Storia di Peppe e Fritz, fratelli d’Europa

Gennaro Caccavella era il più simpatico e prestante bagnino della spiaggia di Cesenatico ai tempi del dopoguerra. Dal momento che era alto, moro e con gli occhi verdi, raccontava a tutti che era nato a Bolzano, nascondendosi a tal fine dietro il nomignolo di “Genny il bello”, con cui era solito farsi chiamare. Solo la completa visione della segretissima carta d’identità del nostro Genny avrebbe tradito le sue inequivocabili origini meridionali.
In un assolato pomeriggio settembrino, il nostro italico bagnino stava facendo l’ennesimo giro di perlustrazione della spiaggia romagnola, più per dare una interessata occhiata ai centimetri di pelle esposti dalle turiste tedesche che per verificare che nessuno fosse in pericolo di vita a causa del mare, visto che per morire nell’acqua di quel tratto di riviera doveva venirti un infarto piuttosto che essere travolto dagli inesistenti flutti di acqua salmastra non più alti di dieci centimetri che non avrebbero fatto paura neanche ad un gatto.
Sotto l’ultimo ombrellone a spicchi bianchi e blu del territorio di sua competenza, Genny notò due giovani ed avvenenti bionde che parlavano tra di loro distese sulle sdraio con una birra in una mano mentre con l’altra si schermavano gli occhi a protezione del sole che aveva iniziato la sua discesa verso l’orizzonte.
L’italico stallone fece scattare la reazione automatica tipica di quella situazione che consisteva nel “petto in fuori e pancia in dentro” con lieve contrazione dei muscoli addominali e si avvicinò con passo felpato alle due bellezze, pronto ad attaccare discorso attingendo al suo repertorio di rimorchio balneare e forte della sua posizione di autorità spiaggistica, sancita dalla bianca scritta “bagnino” su entrambi i lati della sua canottiera rossa.
“Buongiorno gentili signore, spero che vi stiate godendo una bella vacanza qui al nostro lido “bella Italia”. Se avete bisogno di qualsiasi cosa, io sono qui a vostra completa disposizione. Mi chiamo Genny, siete arrivate da poco? Non vi ho mai viste qui da noi.”
“Scusare noi” disse quella delle due che piaceva di più al nostro bagnino, “noi no italiane, venire da cermania e parlare poco vostra lingua, no capito”.
Genny, nel corso della sua esperienza sui litorali di quelle zone, aveva avuto spesso a che fare con i turisti tedeschi (sarebbe meglio dire “turiste tedesche”) ed aveva imparato quindi ad intavolare il minimo sindacale della conversazione che gli garantiva, il più delle volte, una conoscenza più “approfondita” delle sue interlocutrici. Con i suoi modi gentili e garbati che lo rendevano affascinante, si accovacciò sulle proprie gambe e scambiò un pò di chiacchiere con Erika e Brigitte (questi i loro nomi) che parvero gradire la sua compagnia, specialmente Brigitte che era stata la prima delle due a rispondergli. Dopo una decina di minuti, consapevole che stare lì a parlare non era conveniente né per il suo lavoro, né per le sue gambe che iniziavano ad intorpidirsi, né tantomeno per la rodata tecnica rimorchiatoria che consigliava un tempo il più possibile limitato durante il primo approccio per non apparire fin da subito troppo invadente, si congedò dalle due teutoniche bellezze non prima di essersi assicurato che sarebbero ritornate su quella stessa spiaggia anche il giorno successivo.
Da quel primo, fortuito approccio in un angolo di un mondo che stava cercando a fatica di dimenticare gli orrori di una guerra ancora troppo vicina nei ricordi di tutti, nacque una grande passione ed un grande amore tra il nostro italico Genny e la bionda tedesca Brigitte. Si era verificato un riallineamento di due figli appartenenti a due Paesi martoriati dalla scelleratezza dei loro folli governanti che avevano scoperto, qualora ce ne fosse stato il bisogno, che l’amore non conosce confini di nessun genere e che non si ferma davanti a nessuna delle barriere materiali o linguistiche frutto degli artifici del genere umano.
Italia e Germania si stavano risollevando insieme, così come i loro figli Genny e Brigitte stavano iniziando a costruire qualcosa insieme che, si sperava allora, sarebbe durato a lungo.
Dalla loro unione, inizialmente ricca di entusiasmo e di felicità, nacquero anche due gemelli belli ed intelligenti. Giuseppe, detto Peppe, tutto suo padre, e Fritz, più vicino come carattere e caratteristiche fisiche a mamma Brigitte.
Ma si sa che molto spesso l’amore di coppia è soltanto un inganno della natura inscenato per garantire la continuità della specie e Genny e sua moglie non sfuggirono a questa dura legge. Se poi ci si aggiunge anche una differenza di fondo dovuta a cultura ed ambiente di provenienza differenti, allora ecco che il piatto del fallimento matrimoniale è servito, cotto a puntino.
Con grande civiltà e con un senso di amicizia che si erano ripromessi di mantenere costante al posto del loro antico amore, decisero, di comune accordo, di proseguire il resto delle loro vite ognuno per la sua strada alla ricerca di nuovi stimoli quando i loro due figli erano ormai adulti e pronti ad affrontare tutti gli imprevisti che il mondo avrebbe messo loro di fronte.
Genny aveva lavorato duramente per offrire un solido futuro alla sua famiglia e, nel periodo di amore ed armonia che era durato abbastanza a lungo, era stato pienamente supportato dalla sua Brigitte che aveva saputo infondergli la tenacia e l’organizzazione germanica complementare all’estro ed alle idee, spesso geniali, del nostro italico Gennaro.
Fu così che l’azienda di servizi da loro fondata su innovative ed organizzate trovate commerciali, frutto del loro complementare ed efficace lavoro di squadra, si sviluppò a tal punto da arricchire in maniera considerevole la famiglia Caccavella. I rapporti con i clienti e le idee per lo sviluppo erano tutti made in Gennaro, mentre la contabilità ed i rapporti con fornitori e tutto ciò che riguardava i numeri e l’organizzazione dei dipendenti erano sotto la supervisione impeccabile di Brigitte. Tutto filò liscio per anni, con l’azienda che funzionava come un orologio, facendo lievitare il patrimonio e la soddisfazione di tutta la famiglia sfruttando i rispettivi punti di forza.
Ma quasi sempre il destino ha, per ogni essere umano, dei progetti completamente diversi dai desideri immaginati o espressi. Genny e Brigitte, allorquando il tempo logorò come una goccia d’acqua sulla roccia la loro unione, presero, di comune accordo, la decisione di separare le loro vite, per cui misero al corrente i loro due figli che quella sarebbe stata la decisione migliore per tutti e chiesero se entrambi avessero la voglia e l’intenzione di portare avanti l’azienda di famiglia.
Peppe e Fritz, che da ragazzini erano sempre andati molto d’accordo quando c’era da divertirsi e giocare, furono però concordi nel declinare la proposta dei loro genitori in quanto avevano altri progetti e desideri per il loro futuro personale e professionale. I loro genitori, quindi, divisero equamente l’intero patrimonio familiare tra i ragazzi e mantennero per ognuno di loro quanto bastava per vivere il resto della loro vita in modo libero e dignitoso.
Peppe era, tra i due, il più estroso, impulsivo, ai limiti dell’irrazionalità, e se c’era qualcosa di nuovo da sperimentare, lui era sempre in prima fila. Non molto accorto nell’uso del denaro, amava mettersi in mostra per i suoi bei vestiti o qualunque cosa fosse all’ultima moda. Dotato di una fervida fantasia, era sempre lui che trovava la soluzione a problemi all’apparenza irrisolvibili. Le donne e gli amici erano i suoi passatempi preferiti.
Fritz, in quanto ad intelligenza, non era certo inferiore a suo fratello gemello, ma emanava una diversità caratteriale profonda quasi quanto i caratteri somatici che contraddistinguevano i due. Alto, biondo e con gli occhi chiari come sua mamma, Fritz era un concentrato di razionalità. Grande analizzatore, sempre molto riflessivo quando c’era da prendere qualunque decisone, coltivava in maniera quasi maniacale il suo miglioramento personale badando agli altri solo in modo marginale, sia sotto il punto di vista fisico che quello intellettuale, andando in palestra quasi ogni giorno e leggendo avidamente i grandi autori letterari e filosofi della storia tedesca.
Quando ricevevano la paghetta o, in generale, regali in denaro per il compleanno o per Natale, Peppe quasi sempre dilapidava tutto nei locali o in feste con gli innumerevoli amici e nuove ragazze offrendo da bere a tutti oppure acquistando sneakers all’ultima moda o in genere capi di abbigliamento griffati. Fritz, al contrario, risparmiava tutto quello che poteva e si curava poco delle apparenze modaiole del momento. Preferiva “investire” i suoi guadagni giovanili in libri e palestra, il resto lo metteva da parte.
Era normale, quindi, che Peppe fosse sempre ricercato da tutti, mentre Fritz veniva guardato con più diffidenza e sospetto.
Non era infrequente che Peppe, a causa della sua indole spendacciona, rimanesse a secco di denaro per cui, se ne aveva bisogno per i suoi divertimenti e spese voluttuarie, lo chiedeva in prestito a suo fratello con la solenne promessa che glieli avrebbe presto restituiti. Qualche volta succedeva, ma il più delle volte i soldi non tornavano indietro.
Allorquando giunse il momento della separazione dei loro genitori, il rifiuto comune della prosecuzione dell’attività commerciale di famiglia, determinò di conseguenza anche la separazione delle strade dei due gemelli. Come i loro genitori, anche Peppe e Fritz decisero di andare ognuno per la sua strada.
Genny e Brigitte fecero in modo che il cospicuo patrimonio di famiglia venisse equamente suddiviso tra i gemelli, i quali avrebbero così potuto disporne a loro piacimento per il loro futuro personale e professionale.
Una ulteriore parte del patrimonio della famiglia Caccavella fu utilizzata nella creazione di un fondo patrimoniale intestato ad entrambi, una sorta di “salvagente” per casi di emergenza estrema che avrebbe funzionato da ammortizzatore patrimoniale nel caso in cui uno di loro, o entrambi, si fossero trovati, un domani, in cattive acque.
Il posato Fritz, dopo aver sposato una ragazza di Francoforte, si trasferì in quella stessa città, destinò gran parte dei suoi averi in oculati investimenti e, una volta conseguita la laurea in economia, ed un paio di master in gestione patrimoniale, ebbe, da solo, capacità e conoscenze per veder crescere il suo potere economico di anno in anno.
Il più frivolo Peppe, invece, rimase un single incallito, senza molta stabilità sentimentale e di idee, e preferì investire gran parte dei suoi averi in un ristorante di lusso ed uno stabilimento balneare per VIP su quella stessa riviera sulla quale la storia della sua famiglia aveva avuto inizio.
I due fratelli rimasero comunque in buoni rapporti negli anni che seguirono e certe volte, rispolverando l’antico vizio, Peppe, ogni tanto chiedeva aiuti economici a Fritz in quei casi in cui gli occorreva un pò di liquidità immediata, non volendo attingere al “Fondo salvafratelli” che restava vincolato ai casi di effettiva ed improrogabile emergenza. “Il tedesco”, questo era il nomignolo che Peppe aveva dato al fratello gemello, quasi mai negava il favore richiesto, non mancando però di fargli benevolmente la solita paternale sul suo stile di vita, invitandolo sempre a “mettere la testa (e le finanze) a posto”.
Durante un inverno che sembrava uno come tanti, il mondo intero fu colpito da una terribile pandemia che fece un gran numero di vittime tra la popolazione e colpì in maniera pesantissima l’economia internazionale, dando il colpo di grazia a certi settori produttivi, primi fra tutti, quelli della ristorazione e del turismo.
Facile immaginare quale, tra i nostri due fratelli, fu quello che subì le conseguenze più devastanti di questa inaspettata e tragica situazione.
Ristorante e stabilimento balneare fallirono e Peppe, già fortemente indebitato a causa dello stile di vita che aveva sempre tenuto, ben superiore alle sue effettive possibilità, fu costretto a svenderli per un prezzo di gran lunga inferiore al loro valore effettivo. I suoi folli progetti ed il desiderio sfrenato di una bella vita, lo avevano spinto ad accordi poco leciti anche con la malavita, a cui accettava di riciclare, con le sue attività commerciali, il denaro sporco, in cambio di visibilità e clientela VIP. Quella stessa malavita, nella condizione difficile del blocco forzato di mesi del Paese, non si lasciò sfuggire l’occasione di rilevare i terreni, gli edifici e le licenze che erano appartenute a Peppe in cambio della cancellazione di una parte dei suoi debiti.
Chissà perchè, il buon Peppe non si meravigliò neanche più di tanto quando venne a conoscenza che l’operazione appena descritta fu organizzata e gestita, per conto del crimine organizzato, da uno dei suoi più cari amici d’infanzia.
Il gemello “italiano” si ritrovò quindi in mezzo alla strada, senza un centesimo ed ancora fortemente indebitato con persone con cui non era molto salutare essere in debito.
L’unica alternativa per sopravvivere era quella di accedere al fino ad allora inutilizzato “fondo salvafratelli”, ma, per potere operare su quel fondo, aveva bisogno del necessario benestare di suo fratello Fritz.
Ancora una volta contattò il suo gemello “tedesco”, ed in una videochat dai toni drammatici gli disse che aveva bisogno non solo della sua parte della riserva disposta dai genitori a garanzia di entrambi, ma anche di un cospicuo prestito personale a fondo perduto o, in alternativa, che Fritz gli concedesse l’intero importo del fondo in questione per far fronte alla sua drammatica situazione economica.
Il suo gemello di Francoforte, con la flemma che lo aveva sempre contraddistinto, ascoltò impassibile le sfuriate di Peppe, che alternava ferventi implorazioni a neanche tanto velate minacce, rammentandogli continuamente che erano sempre una famiglia e che solo restando uniti avrebbero fatto felici i loro ormai vecchi genitori.
Fritz pensava che, pur essendo davvero figli degli stessi genitori biologici, per di più gemelli, non potevano esistere al mondo due persone più diverse tra loro non solo per l’aspetto fisico, ma anche e soprattutto per carattere, abitudini e temperamento. Questa volta decise di restare inflessibile e, pur acconsentendo allo scioglimento e conseguente divisione del denaro presente sul Fondo “salva fratelli”, non cedette di un millimetro e rifiutò ogni altra richiesta economica di suo fratello che avrebbe forse, solo in quell’occasione, imparato sulla sua pelle cosa significava essere accorto e previdente sotto il punto di vista patrimoniale, etico e morale.
Cinismo avveduto contro incosciente superficialità. Nasce come una storia di altri tempi ma potrebbe benissimo essere una storia dei nostri giorni…

9 comments

  1. Complimenti Gi una bella storia attuale in tutto e per tutto.
    Friz avrebbe potuto sì, cercar di far molto tempo prima la paternale al Peppe, ma non sarebbe servito a niente! Chi non vuol ascoltare non ascolterà mai, e lo dico per esperienza personale. Da buona genovese, (non tirchia come molti amano additarci ma parsimoniosa) ho cresciuto i miei due figli (femmina e maschio) insegnando loro il valore del denaro, a saper amministrarlo, e a capire se una cosa aveva il giusto rapporto qualità-prezzo. Stessi insegnamenti, stesse lotte, ma hanno fatto presa molto di più nella testa della femmina che in quella del maschio.

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