Day: 25 aprile 2015

Orme

Ogni volta che penso a te il tempo fa una pausa.

Sei la virgola nelle frasi dei miei pensieri,

li scandisci e ne stravolgi il senso.

Sei l’essere che non c’è ma che lascia la sua impalpabile impronta.

Chi entra in punta di piedi non lascia impronte visibili

sulla dura superficie, ma solo sul soffice strato di neve

di un’anima sensibile.

Figli

Troppe volte si sente parlare dell’enorme difficoltà ad essere genitori, ad essere esempio di vita e di educazione, a scegliere la strada giusta per i figli. Si è istituzionalizzata la festa del papà e quella della mamma. E i figli? Perchè nessuno si è mai preso la briga di quanto possa risultare difficile a volte essere figli? Perchè non esiste una festa del figlio?

Perchè non è socialmente corretto. I figli devono “ubbidire” ai genitori perchè si presume che essi scelgano il meglio per loro e se un genitore sbaglia, si dice che lo fa per amore.

Senza arrivare all’esasperazione di genitori violenti o abusatori, alcolizzati o comunque persi (e quanti ce ne sono…) ci sono quelli che ti comprano i vestiti anche quando arrivi a quarant’anni, che ti mettono la maglietta della Juve fin da piccolo perchè vogliono che tu tifi la loro stessa squadra, che ti iscrivono a quelle scuole che vogliono che tu frequenti, che danno consigli più o meno espliciti sulla persona con cui hai deciso di vivere la tua vita, immancabilmente condizionandola…

Crediamo che sia un bene tutto questo?

Voglio chiudere anche questa volta con degli splendidi versi di un’anima illuminata, Kahlil Gibran:

I tuoi figli non sono figli tuoi,

sono i figli e le figlie della vita stessa.

Tu li metti al mondo, ma non li crei.

Sono vicini a te, ma non sono cosa tua.

Puoi dar loro tutto il tuo amore, ma non le tue idee,

perché essi hanno le loro proprie idee.

Tu puoi dare dimora al loro corpo, non alla loro anima,

perché la loro anima abita nella casa dell’avvenire,

dove a te non è dato entrare, neppure nel sogno.

Puoi cercare di somigliare a loro, ma non volere

che essi somiglino a te,

perché la vita non ritorna indietro e non si ferma a ieri.

Tu sei l’arco che lancia i figli verso il domani“.

Troppe regole

La nostra società è forse troppo improntata all’educazione esasperata. Fin dalla nascita troviamo delle regole pronte ad attenderci. L’educazione della famiglia, poi quella della scuola in tutte le sue fasi, ci si mette anche la comunità religiosa di cui spesso si fa parte ed infine la società costituita, lo Stato di appartenenza, con i miliardi di leggi e leggine che sei obbligato ad osservare ed addirittura conoscere (ignorantia legis non excusat).

Non dico che sia sbagliato porre alcune regole, ma l’esasperazione spesso non produce i risultati sperati. La nostra anima, crescendo, si appesantisce con un fardello enorme di lecito e illecito, giusto e sbagliato, “sta bene” o “sta male”, al punto che quando la misura è colma si arriva a vivere una vita col pilota automatico senza porsi più questioni sullo scopo della vita stessa.

Gli anni passano e quel bambino assetato di vita ha studiato la storia fatta da altri, ha seguito la moda decisa da altri, ha imparato le regole degli altri, ha creduto in un Dio imposto da altri.

E se l’unica regola fosse quella che propone Sant’Agostino in una sua bellissima poesia?

“Sia che tu taccia,

taci per amore.

Sia che tu parli,

parla per amore.

Sia che tu corregga,

correggi per amore.

Sia che tu perdoni,

perdona per amore.

Sia in te

la radice dell’amore,

poiché da questa radice

non può procedere

se non il bene.

Ama e fa ciò che vuoi”.