satira

Facebook people

Se ci fate caso, ognuno, sul social per antonomasia, ha un suo stile, come è normale che sia del resto, allo stesso modo come lo si ha nel vestire, nel parlare e nelle abitudini e gusti della vita di ogni giorno.
L’approccio ai profili altrui si può suddividere in due categorie: quelli che abitualmente, come passatempo preferito, si fanno i cazzi degli altri (quasi la totalità) e quelli invece che vanno oltre l’apparenza del postato per cercare di capire meglio il carattere e la personalità di chi frequenta, virtualmente o nella vita di tutti i giorni.
E’ chiaro che la prima categoria di persone si fermerà a discutere sull’abito indossato da “quella”, mettendo un bel “like” e commentando “stai benissimo tesoro” mentre in realtà pensa (e magari scrive a qualcun altro) “ma non si vergogna? con quei leggins sembra una mortadella, ndo cazzo va?”. E così via sui giudizi di case (“mamma mia che cafonata quel divano!”), fidanzate/i (“ma con che cesso si è messa/o?”), viaggi (“figurati…la crociera l’avrà vinta coi punti dell’Esselunga”), e chi più ne ha più ne metta.
La seconda categoria, quella dei veri “studiosi” social, va invece oltre la mera apparenza dei post presi singolarmente e si concentra su una visione di insieme, guardando da un’ottica più elevata che può fornire una incredibile mole di informazioni sul carattere e la personalità di chi posta. Chissenefrega se ha la camicia macchiata nella foto profilo o il divano a fiori viola e verdi a casa.
Le persone postano le foto che ritengono migliori e scrivono ogni genialata che gli viene in mente, credendo di mostrare il loro lato migliore senza accorgersi che nel complesso, caratterialmente, si mettono più a nudo di una pornostar al lavoro. E se inizi a ragionare così, chiudi il profilo e ti rifugi sulla luna. Per la fortuna di Facebook non lo fa nessuno…
Passando ad una categorizzazione molto generale dei tipi social, ecco che spiccano su tutte, alcune categorie:
1) L’INDIGNATO
Questa comunissima specie facebookiana si suddivide a sua volta in due sottocategorie:
– l’indignato sociopolitico: è quello che se la prende puntualmente con il governo di turno, coi politici di tutto il mondo, coi migranti, con i cacciatori, con la moda, con fantomatici terroristi, con le scie chimiche, con le meduse, con i terratondisti, con i preti pedofili, insomma con tutto quello che non va come dice lui, postando, a fondamento delle sue invettive, sondaggi, citazioni e filmati che certe volte sono bufale così evidenti che farebbero sorridere anche un bambino, ma lui non se ne accorge nemmeno, e posta senza ritegno aggiungendo commenti incazzati del tipo “basta! Questa situazione deve finire…ognuno a casa sua! Bastardi! Ladri! Il presidente tizio vada a schiacciare i ricci col culo, il governatore caio deve andare in esilio a Tripoli, ci stanno manovrando gli alieni, mio fratello è figlio unico, ecc, ecc”. E la cosa peggiore è quella che si trascina dietro una mandria di commentatori che lo appoggiano pure.
– L’indignato sportivo: qui si creano di solito due grandi blocchi: gli juventini e gli antijuventini. E giù fotoframe di VAR, commenti tecnici degni del peggior Bergomi fumato, rosicate di qua, godo di la, CR7 contro H2O, abbiamo preso Abedì Pobà dal Castrocaro terme, il Pippita è ingrassato come un bue ma la mette dentro e la moglie di quello ha le tette più grosse della fidanzata di quell’altro. E così si va avanti all’infinito perchè nessuno cambia idea (come se queste prese di posizione sul nulla cosmico si potessero chiamare idee) e l’unico risultato è quello di una devastazione cerebrale che non conosce confini nè colori.
2) L’AFORISMICO
Anche questa è tra le categorie più comuni su FB, laddove si cerca di far passare per prodotti del proprio pensiero frasi dette magari secoli fa da menti illustri che, per questa ragione, si rivoltano nella tomba. Alcuni onesti temerari hanno il coraggio di aggiungere le tre lettere magiche “cit” perchè sanno che non è farina del loro sacco ma neanche sanno chi cazzo è che l’ha detta, perchè magari Stendhal gli sembra il nome del centravanti della Norvegia.
3) IL/LA SELFISTA
Altra categoria inflazionata sui social (in generale tra i più giovani) e quindi anche su FB è quella di chi si ostina a pubblicare compulsivamente autoscatti fatti con o senza bastone. Al contrario della tipologia del “fotografo” in missione, che ammorba la sua pagina con tonnellate di giga di eventi tra i più disparati quali compleanni della nonna o vacanze a Sharm di cui non frega un cazzo a nessuno, il selfista gira con il cellulare sempre in mano ed ogni tanto lo vedi che inizia ad avere tremori alla mano, sbatte un pò le palpebre, mette la bocca a culo di gallina, atteggia uno sguardo da triglia lessa e parte con una raffica di scatti che nemmeno Rambo col mitra e decine di bandoliere di proiettili riusciva ad eguagliare. La location non conta nulla, quando parte l’embolo il selfista deve scattare. Il numero minimo di scatti è sul centinaio, poi deve guardarli tutti attentamente per decidere quale postare, che è sempre quello che lui/lei ritiene il migliore e non è affatto detto che lo sia davvero.
Lo sguardo selfoso nelle foto che appestano FB è sempre uguale e puoi essere anche Brad Pitt o Charlize Teron, ma l’aria da ebete si nota lontano un miglio.
4) LA ROMANTICA
Categoria comunissima nella popolazione femminile di FB, stracolma di vittime di guerre d’amore che sembra di essere al cimitero Monumentale, dove è possibile leggere epitaffi graffianti nei confronti dell’infame passato e dichiarazioni ottimistiche sull’imminente futuro. A chi è “andato via” si dedicano velate maledizioni degne del peggior Darth Vader di guerre stellari ma, in una contraddizione parossistica, si tende una mano e si lascia comunque la porta aperta al prossimo malcapitato di turno perchè le condizioni poste sono peggio delle clausole di un contratto capestro: “deve amarmi, capirmi, seguirmi, far la penitenza, far la riverenza…” e lo scrivono pure! poi si lamentano che non riescono a trovare nessuno e postano foto nude su Tinder.
5) LO/A CHEF
Non importa se vai a mangiare da McDonald o da Cracco, il facebookkiano chef posta foto di quello che si magna persino se ha aperto una scatoletta di tonno a casa da solo. Con i filtri delle app e sagaci inquadrature, riesce miracolosamente a far apparire la miserabile scatoletta come un piatto gourmet preparato a Masterchef definendolo “stasera filetti di tonno pinne gialle su letto di rucola con contorno di fagioli cannellini e misticanza orientale”. Il socialchef posta foto dell’ingresso del ristorante anche se si tratta della pizzeria kebab “Er zozzone”, i più infidi rubano foto dal web e postano trionfi di astici ed aragoste facendo credere che stanno ingozzandosi di cibi raffinati quando invece sono al cinese sotto casa avvelenandosi con il menu “all you can eat” a 10 euro.
6) IL CALENDARIO UMANO
Facebook, si sa, nasce come social laico e quindi, almeno per coloro che sono stati onesti sulla data del compleanno, ricorda ai suoi iscritti di fare gli auguri a tizio o a caio “rendendo la sua giornata indimenticabile”. Ora, prescindendo dal fatto che questa cosa spinge chiunque a fare auguri anche se non ci si saluta per strada perchè avete accettato amicizie tanto per fare numero ma poi vi chiedete: “Ma questo/a chi cazzo è?”. Ricevere gli auguri da un semisconosciuto non mi rende certo la giornata indimenticabile, piuttosto non me ne frega un cazzo, anzi devo anche perdere tempo a rispondergli.
Ma ecco che il novello frate indovino iscritto a FB, ogni mattina posta su sfondo rosa shocking gli auguri di onomastico a chi si chiama come il santo del giorno. Che, fino a quando si parla di Franceschi o di Paoli si può anche perdonare, ma cosa cazzo fai gli auguri a “tutte le Ermengarde” o a “tutti gli Elpidi” di Facebook?
7) IL GIOCHERELLONE
E’ risaputo che Facebook sforna in continuazione una serie di giochini talmente demenziali che si fa fatica a pensare che qualcuno ci possa perdere anche un solo minuto della vita. Ed ecco che puoi “scoprire” chi eri nella vita precedente, che attore di Hollywood saresti, come sarà il tuo futuro, come ti chiamavi nell’antica Roma, che divinità dell’Olimpo sei stato, sino ad arrivare a che animale saresti…ecco su quest’ultimo test conosco già tutte le risposte, che poi è una sola: l’asino. Capisco che quasi nessuno prende sul serio queste cose ma davvero non avete di meglio da fare?
Per ora mi fermo qui ma l’elenco potrebbe continuare…stay tuned…

Storia di Gnigno e Gnagno

Gnigno fa l’operaio nella grande industria, “tiene” famiglia (moglie e due figli) e guadagna 1.200 euro al mese lavorando come un forsennato. Gnigno però fa parte delle centinaia di migliaia di persone in Italia affette da una strana malattia, riconosciuta e diagnosticata anche in ambito clinico: si chiama “ludopatia”. In pratica, il povero Gnigno non può fare a meno di scommettere su tutto, ormai il semplice risultato di un incontro di calcio non lo eccita più, cerca emozioni più forti e l’ultima scommessa piazzata è stata su quando il suo idolo calcistico si sarebbe grattato la prossima volta le palle in campo, se in casa o fuori casa, e sul colore del perizoma della sua fidanzata velina nell’ultima foto su Instagram. Ha giocato 50 euro e se azzecca l’accoppiata ne prende 1.250. Indovina la grattata di palle dell’idolo ma, siccome la fidanzata su Instagram non porta le mutande, “il gratta e vinci” dell’idolo non basta, la scommessa non viene pagata e Gnigno perde, come quasi sempre succede, i suoi sudati 50 euro. In preda a rabbia e sconforto e tirando bestemmioni irripetibili all’indirizzo della fidanzata dell’idolo, chiamata nel più gentile dei casi “sorcia smutandata” (il termine sorcia non è quello esatto ma potete ben immaginare come l’abbia definita Gnigno), tira un ceffone al figlio che piagnucola e piazza un calcio in culo (non così perfetto come quello della fidanzata dell’idolo) alla moglie che gli ha portato il caffè troppo freddo. Ed ecco che, laddove altri si sarebbero ingrifati come facoceri alla vista del rotondo culo della velina, lui gli bestemmia dietro.
Quindi esce sbattendo la porta e scende sotto casa nel bar tabaccheria dove, per smaltire l’incazzatura, fuma un pacchetto di Enfisem senza filtro, inizia a bere alcolici giocando ipnotizzato alle macchinette di videopoker “hot casinò pippòn” e “tette & culi a Las Vegas” che lo istupidiscono ancora di più, provocandogli svariate erezioni quando riesce a beccare tris e poker di tette e culi. Dopo un paio d’ore alienanti passate a premere un pulsante e dopo sette calici di tavernello realizza che ha perso altri 50 euro oltre al conto del bar.
Sale a casa, schiaffo di default al figlio e calcio in culo automatico alla moglie. Pensa che probabilmente in settimana si sarà bruciato tutto lo stipendio e si getta vestito a dormire sul letto che domani si lavora… Gnigno è considerato un lavoratore, buon padre di famiglia, è molto rispettato ed ha anche la tessera del partito dei lavoratori e lo stato se lo coccola, insieme a tanti altri come lui, gli ha dato anche l’attestato di gran lavoratore italiota però gli trattiene tutte le tasse sullo stipendio e gli strizza quello che può strizzare in aggiunta. Poi investe quel denaro incentivando il gioco d’azzardo, concedendo licenze a società che martellano Gnigno con pubblicità ovunque su quanto sia bello scommettere, quanto sia bello il gioco d’azzardo, perchè loro sono giocatori e ci tengono ai giocatori come loro, perchè con loro salti, esulti, vinci e vai ai caraibi in un baleno, sei circondato da strafighe in bikini e Gnigno, ormai completamente strafatto ci crede…se lo dice la TV deve essere così…è possibile…domani vincerò, me lo sento, gioco al lotto, enalotto, politic corrotto e gratta il biscotto e scopri se è cotto che farai il botto…
Povero Gnigno, lui neanche immagina che i giochi pubblici, gestiti dallo stato, sono vere e proprie truffe legalizzate, trappole dove il margine che l’amato stato trattiene non è mai al di sotto del 30%, spesso arriva al 60% e nel caso della cinquina al Lotto arriva al 90%…non a caso, infatti, il lotto veniva definito “tassa sull’ignoranza”. Non parliamo poi di bet strabet, bet a mammeta, bet a soreta, planet bet, bet sopra il let e sotto al tet, e via dicendo che non certo sono onlus che fanno beneficenza…

Gnagno è un giovane precario che ha fatto molti lavori, ne sta cercando ancora uno che gli consenta di arrivare a fine mese per pagare le spese, ha una fidanzata che ama e che ricambia il suo amore, non beve, non fuma, non gli interessa la politica, non vota, non segue il TG e non ha nemmeno la tv, non paga il canone, non guarda il calcio, legge libri di filosofia e spiritualità, ha lo stesso cellulare da 10 anni e la stessa vecchia auto da 20 e si rilassa facendo passeggiate nella natura con la sua fidanzata Gnagna. Il perfetto stereotipo, insomma, del ribelle sociale, del parassita da perseguitare, del dissociato disadattato che non riesce ad inserirsi nel gregge dell’apparato statale, un nemico della patria e della nazione.
Gnagno ha il pessimo difetto di pensare con la propria testa e non segue le mode e, sotto questo punto di vista, è più pericoloso del peggior terrorista.
Una bella domenica di primavera, Gnagno e Gnagna decidono di fare una gita al lago con la vecchia auto. Gnagna si sarebbe occupata dei panini e delle birrette mentre Gnagno avrebbe portato un libro di poesie di Baudelaire da leggere insieme ed un pò di erba da fumare per rendere ancor più piacevole la giornata.
Proprio mentre stavano per raggiungere la loro meta una pattuglia della stradale li ferma per un controllo di routine. Ecco che scoprono nel vano portaoggetti dell’auto una bustina con l’erba di Gnagno. Immediata la reazione dei rappresentanti dell’apparato statale di fronte a tale crimine tremendo. Sequestro, segnalazione all’autorità giudiziaria, processo, alcol test, droga test, pippa test e programma di recupero obbligatorio in centri specializzati per due giovinastri scapestrati chiare vittime della dipendenza da stupefacenti perchè è risaputo che la droga crea forte dipendenza, annebbia il cervello e ti spinge a commettere le peggiori nefandezze. Giustizia è fatta!
La gita ormai era rovinata ma Gnagno e Gnagna, consapevoli della situazione del paese in cui vivevano, non se la presero più di tanto, tornarono a casa e fecero l’amore fumandosi l’erba che era rimasta a casa per consolarsi.
Mentre erano a letto abbracciati, sentirono le solite urla dall’appartamento a fianco, quello del signor Gnigno che urlava all’indirizzo di qualcuno in televisione a tutto volume ed appellava con epiteti irripetibili la propria moglie mentre i figli piangevano…chissà perchè…è una così brava persona…

Intervista particolare

Salve, sono un piccolo abitante della Terra… come dice? Non si ricorda cos’è la Terra? Bè posso capirlo di fronte ai Suoi criteri dimensionali, ma è un minuscolo pianetino In fondo a Via Lattea, sulla destra. Mi spiace disturbare, magari è impegnato a creare qualche nuovo Universo o a tappare qualche buco nero che sta distruggendo intere galassie come per noi potrebbe fare una talpa nel prato… lo so non sa cos’è una talpa ma si fidi.
Senta, visto che sono qui, mi piacerebbe farLe qualche domanda e credo che Lei ben abbia le capacità di creare Universi e rispondere contemporaneamente.
Vede, ora che mi trovo qui nella stanza dei bottoni, capisco che noi siamo una razza che se la crede un pò troppo, pensiamo di essere strafighi perchè abbiamo l’Iphone 7 e riusciamo a fare anche le videochiamate, viaggiamo su aerei supersonici e ci ammazziamo l’un l’altro per conquistare un pezzetto di quel pianetino. Lei crede che questo sia giusto? Cioè aveva previsto che fossimo così stupidi? Mi piacerebbe capire perchè, me lo sto chiedendo da anni. Cos’è un anno? Vabbè, lasci perdere, vedo che non ha neanche l’orologio.
Mi sta chiedendo chi è il nostro rappresentante ufficiale? Fino a poco fa c’era un tale Matteo Renzi, ora c’è uno che si chiama Gentiloni. Mi chiede chi è? Guardi, a dire il vero non lo so neppure io, si immagini se lo sa Lei… ma ora capisco che Lei non ha idea della merda in cui siamo ma non gliene faccio una colpa.
Sa, su quell’insulso pianetino c’è persino gente che afferma di essere stata incaricata da Lei di guidare ed istruire le anime dettando leggi che poi neanche loro seguono, Lei ne sa qualcosa? L’impressione che ne ho io è che costoro sono come quelli che si presentano a casa affermando di essere gli incaricati della lettura del contatore della luce o del gas e quando gli apri la porta, entrano e ti derubano di tutto.
Ah, quindi mi sta dicendo che non sa chi siano questi incaricati e che Lei se la sbriga tutto da solo? Chissà perchè lo supponevo.
Mi scusi, ma Lei ha fratelli o parenti che magari sanno qualcosa della Terra o che abitano lì vicino? Glielo chiedo perchè laggiù ci si combatte e si muore da millenni non solo per il territorio, ma anche perchè ci sono popolazioni che credono di essere le uniche a conoscerLa e dicono che Lei avrebbe dettato comandamenti e creato svariati paradisi con fiumi di latte, vergini, e che sia alquanto incazzato con noi dal tempo in cui una tipa di nome Eva Le rubò una mela dal Suo albero in giardino. Ah, mi dice che neanche le piacciono le mele e che non ha mai avuto alberi e tantomeno giardini?
Senta, non vado oltre, ho visto che ha la sala d’aspetto piena. Solo le chiedo di non mandarci qualche asteroide a distruggerci prima del tempo. Ci dia la possibilità di migliorare… magari torno tra un miliardo di anni per sapere come va la vita dalle Sue parti e potrò dirLe se le cose sono finalmente cambiate.

Missione extraterrestre

RZXY234 era un’unità esploratrice del lontano mondo di Mentalia. Situato nella galassia GD (goldendream), a 15 milioni di anni luce dalla Via Lattea, RZXY234, che per comodità terrestre chiameremo d’ora in poi Filù, vezzeggiativo usato dai suoi amici più cari, aveva individuato, nelle sue ricerche, in quella galassia lontana lontana un mondo curioso, i cui abitanti sembravano avere comportamenti davvero strani.
Filù, in quanto emerito capitano esploratore di Mentalia, aveva contatti con miliardi di mondi dell’infinita sfera dell’Universo, ma le caratteristiche di quel piccolo pianeta che i suoi abitanti chiamavano Terra lo avevano incuriosito a tal punto che aveva deciso di farci un salto per rendersi conto di come si strutturasse la vita laggiù.
Ottenuto il benestare dal consiglio dei saggi di Mentalia per il viaggio, Filù preparò la sua astronave a curvatura spaziotemporale che gli consentiva di viaggiare ad una velocità superiore mille volte a quella della luce e selezionò altri due membri del suo equipaggio, i suoi collaboratori più fidati e curiosi che lo avrebbero accompagnato in questa missione esplorativa dall’altra parte dell’Universo.
Si mise in contatto telepatico con Dipiù e Cucù con cui aveva sempre effettuato la gran parte dei suoi viaggi esplorativi e li convocò per il giorno dopo alle 20 ora di Mentalia allo spazioporto.
Approntarono provviste ed una buona scorta di “strizzù”, un liquore tipico del posto che faceva fare sogni felici e rendeva ottimista anche il più burbero dei mentaliani.
Sull’astronave aveva approntato mezzi di contatto con le rudimentali tecniche comunicative della Terra per studiare, durante il viaggio, le usanze ed il linguaggio degli strani terrestri.
Quindi, durante il viaggio, Filù, Dipiù e Cucù, fecero scorpacciata dei programmi televisivi terrestri. Scoprirono ben presto che se non si facevano una buona dose di strizzù, le trasmissioni terrestri erano una palla incredibile, tranne quelle in cui apparivano le indigene un po’ nude. Ben presto si accorsero, dall’alto della loro perspicacia mentaliana, che più un programma aveva tette e culi in vista, più era scarso di contenuti, come se i terrestri prediligessero il senso della vista a quello della comprensione mentale.
Durante la visione di uno di questi programmi, Cucù svenne. Gli altri due membri dell’equipaggio compresero che era accaduto mentre osservava una puntata di una comunicazione che si chiamava “Porta a porta”, condotta da un essere orripilante che sorrideva parlando di disgrazie di suoi simili. Il poverino non aveva retto alla cattiveria di quel mutante che si nutriva della tristezza e delle disgrazie altrui. Intervistava governanti che parlavano un linguaggio incomprensibile e pure sgrammaticato, pensando ai cazzi loro (i mentaliani leggono nella mente) e fantasticando sulle porcherie sessuali che avrebbero voluto fare sulla giovane e truccata psicologa di turno ospite della trasmissione.
Ad un certo punto si sintonizzarono su un breve programma che andava in onda ad ogni ora del giorno e della notte, che i terrestri chiamavano TG.
I mentaliani pensarono che fosse un acronimo per Terra Girevole, vista l’orbita del pianeta in questione e considerato il fatto che si spaziava su notizie che avvenivano ovunque sul pianeta. Ben presto si accorsero che era un qualcosa di molto più subdolo che loro definivano “generatore di paura”, un sottile mezzo per diffondere notizie tendenti a creare un clima appunto di paura ed insicurezza per dominare le deboli menti dei terrestri che, udendo di un attentato avvenuto a migliaia di chilometri di distanza, senza sapere da chi e come, decidevano di non uscire la sera a farsi una pizza sotto casa per paura che il pizzaiolo egiziano gli mettesse una bomba nei pomodori o un veleno nella mozzarella.
I mentaliani continuavano a cambiare frequenza, trovando trasmissioni di uno sport che i terrestri chiamavano calcio in cui 22 giovani in mutande rincorrevano un pallone mentre sugli spalti si accoltellavano e si odiavano profondamente. Poi quiz demenziali dove anche il cane di Filù avrebbe vinto un sacco di soldi terrestri, concorsi di canzoni imbecilli, programmi in cui ingabbiavano qualche decina di coglioni e li spiavano, programmi in cui facevano sfilare giovani femmine terrestri e le numeravano come al mercato delle vacche e tanta altra roba simile.
Avevano appena curvato verso Alfa Centauri (quindi erano quasi arrivati) quando Filù, tracannando l’ultimo sorso di strizzù, disse ai suoi compagni di viaggio: “Oh ragazzi, ma che cazzo ci andiamo a fare su questo pianeta? Qui sono tutti scemi, non c’è nulla da salvare”.
Dipiù e Cucù convennero con il loro comandante e, gettando un occhio fugace sul culo di tale Belèn, che era apparsa come ospite a porta a porta, si riempirono di nuovo il bicchiere di strizzù ed invertirono la rotta…

Una ricetta per Sanremo

Venghino siore e siori, nella povera Italia sta per andare in scena lo spettacolo più miserevole dell’anno… la demenza più clamorosa che forse si contende il posto solo con l’orrore cerebrale di Miss Italia, per mandare in onda quel “panem et circenses” che tanto piace ai nostri governanti per rendere ancora più stupidi i suoi già lesionati cittadini.
Ricetta per una appetitosa trasmissione ammazzaneuroni: Prendi un presentatore mediamente belloccio ed abbronzato, che abbia una discreta cognizione della lingua italiana ed una lingua avvezza alle leccate deretane della corrente di governo dominante; dagli una milionata di Euro e lui ti rimbocca le coperte, ti porta fuori il cane a pisciare ed invita anche a cena tua suocera se serve. Mescola bene il suddetto presentatore con un paio di fighe avvolte nel domopak di abiti scollati con protesi siliconate bene in evidenza, sorriso ebete e magari scarsa conoscenza della lingua italiana per aggiungere quella manciata di riso che da sapore al piatto. Meglio se una è esotico/straniera che fa gaffes a raffica per far ridere gli ebeti spettatori (in questo caso è indispensabile un gran bel culo altrimenti non ride nessuno).
Una volta miscelati questi ingredienti, dosare con attenzione quattro o cinque ospiti internazionali molto costosi, che so, attori di Hollywood che non sanno neanche dove sono e che cazzo devono fare ma sono lì e tanto basta per guarnire e dare sapore al piatto.
A questo punto aggiungere un comico attore di successo che recita, sbraita, canta, dice volgarità, si arrampica dappertutto , si cala i pantaloni e trasmette la sua felicità agli ebeti spettatori canonepaganti perchè lui si è fottuto una mezza milionata di euro per un quarto d’ora (soldi loro) e li ha presi per il culo (ci credo che se la ride).
Dosare in parti uguali una dose abbondante di cantanti, tra adolescenti perfetti sconosciuti, tatuati in faccia, orfani e mezzi drogati che si giocano una roulette russa alla Highlander (ne resterà soltanto uno, gli altri torneranno a cantare nelle bettole di quartiere o al festival dell’unità) e semidisperati che non calcano i palcoscenici dai tempi di “grazie dei fior” di Nilla Pizzi che rivedi imbalsamati con improbabili parrucchini multicolori e credi abbiano fatto un patto col diavolo.
A questo punto è indispensabile, per la riuscita perfetta del piatto, un autore, cantante, attore o qualunque cosa va bene purchè sia polemico ed incazzoso che se la prenda con Trump, con l’Isis, col terremoto, con Maga Magò, con i precari o con le Poste. L’importante è che dia quel tocco di piccante che risvegli il culo sopito degli addormentati spettatori affinchè falsamente si indignino, magari donando un euro col cellulare alle vittime del terremoto e sono tutti contenti e più buoni. Quel tocco social-falso che è indispensabile per una trasmissione del cazzo che si rispetti.
Da non trascurare, la possibilità di far sentire “importante” il pubblico ebete, dando la possibilità di effettuare il voto da casa, spendendo una decina di euro di telefonata per dare una preferenza che non verrà tenuta in alcun conto per la gioia delle compagnie telefoniche e delle case discografiche che tanto hanno già deciso chi vince, alla faccia dei coglioni che guardano la trasmissione.
Lasciate cuocere in TV per quattro giorni a canale fisso, mettetevi a 90 gradi ed ecco che al sabato notte avrete un piatto che non dimenticherete perchè vi ha rubato sogni, soldi e tempo che avreste potuto impiegare magari leggendo un buon libro, andando a cena con chi amate o dedicarvi alla vostra famiglia… anche le carezze al cane vanno benissimo.

Storia di Stivalia

Nel Paese di Stivalia, un paradiso circondato dal mare, era sempre vissuto, fin dalla più remota antichità, un popolo che aveva capacità abbastanza superiori alla media mondiale. Agli inizi della storia aveva governato il mondo intero, aveva costruito opere maestose, creato opere d’arte invidiate da tutti, aveva fatto scoperte scientifiche frutto di ingegno e fantasia senza pari e tutti i regni della terra avevano cercato di accaparrarsi quelle menti geniali provenienti dalla magica terra di Stivalia. C’era una certa libertà di pensiero e le idee fiorivano libere ovunque; chiunque avesse avuto un’ideologia da promuovere, allora Stivalia era la sua casa. Così ci furono geni che fecero progredire il Paese ma anche loschi figuri che attecchirono anch’essi come la gramigna facendo da contrappeso alle idee di libertà.
Il guaio di un Paese troppo libero è che ci puoi trovare di tutto, dalle rose alle ortiche, alle piante velenose.
In questo clima arrivò un’orda di gentaglia che si era messa in testa di governare il mondo delle anime terrene… se arrivava anche del godimento materiale, bè sarebbe stato ancora meglio, chissenefrega di sti imbecilli del popolo, e quindi Stivalia vide proliferare la casta dei “vestaglioni portasfiga” una congerie di Papi, antipapi, vescovi e santi, e parroci pedofili e busoni che pretendevano di dettare “legge al gregge” (slogan molto in voga tra i vestaglioni) e dire cosa era giusto e cosa era sbagliato, tutto naturalmente a modo loro. Se si seguivano le regole, ci sarebbe stato il night club “paradise”, con figa eterea, pavimento nuvolato e passeggiate nei prati celesti dalla mattina alla sera senza fare un cazzo sotto il sole perché la notte non scendeva mai… essaichepalle… se si cagava fuori dalle regole si andava all’inferno… salvo non spiegare bene cosa fosse l’uno e cosa fosse l’altro perché nessuno c’era mai stato e probabilmente non gliene fregava un cazzo neanche a loro.
Iniziarono le leggi, i comandamenti… non trombare, non rubare, non desiderare, non farti le pippe, non leggere se non quello che ti diciamo noi, non peccare di gola, vai qui, vai lì, lavora come una bestia, onora questo, onora quello, prega sei ore al giorno, insomma dalla libertà assoluta dei vecchi tempi si era arrivati a non poter fare più un cazzo che ci piacesse.
Furono secoli bui, se non obbedivi non aspettavano che morissi per andare all’inferno ma ti ci mandavano loro da vivo, magari accendendo un bel falò e gettandoti sopra tanto per abituarti alle fiamme eterne fin da subito. Erano tutte creature del demonio…. poi abbiamo scoperto che il demonio è stato assolto da quelle accuse infondate perché lui non si sarebbe mai abbassato a tanto… ha una certa dignità che a quella gentaglia manca.
Ma le menti libere di Stivalia tennero duro ed un paio di secoli fa sfancularono i vestaglioni e li relegarono in un piccolo territorio da cui però continuano a scassare i maroni ancora oggi, anche se molto di meno perché non se li caga quasi più nessuno.
Ma il danno ormai era fatto, la grandezza di Stivalia era compromessa. Tutti quei secoli di oscurantismo avevano danneggiato la mente delle persone, avevano tolto brillantezza, libertà ed estro e reso tutti un po’ pecoroni.
Approfittando della desolazione cerebrale, una nuova casta Stivalica non si fece sfuggire l’occasione di sostituire il potere dei vestaglioni portasfiga, alleandosi con loro per razzolare il residuo potere che ancora restava ma che poteva essere usato non per gestire le anime bensì i portafogli delle persone.
Il capostipite di questa nuova casta nefasta fu un tale gobbo andre8, che appariva viscido e brutto come un prete mancato e che riuscì nell’intento di unificare i vestaglioni ed un altro club che andava forte in quel periodo. Costoro erano un po’ riservati e schivi e quindi si definivano “cosa nostra”, in altre parole “fatevi i cazzi vostri”. Il gobbo Andre8 regnò su Stivalia per decenni, si narra che avesse sconfitto a scacchi (barando) anche la nera signora e dunque non moriva mai. A lui si ispirò una congerie di nani politici che cercarono invano di emularlo senza riuscirci, riuscendo però a rubare abbastanza al povero popolo impecoronito di Stivalia. Comunque c’era ancora intelligenza e cervello (nel bene e nel male), poi sparirono anche quelli fino ad arrivare ai giorni nostri in cui trovare un governante col cervello e che azzecchi tre congiuntivi di fila è diventata un’impresa ardua.
E quindi siamo qui oggi, in un deserto cerebrale in cui il popolo aspetta Sanremo, le partite di calcio, la pensione e legge biografie di calciatori analfabeti. E’ ovvio che anche un lupo rincoglionito, zoppo e cieco riesce a mangiare pecore drogate…
Ma io spero sempre che Stivalia possa tornare ai fasti di un tempo perché ci sono tante persone a cui tutto questo non sta più bene… basta avere fiducia!

Storia di un Cristiano Qualunque

Ohi, soy espanol, me gusta el futbòl, e aquí in Italia es la patria del futbòl: yo soy Cristiano Qualunque y quiero far feliz todos los tifosos que adoro. Es un suegno estar aquí…me danno una paquada de dinero por tirar calci al balón y soy feliz… (questa la tagliamo…parole dell’intervistatore)
“Queste le prime parole in italiano stentato che il bomber fenomeno Cristiano Qualunque ha pronunciato al suo arrivo alla Grullentus, che ha sborsato ben 4000 fantastiliardi per assicurarsi le prestazioni del fenomeno catalano”.
Al suo arrivo all’aereoporto di Pensamal c’erano 5000 idiot…ehm tifosi in delirio che hanno accompagnato con urla estatiche le parole del Qualunque.
“Señor presidente, gracias por la fiducia (y por el dinero), dígame donde estás una discoteque que tengo gran voglia de trombàr”.
“Ehm..Cristiano, vabbè che siamo in Italia ma almeno inizia a giocare e poi magari pensi a divertirti”…
“Ah, ma mi compañeros me dicen che aquí prima se tromba poi se trabaja”.
“Vabbè, vabbè ma non lo devi dire in pubblico, qui abbiamo preso tutti per il culo e credono che bisogna lavorare prima di divertirsi, altrimenti come faremmo a darti 4000 fantastiliardi se non avessimo preso per il culo milioni di tifosi? Mica so soldi nostri, altrimenti col cazzo stavi qua, eri a pascolare las pecoras in Catalogna”….
“Puerca vaca, tienes rajon, es mejor que me estoy silente y non dico più cazadas…ma donde se tromba aquí?”
“No te preocupe, tu primero de todo tienes que decir che ami los tifosos, que son toda la tu vida, que el mister es especial ed el presidente es magico, son todas cazzatas ma se non le dici qua non magnamos nè noi né tu…del resto te avemos acquistado por tu fulgida intelligenza….ehm”
“allora dedico mi gollazos a los tifosos che me amano”
“cazzo, questo è più intelligente degli altri, ha capito subito…gli altri ci mettono anni”
“Tu mi dici quello che devo fare ed io lo faccio”
“Merda, ha già imparato l’italiano e parla come Pino la lavatrice, questo vince il pallone d’oro”.
“Chiedo l’adeguamento del contratto, una villa al mare e zoccolas a go go”
“Ok, chiama quel ciccione ingordo del suo agente, questo lo rifiliamo agli sceicchi per la prossima stagione, non sappiamo se è davvero bravo…ma è intelligente e di uno così non sappiamo che farcene”…

I cancelli del cielo

La dottrina cattolica, a mezzo di tutti i suoi esponenti più autorevoli, ha sempre propugnato la teoria che, dopo la vita terrena, se un uomo avesse osservato, durante quest’ultima, i precetti del cristianesimo alla lettera, avrebbe varcato i cancelli del paradiso, ivi guadagnandosi la vita eterna. In caso contrario, sarebbe marcito all’inferno.

Ora, siccome le chiavi del cancello sono affidate a San Pietro, lo stesso venne messo a capo del corpo di guardia in uniforme bianca a smistare i nuovi arrivi. Lui era l’unico residente in loco, in quanto gli altri due, uno addetto alla sbarra, l’altro di vedetta, erano due precari presi a tempo determinato dalle liste di collocamento del purgatorio.

Si iniziò quel giorno, al mattino, con l’arrivo di un pullman di bambini passati a miglior vita senza essere stati battezzati e qui il buon Pietro, romanaccio buontempone, va subito in crisi: “aho, basta a fà caciara, nun ve posso fare entrà, disse al più grandicello che sembrava il capo comitiva. “Qua le regole sò precise e poi rischio che me sfasciate tutto. Eh o’ sò che siete anime innocenti ma qua dobbiamo rispettà le regole altrimenti nun ce se capisce più gniente. Su su, annate a smaltì er peccato originale ner limbo, saranno una decina di anni luce…dopo Sirio, prendete la seconda stella a destra”… e i bimbi mestamente se ne vanno.

Ma ecco che arrivano due tizi vestiti con un sari bianco, quello davanti è magro, calvo ed ha degli occhialini di metallo cerchiati. Quando arrivano al gabbiotto dice a Pietro: “Siamo indù” E Pietro sghignazzando: “Eh o vedo che siete indù, so contare… Ma tu chi sei?”

“Sono il mahatma Ghandi, l’apostolo della non violenza”.

“Ah, apostolo? Però all’ultima cena der fijo der capo mica t’ho visto sa? Ma te sei battezzato?”

“Cos’è il battesimo?”

“Ok a Ghà stai a fa o spiritoso? Nun te posso fa passà a te e l’amico tuo…ho già mannato ar limbo un pulman de pischelli, figurate se faccio passà a voi”…nnnamo va…”

Subito dopo arrivano altri due anziani con capelli bianchi in tunica che camminano con aria solenne. Giunti al cancello, Pietro li ferma e chiede chi siano secondo procedura.

“Siamo Socrate e Platone, ci hanno dato questo indirizzo dove avremmo trovato tutte le risposte ai nostri interrogativi”

“Questo è er paradiso dei cattolici, ah belli…siete battezzati?”

“Cattolici? E che roba é? Una squadra nuova? Mai sentiti nominare… ai nostri tempi non esistevano”

“Annamo bene… allora ve ne dovete annà…qua, se non siete soci, nun se – pò – entràààà… ma che ve pensate che stamo a pettinà i cherubini qua?”

E così mestamente anche i due filosofi tornano indietro.

Ed ecco che si avvicina un uomo in armatura e veste crociata.

“Ahhhh” fa Pietro, “finalmente un socio. Come te chiami?”

“Sono Goffredo di Buglione, capitano della prima crociata contro gli infedeli musulmani e ne uccisi a migliaia!”

“Uccisi? Tu hai ucciso? Allora a morè nun te posso accettà… er comannamento dice non uccidere, quindi aria… anvedi questo, uccide migliaia de persone e c’ha pure la faccia de presentasse qua!” E si allontanò fischiettando “Un capitanoooo c’è solo un capitanoooo” chiaramente inneggiando ai colori giallorossi ed a Francesco Totti per il quale i tempi non erano ancora maturi.

Ma ecco che si avvicinano due uomini, di cui uno un pò sovrappeso avvolto in un alone di luce con una fiamma che gli ardeva in testa… “Salve Pietro, sono Siddharta Gautama, il Buddha, il risvegliato e colui che mi sta accanto è il saggio Confucio”.

” Con…chi? O’ vedo che sei sveglio, ma siete anche battezzati?”

I due restano un attimo interdetti non comprendendo di cosa stesse parlando, per cui cercano di spiegargli le filosofie del Tao e dell’ottuplice sentiero ma Pietro, che a sua volta non capisce, non vuole sentire ragioni e li liquida: “Io l’ottuplice sentiero o’ vedo quanno me spacco de vino…tacci tao… Annate a provà ar Purgatorio che là se entra a coppia… ma pensa te… che gente”.

Ecco quindi arrivare tutta una schiera di persone in abiti talari che, con passo spavaldo, stanno per entrare salutando Pietro ed ignorando il blocco. Il primo scavalca la sbarra e fa “Ciao Collega, come va?”

“Ahò ahòòòòòòò… Collega? Ma chi te conosce….. ndo nnate? Chi siete?”

“Ma come chi siamo? Siamo i Papi del passato e siamo i rappresentanti sulla terra del Capo Supremo”.

“Tu aspetta qua e voi nun ve movete!” Pietro resta un attimo interdetto quindi si reca nel gabbiotto e chiama Dio chiedendo lumi su cosa fare alla luce di quello che gli era stato detto. Dopo un pò riattacca il ricevitore e si rivolge a quel folto gruppo: “Er principale ha detto che nun ha mai nominato nessun rappresentante perchè ce mancherebbe che deleghi a qualcuno il da farsi sulla terra coi casini che state a fà, quindi aria! Sciò…smammare!”

Alla fine del turno Pietro raggiunge Dio nelle sale del paradiso sconsolatamente vuote, senza nemmeno un’anima che fosse una, mette su il solito DVD “Il paradiso può attendere” e gli fa:

“Capo, sò millenni che arrivano ai cancelli miliardi di anime e non facciamo entrà nessuno, nun sarà er caso de cambià un pò le regole?”