vita

Cos’è la vita?

Qui si può spaziare dalle cazzate più atroci ai pensieri più profondi. Cos’è la vita? Ci saranno tante definizioni quanti esseri umani sul pianeta. Puoi intenderla in senso biologico, religioso, spirituale, ottimista, pessimista, temporale…a voi la scelta.
Se ci pensi, non c’è concetto più indefinito e contraddittorio. C’è chi la ama al punto da sopravvalutarla, chi la odia al punto di non volerla e di togliersela. Noi siamo la vita e la vita non potrebbe esistere senza di noi. La ricreiamo continuamente attraverso i nostri figli ma non possiamo confonderla con l’amore. Quest’ultimo passa e se ne va, la vita che hai generato resta e genererà altra vita.
Puoi vederla ovunque, in un albero, in un gattino o in un cucciolo smarrito, in uno sguardo rubato, nel sole che sorge ogni mattina, e senza il quale nessuna vita sarebbe possibile sotto questo cielo.
La vita attraversa il tempo e si sa che se attraversi qualcosa, costantemente l’attrito ti consuma per questo il tempo consuma la vita che ha sempre avuto il segreto sogno di sconfiggere il tempo. Forse lo ha già fatto e non lo sappiamo perchè sono in molti a credere che la vita non sia soltanto una. I cattolici parlano di vita eterna, non qui ma in un paradiso che non possiamo conoscere, nè forse mai conosceremo. I buddisti e gli induisti parlano di reincarnazione, un percorso ciclico in cui la vita si identifica con l’anima e non con col corpo che la contiene. Non è mia intenzione farne una questione filosofica o religiosa, credete a ciò che più vi piace, ma in entrambi i casi vivetela fino in fondo.
Quanti interrogativi si porta dietro questo concetto. Viviamo in un universo di cui non conosciamo neanche le dimensioni, perchè trascendono la nostra umana comprensione, allora è possibile pensare che la nostra sia l’unica forma di vita?
Fatto sta che, comunque la si intenda, è un concetto radicato nel profondo. Siamo meccanicamente programmati per preservarla, se mi gettano addosso qualcosa alzo un braccio d’istinto per proteggermi, lo stesso meccanismo adotta la vita in tutti i suoi aspetti.
C’è anche chi gioca a fare Dio sulla terra con la vita degli altri, i medici e gli assassini. I primi a fin di bene per preservarla, i secondi per toglierla con la violenza, ma entrambi devono provare, con opposti principi, analoghe sensazioni.
Ci sono quelli per cui è una corsa in cui si battono per arrivare primi, ma ci sono anche coloro che fanno molta più strada rimanendo completamente fermi.
La vita traccia sentieri misteriosi, a volte toglie quando credevi di avere e a volte, improvvisamente, ti da tutto quello di cui hai bisogno. Per alcuni è una strada ripida ed in salita, piena di sassi ed erbacce, per altri un nastro liscio e scorrevole che però regala a tutti la possibilità di andare avanti.
Alcuni la collegano al gusto: forte, amaro, delicato, piccante, dolce, insomma un piatto da gustare senza soffocarsi.
Può essere solo una scatola vuota che ci è stata data affinchè la riempissimo di cose belle da ricordare ogni tanto o, viceversa, da dimenticare.
Forse è una cosa addirittura senza senso se ti guardi attorno, ma se riesci a nascondere la rabbia in un abbraccio, se riesci a trasformare le lacrime in una lezione e riesci a diventare il riferimento di chi non ha conosciuto la tenerezza, quando riesci a trasformare la tristezza in allegria e riesci a preservare la tua dignità nei momenti difficili o quando ami davvero, allora puoi trovarci il senso che forse essa ha…

La sindrome dell’impostore

Una delle trappole più infide che la società di oggi ha costruito artificialmente è la cd “sindrome dell’impostore”.
Essa non è altro che la paura di non essere all’altezza per ricevere i riconoscimenti e gli apprezzamenti degli altri.
Il più delle volte, quando raggiungiamo ciò che ci siamo prefissi di ottenere pensiamo che sia dovuto al caso o a fattori esterni, mai a meriti nostri e quindi o subentra la paura di non poter mantenere quel livello oppure la paura che se gli altri sapessero chi siamo veramente non ci stimerebbero così tanto.
Da qualunque lato la si guardi, c’è sempre un divario, più o meno profondo, tra come ci percepiscono gli altri e come noi ci sentiamo realmente. Può essere occasionale, ma arriva spesso a diventare un modo di essere costante perchè il nostro sistema sociale marcio incentiva questo sentire.
I modelli di oggi sono diventati i personaggi del cinema, della TV ed in genere dello spettacolo. Se non sei magro/a come tizio/a o vestito/a come caio/a, sei inferiore; se non hai l’ultimo modello di PC o di smartphone ti guardano con disgusto.
I tuoi genitori hanno fatto sacrifici per iscriverti alla tale università e tu non ottieni i risultati che si aspettano da te, quando magari il tuo sogno è stato sempre quello di recitare in teatro (ricordate “l’attimo fuggente” con Robin Williams?).
Adolescenti che hanno avuto rapporti che emarginano le amiche perchè sono ancora vergini, iniziazioni nei college o nelle scuole, in caserme, appartenenza a sette religiose, ecc. Se non sei schierato ed inquadrato in un gruppo “alla moda” non sei nessuno e da qui nasce la nostra ansia di non essere all’altezza.
Ma all’altezza di che? Ognuno di noi credo sia un essere unico ed irripetibile, come un’impronta digitale o come un fiocco di neve, non ne esistono due uguali, quindi perchè si devono costringere gli esseri umani a somigliare a questo o a quello o a possedere questo o quello per essere qualcuno? Perchè non concentrarsi unicamente sul realizzare se stessi liberi da qualsiasi condizionamento esterno? Perchè questo modo di pensare è ignorato ed anzi avversato? Parlare in prima persona, a questo punto, sarebbe già un traguardo, perchè quando ascolto qualcuno che inizia una conversazione con il “noi” fuggo via a gambe levate perchè è un morto che cammina.
Antony De Mello, a tale proposito ha scritto un libricino che vi consiglio di leggere: “Messaggio per un’aquila che si crede un pollo”, perchè se fai nascere un’aquila in una covata di galline questa non scoprirà mai che sa volare e passerà a terra il resto della sua vita credendo di essere un pollo.

Banconote

Osservavo un video di un professore di economia che faceva notare una cosa davvero interessante a cui nessuno sicuramente ha mai fatto caso. Prendete una banconota in Euro, di un taglio qualsiasi, e noterete che accanto alle varie dizioni dell’ente che l’ha emessa, cioè la BCE (Banca Centrale Europea) c’è il simbolo del copyright che protegge i diritti d’autore.
Ma come? Sulla moneta in corso legale di un Paese sovrano c’è un simbolo di diritto privato?
Già, perchè l’Euro è la più grande truffa criminale che sia mai stata perpetrata a scapito degli ignari cittadini, perchè la BCE è un consorzio di banche privato che ha come azionisti, le banche centrali dei rispettivi Paesi che ne fanno parte. E chi sono i soci di quelle banche? andate su internet a vedere chi sono i soci della Banca d’Italia… rimarrete sconcertati. E’ tutto pubblico per chi ha voglia di scoprirlo, ma nessuno lo dice.
Ma la moneta non dovrebbe essere un istituto di diritto pubblico? Dove sono finite le scritte “pagabile a vista al portatore”? O “la legge punisce i fabbricanti e gli spacciatori di biglietti falsi”? Sulle vecchie lire c’era, oltre alla scritta “Repubblica italiana”, che testimoniava che la moneta era proprietà della Repubblica e quindi del popolo italiano.
Ma gente come Mario Monti, peraltro mai eletto dal popolo e proveniente non si sa bene da dove, ci ha imposto tutto questo, quindi adesso abbiamo una moneta che, in caso di crisi, sarebbe carta straccia perchè è come i soldi di un Monopoli al cui tavolo noi non siamo certo seduti.
Ah, dimenticavo che nessun’altra moneta al mondo ha stampato il simbolo del copyright, neanche il dollaro…
Che sta succedendo? Apriamo gli occhi ed iniziamo a porci qualche domanda…

Lo scienziato

Mi chiamo Julius e nella vita ho studiato ed appreso tanto, spinto da una sete di conoscenza che mi ha sempre tormentato, ho letto innumerevoli libri, ho cercato di carpire i misteriosi segreti dell’Universo, ma oggi, all’età di 60 anni e con tre candidature al premio Nobel, dopo tutto ciò per cui ho vissuto, posso dire che al mondo non esiste una biblioteca così vasta che possa insegnarti l’esperienza più di un solo errore che commetti.
Ho sempre amato la vita ed ho creduto che la scienza dovesse essere al servizio di quest’ultima, ho creduto anche che i segreti che l’Universo celava, e di cui io e pochi altri avevamo le chiavi, avrebbero alleviato le sofferenze dell’umanità ma mi sbagliavo.
Gli uomini sono ciechi e crudeli e, per i loro fini egoistici, non esitano a distruggere i loro simili, siano essi dei singoli o milioni di persone, questo dipende dalla quantità di potere di cui dispongono.
Ho amato la ricerca ma ho conosciuto il peccato, volevo essere vita ma sono diventato morte, il distruttore dei mondi.
Avrei potuto ricevere infiniti allori se non avessi avuto una coscienza ma ce l’ho e sono l’unico con cui ci debbo fare i conti, gli altri che ne sanno? Non è colpa mia se non ce l’hanno.
Ho scoperto che una cosa invisibile come l’atomo può avere un’energia tale da salvare il mondo… ebbene ce l’ha ma può anche distruggerlo. Sta a noi la scelta. Evolvere o allinearsi coi barbari delle prime età.
Ora che sono arrivato alla fine della mia vita non so se chiedere scusa o chiedermi perchè mi è stato dato questo “dono”.
Forse, come tutti geni di passaggio su questa terra, sono stato frainteso.

Requiem per il calcio

Volevo esprimere una considerazione sullo sport, ed in particolare sul calcio, che qui in Italia, ha praticamente superato, in numero di fan e guerre nell’arena con tanto di morti, la vecchia religione cattolica, ormai relegata ad una roba per vecchietti che sperano, in zona cesarini, di guadagnarsi un posto in paradiso dopo tutte le minchiate che hanno combinato qui sulla terra. Mi viene da ridere alla faccia che faranno quando scopriranno che non c’è proprio nulla di quello che gli hanno raccontato per una vita. I preti sono come Vanna Marchi, tu gli fai l’offerta in denaro e loro ti garantiscono un posto in paradiso… più offri e più puoi prenotare una nuvola vista Eden, insomma una bella truffa.
Ma la pretaglia ormai è in disgrazia, governa un pò sulle anime misere ed ignoranti, ma di concreto e temporale non ha più un cazzo, se non un mezzo chilometro quadrato al centro di Roma che certo vale parecchio e pare stiano pensando di vendere alla Carrefour per farci un mega centro commerciale così il Papa & co. se ne vanno tutti ai Caraibi in meritata pensione dopo duemila anni di (dis)onorata carriera.
Gli sport “minori” mantengono, in parte, quello spirito di sana competizione che parte dall’antica Grecia, quando chi veniva incoronato vincitore aveva una corona di alloro che garantiva la trasmissione del suo nome ai posteri. Soldi un cazzo, magari un vitello arrosto.
Oggi se ti nasce un figlio e vuoi investire su di lui, mica penserai di farlo iscrivere a lettere, filosofia o fisica all’università, vero? Così mi muore di fame, povera creatura. Gli regali un pallone e la maglietta della squadra per cui tifi tu e stai a vedere se riesce a fare tre palleggi di seguito.
Se non ci riesce ti deprimi e lo mandi a lavorare subito in fonderia, porta a casa i soldi e non pensare a rincorrere sogni stupidi.
Il calcio oggi è quanto di più devastante ci sia sportivamente, è un business gigantesco che sfrutta la minchionaggine di milioni di persone decerebrate che si puniscono, si sacrificano, si svenano e si deprimono e piangono di sofferenza se la loro squadra perde una partita… figuriamoci obiettivi più alti.
Ragazzini che guadagnano miliardi che vengono venduti come al mercato delle vacche, allenatori che vengono osannati non si capisce per aver fatto cosa, libri scritti in testa alle classifiche, giornalisti strapagati in trasmissioni televisive che parlano del nulla cosmico… a me sembra che siano tutti matti.
Ma la dimostrazione più eclatante della morte del calcio la stiamo avendo in questi ultimi due anni quando sono venuti a fare la spesa qui da noi i cinesi. Inter e Milan, due delle squadre storiche in Italia, ormai sono di proprietà loro e vedi in tribuna questi uomini d’affari orientali attoniti che sorridono appunto come cinesi, che neanche capiscono a che cazzo di gioco si sta giocando, ignorano le regole se non quelle del potenziale profitto economico miliardario ai danni di quella marea di coglioni che urla e si sbraccia per uno spettacolo che non ha più niente di sportivo.
Ridatemi Gigi Riva e quei calciatori che credevano in una maglia senza arricchirsi… oppure pagate e gridate coi cinesi: Fozza Inda!

La sfilata di Miuccia

Ore 19 circa, Milano centro, sto rientrando in Vespa da una spesa al supermarket necessaria, causa sottovuoto critico del mio frigorifero dove l’unica mela presente, causa depressione, aveva tentato il suicidio. Fa freddo e già mi rompe uscire, ma mi tocca, altrimenti mi devo succhiare il ghiaccio dalla vaschetta stasera per cena.
Procedo in fretta e rientro alla base, quando ad un certo punto mi rendo conto che c’è una fila di auto assurda che intasa le strade del centro al punto che neanche uno scooter riesce a passare. Metto la mente in modalità zen e aspetto paziente… Magari c’è un incidente e qualcuno si è fatto male.
Però noto che la tipologia di auto è particolare, tutte di grossa cilindrata, nere e fanno parte di noleggio con autista.
Ma che cazzo succede? Mi faccio strada a fatica, dribblando la fila e facendo il filo agli specchietti ed arrivo al cuore del formicaio, una ressa di gente fuori da una specie di capannone in pieno centro.
Mi blocco perchè non si riesce a passare e, nuovamente fermo, vedo uscire un terzetto di ragazze vestite nel seguente modo:
A) Biondona milfona con capelli giallo evidenziatore ad acconciatura alla cono gelato inguainata in un completo bianco e nero a scacchi e tacco 17 da troione di ordinanza;
B) Ragazzina dark con caschetto nero, trampoli da clown del circo bianchi e soprabito nero alla Neo di Matrix;
C) Trentenne in Tailleur verde Shrek con disegni art decò e cappello in tinta che camminava a passettini come se un cane le stesso mordendo il culo;
Intanto c’è una folla di gente che fa foto coi telefonini, un delirio che non riesco proprio a capire.
Paraculescamente chiedo alle streghe di Eastwick: “Scusate ma che è sto casino? C’è una megafesta di carnevale? Il vostro costume è fighissimo”
Si bloccano e, inorridite, mi dicono: “Ma come, non lo sai? C’è la sfilata di Miuccia Prada”
“Miuccia? Quella dell’asilo?”, rispondo con fare serio avendo capito di avere a che fare con tre imbecilli.
L’asilo in realtà è Mariuccia ma loro non colgono la battuta, mi guardano come si può guardare uno scarafaggio che attraversa la strada. Ma questo dove vive?
Poi notano il mio abbigliamento con tuta grigia modello Rocky Balboa un pò strappata da 40 Euro alla Coin ed il disgusto aumenta, quindi si allontanano parlottando e ridendo su quell’incontro con quel buzzurro ignorante.
Attendo che quella ressa di zombie sfolli un pò, passo e torno a casa a salvare la mia mela nel frigorifero per portarle un pò di compagnia…

Medicina quantistica

Visto che l’argomento ha interessato qualcuno di voi, stavolta voglio fare un passo avanti e parlare brevemente dell’applicazione di quegli strani principi in un settore che riguarda la nostra realtà più dura, e cioè la salute, il suo mantenimento o il suo recupero quando viene meno.
Oggi la medicina tradizionale è basata su una rigida differenziazione delle zone del nostro corpo. Per cui si sono sviluppate specializzazioni che sono a compartimenti stagni, cardiologia, gastroenterologia, neurologia…e potrei andare avanti a lungo. Ma questo lo sapete già. Se avete problemi di cuore andate dal cardiologo perché crediamo che lui sia uno specialista di quell’organo. Però nessun medico bada al paziente inteso come persona, come unità unica ed irripetibile. Si occupa del suo organo ammalato come un meccanico farebbe con lo spinterogeno, il carburatore o con la coppa dell’olio.
Io credo che non funzioni così, altrimenti perché certi farmaci su alcuni funzionano e su altri no? E come mai le persone guariscono anche gli viene somministrata una soluzione inerte (effetto placebo)?. Certo la medicina ha fatto passi da gigante negli ultimi decenni ma questo è stato dovuto ad una medicina “sintomatica”, e poco “curativa”. In altre parole si sono cercati rimedi chimici tesi a soffocare i sintomi, quasi mai a cercare le cause che li hanno generati.
Eh già, se si agisse sulle cause il paziente guarirebbe, mentre se si opera sui sintomi, il povero sventurato resta dipendente dai farmaci come un tossico dalla droga e questo è esattamente quello che le potentissime multinazionali farmaceutiche vogliono. Un paziente guarito non crea guadagno, uno a cui curi solo i sintomi, soffocandoli, avrà sempre bisogno di te e della tua robaccia chimica quando inevitabilmente si ripresenteranno. Esattamente come un drogato con lo spacciatore. Nessuna differenza. L’unica differenza è che gli spacciatori sono fuorilegge e se li beccano vanno in galera, questi qui sono al potere a livello di governi mondiali e sono le persone più ricche del mondo.
La Medicina Quantistica è una branca della medicina estremamente nuova e in continuo divenire in cui gli studi pionieristici di scienziati e medici convergono verso la messa a punto di nuovi strumenti diagnostici e terapeutici.
Al fondamento di questa nuova visione c’è un approccio che mette l’essere umano al centro della sua visione di mente, corpo, spirito ed emozioni, basandosi sui campi elettromagnetici (vibrazioni) su cui è fondata la materia vivente, sulla base delle teorie di Einstein.
Attraverso queste nuove conoscenze è necessario guardare ai sistemi di comunicazione e regolazione del corpo in un modo diverso e molto meno meccanicistico e semplicistico. In altre parole la malattia, lungi dall’essere un accidente casuale, non sarebbe altro che uno squilibrio di frequenze della cellula che, in quel dato organismo, per un certo organo, non “risuona” più all’unisono con la totalità delle altre cellule di quel corpo.
Ognuno di noi ha un suo campo elettrico e magnetico, una sua vibrazione che va ristabilita se si vuole guarire, avendo attenzione ad una visione di insieme e non più del singolo organo, come erroneamente fa la medicina tradizionale.
Se un fegato, un rene, una gamba presentano dei problemi non va isolato l’organo ma va considerato il paziente nel suo insieme, altrimenti non ne verremo mai a capo.
Solitamente, invece, la maggior parte dei medici, che risente di un gap scientifico notevole rispetto alle cognizioni odierne della ricerca (in pratica non capisce un cazzo), obietta che questo tipo di approccio non è razionale e non poggia su solide basi dimostrate. Eppure, per fare un esempio forse sconosciuto ai più, la risonanza magnetica nucleare, utilizzata grandemente in diagnostica, è basata proprio su un principio fisico di risonanza applicato agli atomi di idrogeno che compongono i tessuti corporei.
La medicina quantistica non è invasiva e si avvale di apparecchiature che nessun medico tradizionale oggi conosce. Siamo ancora a livelli pionieristici ma i risultati finora sono sbalorditivi.
Il discorso sarebbe molto lungo e complesso ma si capisce che un simile approccio va a pestare i piedi alla più grande e potente lobby mondiale: Big Pharma, le case farmaceutiche che, in caso di successo di un simile approccio terapeutico fallirebbero in poco tempo.
Nessuno ne parla, se non in circoli ristretti e selettivi…adesso sapete perché.

La ricerca della felicità

Vi siete mai chiesti cosa significhi davvero essere felici? E da cosa dipende? Dall’età? Dalla bellezza? Dall’essere ricchi? Dall’avere ciò che si desidera? No, niente di tutto questo. Io credo che sia la sensazione di essere soddisfatti della propria vita, qualunque essa sia, anche accettando i propri limiti, addirittura amandoli. E’ un concetto così importante perché è il traguardo di ogni essere umano eppure così soggettivo che non è possibile darne una definizione univoca. Può essere nell’abbraccio di chi ti ama, in un tramonto, nel sorriso di un bambino, in un bicchiere di vino con un vecchio amico, o, semplicemente, perché sei felice di essere parte, ogni mattina, appena ti svegli, di questo pazzo mondo.
Allora scopri che la felicità ce l’hai dentro e non ti viene da fuori.
Può durare un solo istante e quell’istante può valere una vita intera.
Qual’è il contrario di felicità? Verrebbe da pensare che sia la tristezza ma io non credo, perché il suo contrario è la mediocrità, la routine, l’abitudine consolidata che spegne quella meraviglia di sorprendersi a sorridere davanti a qualcosa che ci piace e che non sappiamo più rincorrere.
La felicità, il più delle volte sta nell’ignoto, nella scoperta di cose nuove che ci sorprendono e quando la senti lascia il segno. Se passi una giornata piatta non la ricordi, se vivi un solo attimo felice lo ricordi per sempre.
La felicità è la ricchezza dell’anima che cerca conforto nelle piccole cose, non nei grandi progetti, felicità non è pensare in grande ma vivere l’attimo, assaporando il gusto dolce del presente, quando è bello, senza lasciarsi illudere dal falso aroma del futuro o dal cattivo odore del passato.
Felicità può essere guardare una vecchia foto ingiallita, scoprire un diario in un cassetto in cui leggi qualcosa scritto da un altro te, lo sguardo del tuo cane, l’odore del caffè la mattina e un miliardo di altre piccole cose che non devi lasciarti mai sfuggire distraendo la mente, bensì lasciandola correre e saltare su quello che è il momento che stai vivendo.
La felicità è contagiosa ed il suo veicolo è l’amore. Se qualcuno che ami è felice, lo sei anche tu e questa è una cosa meravigliosa che dimostra quanto certi legami stiano a dimostrarci che siamo tutti connessi. Provare gli stessi sentimenti di un’altra persona è forse la più alta vetta che si possa raggiungere in un’intesa, quasi a raccogliere le briciole di quella gioia che ti senti in grado e diritto di condividere.
Forse la felicità è il polline di questa nostra misera vita, il respiro dell’anima grazie alla quale essa stessa sopravvive, e forse aveva ragione Oscar Wilde quando diceva che la felicità non è avere ciò che si desidera ma desiderare quello che si ha.
Quasi quasi mollo tutto e divento felice… (cit.)

Il linguaggio nascosto

Qualche anno fa qualcuno mi suggerì di leggere “Il piccolo principe”. Quasi sdegnosamente risposi che lo avevo già letto molto tempo addietro e che adesso non avevo certo l’età per leggere certe favolette per bambini.
Ma un giorno, non molto tempo fa, una persona a cui tengo molto mi regalò, per il mio compleanno, un’edizione di quell’opera con una dedica che non lasciava spazio ad altre possibilità; dovevo rileggerlo.
Bè vi confesso che mi si è aperto un mondo. C’è un tempo per ogni cosa e se leggi un libro o guardi un film a vent’anni e rileggi quel libro o rivedi quel film anni dopo ti sembra di non rileggere o rivedere la stessa opera.
E’ un pò come giudicare una salita o una discesa a seconda di dove ti trovi. Il libro o il film sono sempre gli stessi, allora cosa è cambiato? E’ cambiata la chiave interpretativa dell’anima, il vostro punto di vista e le chiavi che ci permettono di cogliere certi aspetti che potrebbero essere celati sotto il falso mantello di una favola per bambini. E ce ne sono tante…
Da quella incredibile esperienza, con occhi nuovi e mente nuova, sono andato avanti alla scoperta di tutti quei grandi capolavori che potevano contenere un messaggio nascosto, invisibile agli occhi di una mente non ancora pronta.
Ed è stato così che ho riscoperto “Alice” di Lewis Carroll, “Il gabbiano Johnatan Livingstone” di Richard Bach, sino ad arrivare, ebbene si, alla prima trilogia cinematografica di Star Wars di George Lucas e persino “Harry Potter” ed “Il signore degli anelli”. Lo stesso “Pinocchio” di quel genio di Collodi, riletto oggi avrebbe un gusto diverso.
“Non leggere con gli occhi della mente, bensì con quelli del cuore”, è un pò la parafrasi di ciò che afferma la volpe allorquando dice al piccolo principe “Non si vede bene che col cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi”.
Provate a digitare su Google “piccolo principe, aforismi” e leggete che concentrato di meraviglia è contenuto in una “banale” opera per ragazzi…
Mi è venuto da approfondire la conoscenza di certe opere che possono sembrare banali a degli occhi che guardano solo in superficie. Io amo “Star Wars” ed in particolare il personaggio di quel nanetto verde di Yoda. Pare che l’autore si sia ispirato ad Albert Einstein nella sua creazione, e se estrapolate tutte le sue (poche) frasi in quei film otterrete anche lì un concentrato di saggezza profonda che non può sfuggire (su Youtube troverete filmati selettivi in proposito).
Lasciate perdere gli ultimi best seller di stupidi giornalisti servi del regime, provate a rileggervi quelle opere che non avete più aperto da quando eravate bambini, non vi porteranno via molto tempo ma sono certo che vi daranno una ricchezza ed un sollievo inaspettati…
Concludo con con quella che è la mia frase preferita del Petit Prince: “E’ una follia odiare tutte le rose perché una spina ti ha punto, abbandonare tutti i sogni perché uno di loro non si è realizzato, rinunciare a tutti i tentativi perché uno è fallito. E’ una follia condannare tutte le amicizie perché una ti ha tradito, non credere in nessun amore solo perché uno di loro è stato infedele, buttare via tutte le possibilità di essere felici solo perché qualcosa non è andato per il verso giusto. Ci sarà sempre un’altra opportunità, un’altra amicizia, un altro amore, una nuova forza. Per ogni fine c’è sempre un nuovo inizio.”

Destino e libero arbitrio

Credo che sia una domanda che tutti noi ci siamo posti almeno una volta nella vita ed è indubbio che la risposta sarebbe risolutiva sul nostro modo di affrontare l’esistenza che stiamo vivendo su questa terra. Quanto di quello che ci accade viene deciso da noi e quanto, invece, è frutto di casualità o di un destino prestabilito? Immaginate che importanza avrebbe conoscerne la risposta. In fondo tutti noi viviamo la nostra quotidianità come se puntassimo sull’esistenza del solo libero arbitrio, profondamente convinti di essere sempre noi a scegliere, in ogni momento, quello che ci va di fare in base a gusti, volontà e preferenze, con le dovute eccezioni, naturalmente, dettate dalle più radicate convenzioni sociali e dalla legge.
E se, invece, fosse proprio vero il contrario? Se questo “giro di vita” fosse preordinato proprio per farci vivere quelle esperienze, belle o brutte, che portano la nostra anima verso quel percorso di maturazione a cui tutti saremmo destinati in base alle convinzioni di molte ideologie mistiche orientali? Se fosse tutto frutto di quel “grande disegno” che a tutti sfugge ma che potrebbe senza dubbio essere possibile?
Personalmente non credo che quest’ultima ipotesi sia del tutto da scartare, anzi la ritengo la più plausibile. In questo caso dovremmo davvero rivedere il nostro stile di vita. A questo punto dannarsi l’anima e rovinarsi la vita per raggiungere dei propositi che ci siamo prefissati potrebbe risultare del tutto inutile. Incazzature, stress, delusioni, progetti naufragati…potrebbe tutto far parte di un destino che noi non conosciamo ma che ci appartiene inesorabilmente e contro cui non possiamo andare. Osho diceva: “Ciò che dovrà accadere accadrà. E tu hai una sola scelta: andarci insieme o andarci contro”.
Andarci insieme significa accettare, razionalizzare e capire che il destino sceglie spesso strade tortuose per condurci alla meta, che non sono quasi mai quelle che noi abbiamo scelto. A questo proposito c’è una storia zen molto significativa: “C’era una volta un contadino cinese il cui cavallo era scappato. Tutti i vicini quella sera stessa si recarono da lui per esprimergli il loro dispiacere: “siamo così addolorati di sentire che il tuo cavallo è fuggito. E’ una cosa terribile”. Il contadino rispose: “Forse.” Il giorno successivo il cavallo tornò portandosi dietro sette cavalli selvaggi, e quella sera tutti i vicini tornarono e dissero: “Ma che fortuna! Guarda come sono cambiate le cose. Ora hai otto cavalli!” Il contadino disse: “Forse.” Il giorno dopo suo figlio cercò di domare uno di quei cavalli per cavalcarlo, ma venne disarcionato e si ruppe una gamba, al che tutti esclamarono:“Oh, poveraccio. Questa e’ una vera disdetta” ma ancora una volta il contadino commentò: “Forse.” Il giorno seguente il consiglio di leva si presentò per arruolare gli uomini nell’esercito, e il figlio venne lasciato a casa per via della gamba rotta. Ancora una volta i vicini si fecero intorno per commentare: ”Non è fantastico?” ma di nuovo il contadino disse: “Forse.”
Noi tutti facciamo delle libere scelte (libero arbitrio), o almeno pensiamo di farle, ma è anche vero che ci accadono spesso cose che non scegliamo (destino). Ciò potrebbe essere dovuto al nostro karma, quel bagaglio pesante ed invisibile che tutti ci portiamo dietro come risultato di tutte le esperienze della nostra anima immortale. La chiave di tutto, quindi, sta nella consapevolezza, per cui, in tutto ciò che ci accade, bisogna essere consapevoli e semplicemente accettare imparando la lezione. Ma non in modo passivo affermando “è il mio karma e non posso farci niente”, ma scegliere come reagire, usando quell’evento come stimolo per migliorare noi stessi esteriormente ed interiormente. Un karma negativo può essere mitigato dalla nostra consapevolezza o dalle nostre buone azioni, o semplicemente dalla nostra consapevolezza.
Neale Donald Walsh, nel suo libro “Conversazioni con Dio”, afferma che l’anima sceglie tavolozza, colori e tela, indirizzando la vita in diversi modi, ma siamo noi, alla fine che dipingiamo il quadro. Destino e libero arbitrio possono quindi coesistere in questi termini. Possiamo fare alcune scelte ma solo con il materiale che ci è stato dato a disposizione. Se siamo nati alti 1,60 non possiamo lamentarci di non poter diventare delle stelle del basket. Peraltro, l’indirizzo e gli apprendimenti della nostra esistenza, ci si ripresenteranno tante volte quante ne serviranno per capirli ed accoglierli, dapprima in modo dolce, successivamente, poi, se ci ostiniamo ad ignorarli, in modo sempre più severo attraverso attriti e sofferenza. Sta a noi avere l’intelligenza di comprendere i segni distintivi del cammino ed accettarli per quello che sono.
Scrolliamoci di dosso quella visione limitata che continua a caratterizzare ed avvelenare le nostre esistenze, ed impariamo a guardare oltre l’orizzonte. Quando vedete un’isola viene da dire: “Ecco un’isola!”, ma vi sbagliate. Togliete l’acqua, e vedrete che l’isola è collegata alla terraferma.

Come gli uccelli

Noi esseri umani siamo come gli uccelli, belli come pavoni o brutti come avvoltoi, grandi come struzzi o piccoli come colibrì, eleganti come cigni o goffi come anatre, colorati come pappagalli o neri come corvi e con la nostra mente possiamo volare in alto su cime inaccessibili come aquile reali o non riuscire a staccarci da terra come galline…

La strada

Ogni istante lasciamo un pezzo di noi sulla strada di una vita che non sai mai dove ti porta.

Le strade degli uomini sono fatte di salite e discese, non può esistere una strada che sia tutta in discesa e neanche una tutta in salita.

Non maledire le difficoltà di una strada impervia, ti faranno apprezzare quella più comoda che verrà.

Le variabili sono molte, ed il destino beffardo ed imprevedibile può farti camminare in discesa sotto la pioggia battente oppure decidere di regalarti uno splendido sole sotto una ripida salita, non sei tu che decidi.

Tu puoi solo andare avanti. Non ti è concesso neanche fermarti.

Sta a te decidere se farlo con un sorriso da lasciare a quelli che ti camminano a fianco.