Sembrerebbe che in una vita media passiamo più di sette anni sognando. Quindi per sette anni della nostra vita viviamo in un altro mondo, onirico, fatto di mistero, in cui tutto è possibile, in cui abbiamo la possibilità di ritrovare chi non è più in questa vita, di compiere gesti impossibili, di fermare il tempo, di visitare mondi nuovi e di emozionarci a tal punto che a volte gli effetti di un sogno sono visibili al risveglio…
Passiamo molto più tempo sognando che in vacanza, entriamo in contatto con persone sconosciute ma che ci sembrano stranamente familiari anche se sappiamo di non averle mai viste, viviamo esperienze a volte piacevoli, altre volte meno, come se fosse una specie di vita nella vita.
Un filosofo cinese del 400 a.c., Chang Tzu, disse una volta: “Figlioli, questa notte ho sognato di essere una farfalla: ora io non so se ero allora un uomo che sognava d’essere farfalla, o se io sono ora una farfalla, che sogna di essere uomo. So che l’una o l’altra risposta sono parimenti logiche. Vi prego di meditare molto prima di scandalizzarvi.”
E se dalle pieghe più nascoste della notte si affacciassero davvero le più profonde verità?
La maggior parte di noi non da nessuna importanza ai sogni ed alla ripresa della vita “normale” essi restano un vago ricordo che sbiadisce ed a cui non si pensa più. E se invece fossero più importanti di quanto non si pensi?
Questo universo, al pari della nostra mente, ha una logica che non abbiamo ancora capito ed infatti come ci è sconosciuto il 95% circa dell’Universo, così ci sono del tutto sconosciuti i nostri sogni. Paradossalmente abbiamo capito più dell’immenso Universo che di noi stessi.
Eppure fior di menti eccelse, nel corso dei millenni, hanno cercato di far luce su questo insondabile mistero, a partire dagli egizi 2000 anni prima di Cristo sino ad arrivare a Sigmund Freud e Carl Gustav Jung, sia pure con diverse visioni.
Credo che oggi si possa arrivare a pensare che esiste un mondo diverso, appartenente più allo spirito che alla fredda ragione, che in sogno ci parli e ci guidi con un linguaggio spesso troppo misterioso.
Mentre siamo addormentati i nostri limitati sensi si quietano e dall’inconscio emerge qualcosa che parla il linguaggio dell’anima, portando alla luce certe passioni e desideri, paradisi perduti, richiami struggenti e persone dimenticate nelle pieghe di vecchi ricordi.
Troppo spesso tendiamo a bollare come “senza senso” tutto ciò che non comprendiamo ed è già tanto se riportiamo a qualcuno che ci è vicino la solita frase “stanotte ho fatto un sogno assurdo”.
Ma siamo poi così sicuri che l’unica risposta possibile sia quella razionale? Siamo così certi che non ci sia una risposta alternativa che sia dettata dal cuore o dall’anima che parlano con un alfabeto che siamo così limitati da non aver ancora compreso? E se fosse una richiesta dell’anima di una libertà che le è più consona?
La verità è che non siamo ancora pronti a certe cose, intuiamo che ci deve essere qualcosa di più, ma non riuscendo a capire cosa, si fa prima ad archiviare i sogni tra le cose “senza senso”.
