Gatto

Ho preso da poco un gattino nero di nome Yoda che si è letteralmente impossessato di tutta la casa.
Il nome è derivato dalla mia sfrenata passione per l’omonimo personaggio della saga di Guerre Stellari e dovuto, inizialmente, allo strano modo in cui tiene le orecchie, quasi mai diritte ma orizzontali, proprio come il gran maestro Jedi.
Ma è bastato poco per convincermi che il nome fosse azzeccato non solo per le sue orecchie ma anche per il fatto che mi sta facendo rendere conto che è davvero un “maestro” da cui apprendere.
Un animale si accoglie in casa per la compagnia, per giocare con lui quando ci va, “esigendo” che lui sia sempre pronto a farlo, insomma se, come quasi sempre accade, non ci sforziamo di adattarci ai nostri simili umani figuriamoci se lo facciamo con i nostri animali.
Il cane è quello che più si è “piegato” a questa esigenza umana ed ha stabilito un patto diabolico con gli esseri umani. Assistenza e cibo in cambio di obbedienza incondizionata ed è per questa ragione che resta il più amato tra gli animali da compagnia, da lavoro o da difesa, a seconda della razza. L’essere umano è di natura infedele ma ama l’altrui fedeltà.
Il gatto è un essere misterioso, indipendente, pigro e sfuggente, praticamente tutto il contrario del cane e, probabilmente per queste sue caratteristiche, ha avuto un peso molto più preponderante nelle fiabe, leggende e nella letteratura di quanto non lo abbiano tutti gli altri animali messi insieme. Sono gli animali preferiti di quelli che vengono definiti “poeti maledetti” come Bukowski o Baudelaire e le antiche civiltà, prima fra tutte quella egizia, lo hanno elevato addirittura al rango di divinità.
Bene, se cercate obbedienza e sudditanza, occhi dolci e coccole a gettone lasciate stare i gatti.
Ai cani si insegna e questi, col tempo, apprendono ciò che noi chiediamo che loro facciano; con i gatti non funziona, loro non apprendono non perchè non siano in grado di farlo, anzi, ma perchè siamo noi a dover apprendere da loro e quindi il ruolo, rispetto al cane, è invertito.
Il gatto è maestro nell’arte di dipendere da qualcuno senza privarsi della propria indipendenza…pensate a quanti vorrebbero vivere una vita di coppia o familiare così senza riuscirci…
Questo straordinario felino è poi dotato di un intuito ed empatia del tutto unici grazie alla sua straordinaria capacità di percepire e cogliere anche i segnali più nascosti e le vibrazioni più sottili. Spesso si fermano ad osservare qualcosa che loro vedono ma che è invisibile ai nostri occhi e questo è inquietante.
Notate la differenza nel loro sguardo, è un’osservazione attenta, profonda, nulla a che vedere con lo sguardo adorante di un cane che ci piace tanto, anzi è qualcosa che quando è prolungato ci mette quasi a disagio, come se fosse in grado di leggerci dentro, una specie di finestra da cui un essere misterioso ci osserva in silenzio. Una leggenda irlandese infatti afferma che gli occhi di un gatto sono finestre che ci permettono di vedere dentro un altro mondo.
Un cane non salterà mai nei punti più alti della casa, resterà lì acquattato ai nostri piedi o, se glielo concederemo, al massimo sul divano. Il gatto non ama guardare dal basso in alto ma vuole avere un punto di osservazione privilegiato, più alto, per osservare tutto e tenere la situazione sotto controllo perchè si sa, anche lo stratega più impreparato sa che l’altezza è il punto da cui si domina la situazione. Da lì guardano tutti dall’alto in basso ed è forse per questa ragione che odiano gli uccelli.
Se noi umani imparassimo ad osservare il nostro prossimo con la stessa calma e attenzione con cui il gatto guarda noi, ci regaleremmo l’opportunità di conoscere gli altri non solo per quello che dicono o fanno ma per quello che realmente sono.
Allo stesso modo se imparassimo ad analizzare il mondo con la sua stessa curiosità e intelligenza, la nostra creatività e ingegno ne ricaverebbe un sorprendente beneficio.
Il gatto, infatti, non ha fretta di capire. Si concede tempo e studia i dettagli. E raramente sbaglia.
Il gatto è un animale domestico che non si può addomesticare, non riconosce l’autorità dell’uomo perché all’obbedienza ha sostituito il rispetto: se accetta una regola o risponde a un richiesta è solo perché lo vuole, su di lui obblighi e costrizioni non sortiscono il minimo effetto.
Come disse qualcuno, “I gatti non obbediscono al padrone per cause evolutive. Se discendeste dalle tigri, nemmeno voi ubbidireste ai pronipoti delle scimmie” oppure, altra bellissima battuta, “i gatti hanno sempre quell’espressione di chi ha letto Kant e l’ha capito”.

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