Non è un Paese per giovani

Siamo italiani e molti di noi sono orgogliosi di esserlo. Ed hanno ragione. Noi italiani abbiamo affrontato, nel corso dei secoli, difficoltà inimmaginabili, guerre sanguinose, invasioni, terremoti, catastrofi naturali, ma abbiamo anche dato a tutto il mondo una cultura ed un genio che nessun altra nazione al mondo ha mai avuto.
Come ci siamo ridotti? Noi ci siamo dentro, ma vi garantisco che chi ci guarda dall’esterno o ride (se non è italiano) o piange (se è italiano ed è stato costretto a cercare fortuna altrove).
Al momento non abbiamo più un futuro. Abbiamo una classe politica che è tra le peggiori al mondo, da dittatura africana, la quale ha badato, con il suo recente operato, solo a ritagliarsi privilegi da signori feudali a scapito dei suoi cittadini, raschiando il fondo del barile, privandoci di tutto, a cominciare dal lavoro, che dovrebbe essere un diritto costituzionalmente garantito e non un’elemosina centellinata dai potenti ai loro protetti.
Ma anche noi cittadini ci abbiamo messo del nostro. Non abbiamo più senso civico, ci è passata la voglia di combattere e di cambiare, così ognuno pensa al proprio piccolo interesse e, se può avere vantaggi fottendo gli altri, lo fa senza pensarci due volte. Qui nessuno più pensa al futuro, si coltiva il suo orticello e vive alla giornata, persino chi ha dei figli piccoli, che sta condannando senza rendersene nemmeno conto.
Non si costruisce più niente, non ci sono più idee, si vegeta guardando San Remo, il campionato di calcio ed altre trasmissioni demenziali. E’ crollata la vendita dei libri, il settore da noi è in crisi, si legge sempre meno. Sono piene le discoteche e deserti i teatri. Il cinema fa il pienone solo quando c’è il cinepanettone o i film di Checco Zalone, andiamo fuori a cena nel weekend illudendoci che tutto vada bene e che adda passà a nuttata… però ci indigniamo quando spunta fuori qualche scandalo e beliamo incazzati per 10 minuti o un’ora sui social network, postando neanche pensieri personali ma aforismi di altri, poi tutto torna come prima e il giorno dopo ecco di nuovo la foto del cane e del cappuccino che stiamo bevendo al bar ed i commenti sul rigore della Juve. Sembriamo tanti imbecilli che si dirigono danzando e cantando verso il precipizio ormai prossimo, e quando qualche voce sparuta ci urla che ancora qualche passo e precipitiamo, gli diamo del pazzo pessimista che non capisce un cazzo.
Bene, come diceva anni fa il peggior presidente della repubblica che l’Italia abbia mai avuto: “Io non ci sto!”.
Per questo ho deciso di lasciare questo paese, io che giovane certo non sono più. Ma alla mia età non si ha più voglia di combattere. Spero che i più giovani, e qui ce ne sono tanti e validissimi, abbiano ancora il desiderio di lottare per il proprio futuro perchè la vita è come una scatola di caramelle… e quando te ne restano sempre meno hai voglia di gustartele in santa pace in un posto dove nessuno te le possa rubare, per apprezzarle tutte fino all’ultima senza sprecarne più come hai fatto in passato…

57 comments

  1. Ciao Gigi. Ho letto il tuo articolo e compreso il tuo sfogo. Credo che quanto tu abbia scritto rappresenti un po’ il pensiero comune di molti italiani ma su qualcosa vorrei dissentire, in particolare con qualche commento. Non tutti siamo capre, amanti del compromesso e del favore. Io credo ancora in alcune persone che popolano il nostro Paese, specie i più giovani. Ogni anno mi confronto per diverse ragioni con il mondo della scuola superiore e vedo che le eccellenze e le menti “libere” ci sono e continuano ad avere un profondo desiderio di conoscenza e consapevolezza. Ovviamente dall’altro lato esiste tutto il mondo “pecoreccio” che viene descritto bene dallo schizzo in testata. Molti sono quelli che, come dici tu, smettono di combattere o nemmeno provano a cambiare il proprio pensiero.
    Il problema a mio avviso è che molte di quelle belle menti, sono costrette ad andar via. Se negli ultimi anni sono stati 500.000 i ragazzi che sono emigrati qualche motivo ci sarà e credimi chi resta, il più delle volte, non riesce a dare lo stesso contributo di chi va via in termini di cultura, partecipazione alla vita politica, sociale e quant’altro.
    La classe politica è marcia. Fino all’osso. E quando sento parlare di “responsabilità” mi risale l’acido nello stomaco. Purtroppo fin quando non capiranno il male che stanno arrecando alle nuove generazioni e al Paese intero non smetteranno mai di continuare con la politica del compromesso e del “volemose bene” tanto campiamo tutti.
    Nella mia esperienza, (ho 28 anni), dopo aver vissuto un anno all’estero con un amico (lui è rimasto a studiare e lavorare fuori, io sono rientrato) posso affermare di sentirmi eternamente combattuto. Amo la mia terra, il clima, il cibo, la tranquillità dei borghi ma mi sento ingabbiato da un sistema sociale e politico immobile. Con il mio amico ci sentiamo spesso: lui è felice ma ha nostalgia di casa sua, io sono felice a tratti e ho voglia di andarmene di nuovo.
    Ma alla fine delle fiera ho optato per restare. A volte ci vuole coraggio anche a restare. Cercando però di non comportarmi come la pecorella del disegno, ma provando, nel mio piccolo a contribuire a cambiare il Paese, partendo dai piccoli gesti. E se mai dovessi avere dei figli insegnerò loro che dalle singole scelte di ogni individuo si crea e si modella l’identità di un Paese che non può rimanere per sempre un perfetto rimpianto di come sarebbe bello se tutto andasse per il verso giusto…
    Emanuele

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    1. Ciao Emanuele. Prima di tutto grazie per essere passato e per il bel commento. Credo che tu abbia sostanzialmente confermato quello che ho scritto…dalle tue parole non mi sembra di scorgere alcun dissenso. E’ ovvio che non tutti sono pecore, eccezioni ce ne sono, ma ancora troppo poche. Poi credo che la categoria del “gregge” si divida a sua volta in due sottocategorie: quelli che vanno avanti senza porsi domande e quelli che neanche si rendono conto di fare parte del gregge e credono di essere autonomi e svegli. Questi ultimi sono i peggiori e sono la maggioranza. Sulla classe politica non c’è nulla da dire, è sotto gli occhi di tutti, eppure da decenni sono sempre lì le stesse persone…non trovi che questo avvalori quello che dico? Una popolazione “libera” e pensante non lo avrebbe mai consentito. Il controllo delle masse non è una cosa astrusa, è una pianificazione scientifica attuata con l’ausilio dei media e dei “circenses” che vengono offerti, primo tra tutti il calcio. Sono stati scritti libri su questa manipolazione, ad iniziare dal saggio di un antropologo e sociologo francese che si chiamava Gustave Le Bon vissuto a cavallo tra l’800 ed il 900. Non sono testi che si trovano facilmente perchè non devono essere divulgati ma anche oggi vi sono saggi sconosciuti di qualche eroico sociologo o psicologo che svela i segreti per manipolare le masse a livello del tutto inconsapevole. Ti consiglio, se ne hai voglia, di leggere qualcosa di Noam Chomsky per farti un idea di cosa sono capaci.
      Per il resto ti auguro di cuore di realizzare i tuoi sogni, qui o altrove perchè si capisce che sei una bella persona. Un saluto.

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      1. Grazie a te per la risposta. Chomsky lo conosco bene 🙂 …sul mio comodino spicca la copertina de “Il golpe silenzioso”. Sì, in effetti il mio messaggio è un po’ una conferma del tuo pensiero ma vi è anche la voglia di mettere in luce quel poco di buono che ci rimane. La difficoltà vera è quella di svegliare il gregge dal torpore in cui si trova e renderlo consapevole. Lo so è dura…ma penso che si debba avere la forza di crederci…almeno un po’….Un saluto a te e in bocca al lupo per la tua partenza!

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      2. Esatto, caro Emanuele, per ora credo che siamo così pochi che non è ancora tempo di risvegliare le coscienze che comunque si stanno lentamente risvegliando da sole ma ci vorrà tempo. Noto con piacere che le tue letture sono di gran livello 😉 mi piace molto il titolo del tuo blog…verrò a farti visita. Un saluto!

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  2. la vignetta è perfetta, ci racconta al completo. siamo un popolo di ignoranti che soprattutto non conosce la storia. wikipedia ha sostituito i libri, non leggiamo più e uccidiamo l’ultimo neurone con s.remo e il calcio. questo mezzo meraviglioso che è la rete è infarcita di cazzate da Award, eppure, proprio nel web, quotidianamente trovo bloggers interessati alla lettura, all’arte, alla conoscenza. e questo mi rincuora, da tempo scrivo che il popolo italico è composto da un 80% gregge e un 20% di diversi…che ancora pensano con la loro testa, leggono, studiano e non blaterano dio, patria e famiglia perché sanno che cosa è stato il fascismo e che cosa è il vaticano. scusa il pippone ma sull’argomento vo a ruota libera, ciao gigi…V.

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  3. Simo, ma in che senso hai deciso di lasciare questo paese? Te ne vai??? :-O No dai, non scherzare, il primo di aprile è passato e non vale più già il 2, eh! Hai parlato della nostra italia e condivido i tuoi pensieri, ma non andartene dai!!!!!!! Me la impoverisci ulteriormente :-((((( Dai

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  4. Wow. Scriverai comunque, per non perdere il tuo meraviglioso italiano. Almeno questo possiamo riconoscerlo. La nostra lingua è melodiosa e bella. In bocca al lupo e spero ci racconterai benissimo il Sud America. Con simpatia, ciaoooooo.

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  5. Ti capisco molto bene, e credo di capire bene anche chi vuole restare, anche se io è da almeno dieci anni che vorrei andar via. Ma come per tante altre cose, non credo ci sia il giusto e lo sbagliato in assoluto qui, la ragione e il torto. credo che ognuno abbia il diritto e la necessità di trovare la propria casa interiore, quella dove si sente se stesso, e può essere il luogo in cui si è nati e dove si vuole restare a qualunque costo, resistendo o combattendo magari contro ciò che non ami, o può essere un altro posto. C’entrano anche le nostre emozioni, il nostro modo di essere, lo so bene perché io ho trovato quasi dall’altra parte del mondo un luogo in cui mi sono sentita profondamente a casa, per tante ragioni ma non perché lo creda perfetto, solo perché forse le sue imperfezioni si incastrano splendidamente con le mie. Insomma credo che ognuno sappia ciò che è giusto per sé, poi farlo è a volte un altro paio di maniche, ma quando si è sicuri, meglio provarci. Put the wind in your sales!

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    1. Belle parole che mi trovano d’accordo. In base alla mia esperienza ed alla mia non più giovane età ho potuto constatare che qui sta bene chi “si accontenta”, chi cerca una tranquillità senza scossoni e non ha più voglia di esplorare e di creare perchè il sistema non te lo permette. Non do giudizi, a tanti sta bene così ed è giusto che restino. Hai ragione a dire che non esiste il luogo perfetto e mi è piaciuta la tua definizione sulle imperfezioni che si incastrano…

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  6. Ma quanto hai ragione Gi. E permettimi di dire “purtroppo”!! 😦
    io vivo all’estero da trent’anni, e vedo da fuori lo schifo che si accumula nel nostro paese, perchè comunque sia, noi di fuori, si resta attaccati alla nostra terra, che se ne dica dica, non puoi staccarti e dimenticarla, la porti sempre con te, e vuoi continuare a sperare che un giorno cambi… e da fuori vedi ancora di più tutte le magagne, sei più obbiettivo…
    Come diciamo sempre noi qui in casa, l’Italia sarebbe il paradiso in terra se solo non fosse abitata e governata dagli italiani. Purtroppo è così… certo io vivo in un paese piccolo, ma le regole qui funzionano, tutti le seguono, non dico che non ci sia del marciume anche qui, qui li chiamiamo mafiosi con la cravatta, non usano le pistole, ma anche loro se possono si fanno i fatti loro, però sempre con un certo ritegno, non pensano solo alle loro tasche, qui per lo meno tutto funziona, e la gente ha il senso civico e patriottico che si è perso da voi giù… i partigiani, secondo noi si rigirano nelle tombe disperati. Han fatto tanto per la nostra terra e guarda come siamo ridotti…
    Ti auguro buona fortuna nella tua nuova avventura, ma non lasciar noi qui da soli…
    Buona giornata Gi 🙂

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    1. Ciao La! Non sapevo vivessi all’estero… ma condivido la scelta. 😉 Guarda io non ne faccio una questione di radici, certo sono figlio della terra in cui sono nato (la Puglia) ma “Italia” è un concetto che non riconosco. Solo agli inizi dell’800 era una parola sconosciuta, senza senso. Adesso che abbiamo un senso di nazione ne facciamo un motivo di orgoglio perchè vinciamo i mondiali di calcio… A me piace la gente vera e quella non ha bandiere nè colori, la riconosci senza chiedergli da dove venga perchè non me ne frega nulla. Credo andrò in sudamerica ed il bello di internet è che potrò restare senza particolari problemi (a parte il fuso orario) 🙂 Un salutone!

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      1. Pensavo lo sapessi che vivo in svizzera. Son venuta qui per scelta di cuore, non lavorativa, ma ormai, non rinnegando mai la mia Genovesità, mi sento parte di questa terra, ci son creeciuta qui, mi son trovata bene nonostante all’inizio le difficoltá limguistiche… comfrontarsi con il tedesco non è semplice… io sento un legame con la mia liguria, il mare che mi manca tantissimo, ma ora come ora non mexne andrei da qui. Anche perchè qui ho i miei figli. Ti tenderai conto di sentirti più italiano quando uscirai dall’Italia, ma non per i mondiali di calcio. Ma per la nostra cultura, il nostro modo di essere. Dicono il sangue non è acqua… ebbene, la nazionalitá dove andrai andrai ti resta appiccicata addosso. Buona fortuna di tutto ❤

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      2. Non lo sapevo…sono sempre stato più interessato alle idee ed ai pensieri che alle nazionalità e le residenze… 😉 è vero che mantieni l’orgoglio delle tue origini e tradizioni, quello è innegabile e forse è un bene che sia così… 🙂

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  7. Ciao Gigi, dove vorresti andare?

    Era nei anni 80 e non conveniva a studiare per diventare un architetto, ingegnere ecc … erano tanta gente laureata che non trovano lavoro.. Sai mio padre mi disse in questi anni al mio fratello una cosa, smetti lamentarti e fai il operaio se vuoi guadagnare soldi per vivere, infatti mio fratello ha iniziato lavorare come manuale in una azienda per trattori, oggi fa il camionista ha 4 camion di proprietà …

    noi deviamo cambiare il modo di pensare, erano sempre tempi belli e tempi difficile, il futuro c’è anche per i giovani 😉

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    1. Andrò in sudamerica perchè ho dei legami laggiù. Certo se hai voglia di lavorare non è che il lavoro manchi ma è lavoro manuale, non creativo. I grandi cervelli italiani sono tutti all’estero, non sto dicendo una cosa segreta… 😉

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      1. Ma prima di partire me lo dici … e poi internet c’è anche in sudamerica…

        li potei poi visitare i posti di Inca, Maya e Aztechi .. sono bellissimi 😉

        Si cis sono andati tanta gente via anche persone sagge come Pietro Ubaldi ha vissuto anni in Sudamerica..

        se io un giorno lascio Italia, solo per andare in Canada o Scandinavia … mah

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  8. … e se fosse tutto un effetto della globalizzazione ?
    scimmiottiamo e mitiziamo gli americani che non è che siano tanto meno superficiali di noi;
    importiamo stupide feste senza conoscerne i significati, perdendo il valore delle nostre;
    ci aggreghiamo a social che son nati oltreoceano;
    etc. etc…
    di politica preferisco non parlare, dico solo che ha affossato la cultura… ovvio, no?! nessuno vuole governare un popolo dal pensiero autonomo.

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    1. Guarda Herì, non parliamo degli americani…storicamente sono dei neonati, sono i parvenu della storia e noi cerchiamo anche di scimmiottarli miseramente…il discorso è molto ampio e la globalizzazione è stata un’arma a doppio taglio. Nel finale hai centrato il punto, chi ha un pensiero libero ed autonomo è un individuo da emarginare, nemico del sistema…figuriamoci un intero popolo… 😉 Salut!

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  9. Ma dove vai? Dove vai?
    Non commento il post perché la pensiamo in modo molto diverso su molte cose 😆 ma non sopporto le persone che stanno sempre a giudicare negativamente l’Italia, senza per giunta non fare nulla per cambiarla (non mi riferisco a te ma a un discorso genera) quelli che dicono “questa è l’Italia”, che cazzo vuol dire? Sei anche tu l’Italia. È facile criticare…
    P.s. ho girato molto è mai nessuno a riso di me sapendo che venivo dall’Italia, anzi ho avuto sempre l’idea opposta, persino dai francesi.

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    1. Infatti la pensiamo molto diversamente… Ma se ti piace tanto restaci e divertiti, che vuoi che ti dica? Non cerco consensi, solo vorrei che le persone aprissero gli occhi. Io non sono l’Italia, io non ho una patria perchè non concepisco le nazionalità, ma forse è troppo impegnativo come concetto… 😉

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      1. Ah Gigi, te ne vai in Brasile, (da quello che ho letto nei commenti) se cercavi onestà, diritti sociali e meritocrazia avresti dovuto scegliere un altro paese, che so, uno del Nord Europa… di che stiamo a parlà… suvvia.
        Io resto, non perché sono nazionalista – mai stata, anzi per certi versi sono molto esterofila – ma perché non ho un amico che mi ospita in Brasile…ahahah
        Mi sembrano solo discorsi qualunquistici che ultimamente vanno molto di moda… vabbè!
        P.s. ti svelo un segreto: puoi affrontare con me anche discorsi impegnativi, forse non lo abbiamo mai fatto perché avremmo discusso tutto il tempo… e ci saremmo insultati 😀

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  10. C’è un marciume pazzesco in ogni settore. Il mediocre vince. Pensa che nella pubblica amministrazione hanno inventato il concetto di meritocrazia per creare una classe dirigente asservita alla politica. Sí, la tentazione è quella di lasciare, andare via. Ciao Gigi.

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  11. Non siamo tutti pecoroni qua, c’è chi combatte (tipo me) perchè ha il sangue Partigiano 🙂

    Buona serata Gigi. Ci sono tanti Paesi pieni di Cultura e credimi che ogni Paese ha tanto da raccontare, nel bene e nel male.
    Preferisco questa Italia di merda, agli USA di Trump se proprio devo fare un esempio del presente.

    Ho viaggiato un bel po’ e di sicuro non voglio morire in Italia… 😀
    A settembre vado a Parigi… chissà che succede 😉

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