli piacevano davvero, ma la sua naturalezza ha provocato in me un moto di simpatia per quell’uomo che aveva “osato” sfidare la moda pecorona del momento con consapevolezza e scelta.

Ho riflettuto. Se lo fa lui, viene additato come un troglodita ignorante, se lo avesse fatto l’avvocato Agnelli o l’attore di turno allora avrebbe fatto moda e tutte le pecore nel giro di qualche mese avrebbero sfoggiato orgogliosi un bel paio di calzini bianchi corti…

Il fantamegamarket

Sabato mattina mi svegliai di soprassalto come se mi fossi ridestato da un incubo. Avevo cullato il sogno di un sabato mattina tranquillo dedicato all’ozio completo, dopo una settimana molto dura ed invece…mi toccava accompagnare mia moglie al centro commerciale per la megaspesa, l’attività più odiata dagli italiani (uomini coniugati).

Ho sempre detestato i centri commerciali, quei megamarket che sembrano dei veri e propri templi eretti al consumismo inutile. Ok, l’uomo deve pur nutrirsi ma se quei supermercati si fossero limitati a vendere quello che era davvero indispensabile (e salutare) per la sopravvivenza di un essere umano, sarebbe bastato un locale grande quanto il cesso di casa mia. Infatti mi trovai a pensare con nostalgia a neanche tanto tempo fa quando quei mostri neanche esistevano e mia madre andava a fare la spesa dal piccolo salumaio di fronte e dal fruttivendolo accanto che conoscevano tutti e da cui avevi persino la possibilità di aprire una linea di credito da saldare quando volevi. Bella comodità…e poi in dieci minuti avevi finito, attraversavi la strada ed eri già a casa…

Del resto non mi ricordo mancasse nulla in tavola neanche allora, nelle occasioni speciali quali i pranzi di Natale o i compleanni, c’era ogni ben di dio che aveva anche un gusto diverso, più forte e genuino di quelli di adesso. Certi sapori li ricordo ancora se faccio mente locale, mentre l’arrosto di ieri sera, avendo avuto la fortuna che non mi fosse rimasto sullo stomaco, non me lo ricordavo neppure.

Allora perchè fare code chilometriche e spendere una fortuna per roba inutile? Mah…misteri del progresso…

Malvolentieri mi metto in macchina con mia moglie accanto, diretti al Fantamegamarket “Le torri”, distante 25 chilometri per poi sorbirmi una coda anche per il parcheggio degna di un concerto degli U2.

Mia moglie Ha in mano uno di quegli opuscoli pubblicitari che ti infilano a pacchi nel portone di casa in cui si elencano tutte le offerte del mese che lei aveva già studiato in precedenza ma che stava diligentemente ripassando nel tragitto in auto come un ragioniere psicotico, elogiando la convenienza di svariati prodotti a prezzi davvero imbattibili.

Pensavo che se avesse messo in conto la benzina consumata e soprattutto l’inestimabile valore del tempo libero che stavamo perdendo, i conti non sarebbero affatto tornati.

Eh già…le offerte! Questa trappola letale in cui cascano tutte le casalinghe del mondo, affascinate da quel luna park di colori che offre merce a prezzi imbattibili. Le donne di casa sono letteralmente ossessionate dalle offerte nei supermarket, comprano una marea di roba assolutamente inutile solo perchè è in offerta. Se avessero venduto la merda in offerta, loro l’avrebbero comprata.

All’interno di quelle cattedrali del consumismo ci sono persino i banchi informazioni perchè davvero rischi di perderti e durante il fine settimana quei posti non hanno niente da invidiare al suk dei paesi arabi dove se perdi un bambino rischi di non ritrovarlo mai più.

Lì dentro si perde la cognizione del tempo, è un luogo dove non vigono le normali leggi della fisica, una sorta di curvatura dello spaziotempo in cui entri con il sole ed esci che è notte fonda perchè sono aperti fino a quell’ora.

Una banale lista della spesa è inutile, per andare a caccia di quello che esattamente ti serve, sarebbe necessario l’Indiana Jones dei tempi migliori. Cerchi una banalissima Peroni? Auguri! Nel settore birre, che occupa due scaffali chilometrici, ci sono bottiglie che ti ubriacano solo a guardarle. Doppio malto, triplo malto, al limone, superalcoliche, analcoliche… Ma, di grazia, a che serve una birra analcolica? Fa schifo! Se non puoi bere alcol perchè te lo ha prescritto il medico evita le bevande alcoliche, punto. Ci sarà un motivo per cui non esiste il gin o la grappa analcolica.

Poi prendi il bigliettino e ti metti in coda al banco gastronomia dove scopri che sei il settantesimo della fila…neanche in Posta all’ora di punta ti ricapita. Il programma è quello di prendere un pò di affettati, che so prosciutto e salame ma il panorama del cimitero suino che si para davanti ai tuoi occhi ha dell’incredibile…salami di grandezze e forme diverse provenienti da paesi che neanche conosci, prosciutti con gradazioni di sale e grasso su cui potresti stilare una tavola periodica, mortadelle al tartufo, al pepe, alle spezie, al rosmarino, alle noci e per i più fantasiosi addirittura salumi con all’interno facce di orsetti e papere disegnate.

Per non parlare dei formaggi…ti serve del grana? Sei antico! Ti guardano male se lo ordini. Lo tengono ancora solo per i nostalgici. Molto meglio il geitost norvegese o l’oscypek polacco (di che sapranno?) o magari una bella ricotta di Yak o due etti di formaggio agli acari tedesco che ti assicurano avere un gusto impareggiabile. Un formaggio agli acari credo mi assicurerebbe solo una notte di feroce diarrea…

Dopo un periodo di tempo in cui avresti potuto vedere il derby in TV ti ritrovi nel reparto più terrificante di tutti i supermercati: gli yogurt!

Ma, di grazia, che bisogno c’è di una varietà simile di un alimento neppure tanto indispensabile? Avete mai provato a contare quante specie di yogurt ci sono in vendita anche in un supermarket di piccole dimensioni? Magari hanno finito la Peroni ma lo yogurt alla papaya o alle erbe alpine non manca mai.

Reparto frutta e verdura. Cerchi un piede d’insalata, mele, pere ed arance? A parte il fatto che hanno un colore che sembra falso come il dispiacere di Barbara D’Urso nelle sue trasmissioni, c’è da dire che sono di un’infinità di fogge diverse e non sai quale scegliere, così finisci per prenderne un pò a casa, tanto non sanno di un cazzo tutte quante.

Mentre faccio queste riflessioni mia moglie ha riempito il carrello di merci in offerta e noto una quantità di pacchi di dentifricio che mi toccherà campare fino a cent’anni per consumarlo tutto, a meno che non lo lasci in eredità ai figli.

Poco prima di avviarsi ad una delle decine di casse, che si rivelerà immancabilmente la più lenta di tutte in base all’infallibile legge di Murphy, mia moglie scova un’offertona non menzionata sul suo opuscolo evangelico. “Guarda! c’è l’olio in offerta, prendiamone un pò di litri!” Sta per aggiungere un pò del prodotto sul carrello che ha raggiunto le dimensioni della piramide di Giza quando la guardo divertito e le faccio: “Cara, il Castrol è un olio per le auto. Non vorrai farmi stasera una frittura di calamari con quello, vero?”