Il mestiere dell’anima

Il lavoro. Questo concetto così frainteso, rincorso, desiderato, amato, odiato, atteso…forse nessun’altra parola della nostra lingua è in grado di scatenare sensazioni così diverse l’una dall’altra. L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro…bum!
Spesso si spende più denaro per ottenere un titolo di studio che poi non ti garantisce nemmeno che tu riesca a rientrare delle spese sostenute per ottenerlo, ma un lavoro è il sogno di tutti. Sogno di tutti? ma è davvero così?
Il lavoro è un pò come l’amore di coppia. Da giovane lo insegui con ardore e ti senti arrivato quando lo raggiungi e poi ti impegni, passi notti insonni perchè credi che ti ricambi quello che tu gli stai dando, insomma sei stanco ma felice.
Da adulto, mano a mano che il tempo passa, inizi a stancarti, se non addirittura ad odiarlo, a sentirlo come una costrizione che ti sottrae libertà, un pò perchè ti ci sei abituato e si sa che l’essere umano si stanca presto, un pò perchè dentro senti di avere spazio per “qualcos’altro”, un qualcosa che inizia a bussare sempre più forte al tuo cuore.
E, se è vero che va così, forse nell’amore e nel lavoro c’è qualcosa che non abbiamo ancora capito bene come funziona.
Restando al tema lavoro, ritengo che l’errore risieda nel fatto che la maggior parte dei lavori di oggi non sono quasi mai la libera espressione delle reali capacità di chi lo svolge o, peggio ancora, dei suoi nascosti sogni e desideri.
Quando si chiede ad un bambino piccolo cosa vuole fare da grande, lo si fa per sorridere alla sua risposta, aspettandosi i classici stereotipi infantili del pilota di formula 1 o di aerei, dell’astronauta, del pompiere, dell’infermiera o del cuoco. Forse, però, questo succedeva un pò di tempo fa, quando i bambini erano ancora “liberi”. Oggi i bambini sono già indottrinati ad ambire a professioni sociali tramandate in famiglia, sempre qualora ne valga la pena, come avvocato, dottore o ingegnere, oppure ad emulare gli effimeri idoli del momento quali calciatori, rapper e ballerine.
Poi si cresce e la vita spinge gli ex bambini a dover intraprendere lavori “imposti” dalla società del momento e non perchè piacciono davvero, ma solo perchè ti consentono di guadagnare denaro. Per molti è il denaro che serve alla stretta sopravvivenza per sbarcare il lunario, per cui va bene tutto, anche il minatore, rischiando la vita per un boccone di pane. Per altri, più fortunati, un lavoro è solo il mezzo per guadagnare tanto, per affermarsi socialmente, ed ecco che la società riceve un’overdose di avvocati, notai, medici, ingegneri, architetti e commercialisti.
A volte mi chiedo quale pazzo aspirerebbe davvero a diventare notaio perchè si sente “nato notaio”, perchè ha la missione, nella vita, di mettere firme su stupidi pezzi di carta…ma sai che palle! Chiedete a tutti i bambini piccoli del mondo (tranne quelli che hanno il papà notaio) e vedete se ne trovate uno che vi risponde così.
Col tempo, però, affiorano quelli che io definisco i “mestieri dell’anima”, le vere passioni nascoste, soffocate dall’urlo della vita frenetica e dalla logica insulsa del “vinca il migliore” che pervade oggi la nostra società.
Ebbene sono proprio quelle le nostre ambizioni, quelle che ci renderebbero davvero felici. Avete mai chiesto alla vostra anima cosa le piacerebbe fare? Quasi nessuno lo fa. Se lo faceste ed aveste la sensibilità di ascoltare la sua flebile risposta, scoprireste cose incredibili come il musicista, lo scultore, il pittore, l’attore di teatro o lo scrittore. Tutte espressioni creative connesse con la bellezza e l’armonia, perchè un’anima è sempre bellezza ed armonia. Un’anima non è fatta per mettere firme su pezzi di carta.
Una riflessione abbastanza semplice e quasi ovvia che però aiuta a farci capire perchè oggi siamo così infelici.

23 comments

  1. Come al solito colpisci e colpisci duro!
    Ma hai ragione, ben pochi do noi sono felici del lavoro che fanno… poi c’è invece chi, se ne frega se il lavoro che stà facendo fà schifo, perchè riesce, con immenso sacrificio, a rubare attimi alla vita per far quello che la sua anima desidera, e allora anche se è solo un ritaglio, gli basta per tirare avanti con un sorriso. A volte bisognerebbe davvero volere fortemente una cosa, e impegnarsi sacrificandosi per perseguirla nonostante ci tocca un lavoro noioso. Perchè purtroppo Gi, che ci piaccia o no… se deve pur magnà! Buona serata

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  2. Ciao Gigi, bellissime le tue riflessioni. Io ho ricominciato a studiare due anni fa, cose che da adolescente non avrei mai pensato. Bisogna avere una certa maturità per rendersi conto veramente di ciò che si desidera fare, perché da bambini, in effetti siamo facilmente influenzabili.
    Un sorriso. 🙂

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  3. Io sono ancora nella fase dello studio universitario, e mi rendo conto di aver intrapreso un percorso “di compromesso”, tra i sogni di una bambina e il desiderio di poter costruire il futuro su qualche certezza in più… non sono insoddisfatta dei miei studi, anzi, e sono incuriosita da quello che il futuro mi potrebbe riservare… credo che ognuno debba scegliere la propria strada, ascoltando consigli ma senza sentirsi costretti… il lavoro stanca? Lo vedo sui miei genitori, stanca se non appaga, e questo purtroppo non accade raramente… ma a me stancherebbe non lavorare affatto

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    1. ottime riflessioni ed interessanti spunti…ovviamente è un argomento che richiederebbe mesi e mesi di discussioni, forse un intero corso universitario ma il compromesso tra cuore e doveri sociali è quasi sempre molto difficile e faticoso… 😉

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  4. In questo mi ritengo fortunata, ho fatto la scuola che volevo, mi sono fermata quando volevo senza fare l’università, faccio un lavoro che rispecchia la scuola che ho fatto e quindi non mi lamento, nel tempo libero mi diletto nel fare quello che mi piace quindi tutto al meglio.
    Se inizio a lamentarmi è solo perché ritengo che dopo 40 anni di lavoro effettivo si abbia il diritto di andare in pensione, tutto qui 😉

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