Io non sono io

Lo so, lo so, se dovessi esordire con la domanda “ma noi chi siamo veramente?” ecco che si scatenerebbe un casino.
Come, chi siamo? Io sono io, Cavalier commendator Fracazzo da Velletri, onorevole della repubblica, notaio, avvocato, ingegnere, ecc… ecc…. Tutti appellativi che in certe occasioni vengono preceduti dalla frase che personalmente reputo la più alta forma di idiozia che un essere umano può manifestare: “lei non sa chi sono io”. Mi verrebbe da chiedere: “Ma lei lo sa chi è lei veramente?” Un coglione, vabbè ma questo è troppo scontato.
Allora procediamo ad un’analisi attenta della domanda che non è poi così banale. Siamo davvero chi crediamo di essere?
Iniziamo dal nome. Io sono Mario, Giuseppe, Francesco… ok e di cognome? Rossi, Bianchi, Verdi, e così via.
Nulla da obiettare, c’è scritto anche sulla carta d’identità. Mario Bianchi, Giuseppe Rossi… e così via.
Ma questi tizi il nome se lo sono scelto? Ovvio che no, il nome che portiamo ci è stato dato dai nostri genitori senza che noi si sia potuto metter becco. Il cognome ancor peggio, scelta zero. E’ quello della famiglia in cui siamo nati, quindi chi ci ha dato il nome non ha neanche potuto scegliere il cognome.
E’ facile comprendere che non si può essere un qualcosa che ci è stato imposto, credo che siamo molto di più.
Pensate poi a quanto acquisiamo dai nostri genitori. Sicuramente i loro geni fisici, per cui, somaticamente, finiremo per assomigliare più all’uno che all’altra, nei colori degli occhi, dei capelli, nel passo, nelle movenze, ecc…
Ma il carattere ed i pensieri? Le aspirazioni? Il senso della vita? I sogni? Bè quello è tutto un altro discorso, basti pensare anche a quanta differenza di caratteri ci possa essere tra fratelli. Il più delle volte non la pensiamo mai come i nostri familiari, abbiamo ambizioni ed aspirazioni del tutto differenti e se molti seguono le orme professionali paterne o materne vuol dire che hanno soffocato il loro “Daimon” e si sono adeguati ad una vita piatta e priva di aspirazioni, rinunciando ad inseguire il proprio sogno, accontentandosi dei sogni bolliti degli altri.
Ma allora perchè abbiamo il patrimonio genetico dei nostri genitori ma non i loro sogni e le loro aspirazioni?
Perchè, secondo me, siamo su un piano diverso, siamo sul piano di quello che noi siamo veramente, un livello di anima, e l’anima viene da altrove e non ha nulla a che vedere con le leggi biologiche, anzi risponde a leggi diverse a noi totalmente sconosciute.
Millenni fa lo avevano capito, oggi noi lo abbiamo dimenticato. Forse c’è davvero un “piccolo io” che è ciò che crediamo di essere su questa terra, Gianni, Mario, avvocato, professore…
Ma esiste anche un “grande io”, immortale, che in questa vita riveste il ruolo di Gianni, Mario, ecc, come un attore può interpretare la sua parte in un film o in una rappresentazione teatrale. Può essere bravissimo a farlo ma, finita la commedia, tornerà ad essere chi è veramente.
Se avete seguito fin qui le mie folli elucubrazioni, faccio un salto logico successivo. Se dico “Io sono Mario” allora siamo due persone, Io e Mario. Cioè l’Io grande che dice di essere Mario. Ma chi è Io?
Questo lo lascio decidere a voi… se qualche matto ha letto fino in fondo questo post, magari potrà dare una risposta dopo una riflessione…

62 comments

  1. Riflessioni interessanti, caro Gigi.

    In quest’angolo dedicato alla filosofia mio trovo a mio agio, inizierò a muovermi, tempo permettendo e, di tanto in tanto, ti distoglierò dal sonno… ah… ah… ah…, per renderti complice della mia insonnia…

    Per il momento, atteso che sono appena rientrato e non ho cenato, ti lascio al cruccio di questa mia piccola riflessione:

    L’uomo è ciò che pensa.

    Ciò che pensa

    è ciò che crede.

    Le parole sono

    le componenti del pensiero

    e, dunque,

    la sostanza dell’essere.

    Buona notte, iago.

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  2. Essere se stessi fino in fondo, è quello credo, il grande Io. Poi è ovvio che la vita avanza e non sempre si riesce a far emergere quel grande Io. Ci sono momenti in cui si tentenna ma se crediamo in noi stessi fino in fondo tutto sarà più semplice. E lottare per il nostro grande Io è importante , è un cercare di dar vita ai nostri sogni, alle nostre aspirazioni senza però dover per forza dimenticare le nostre origini. Esse sono per ciascun essere vivente, o almeno dovrebbero essere, punti di riferimento ai quali rimanere comunque agganciati per sviluppare in seguito quel grande Io che sicuramente si manifesterà, perché le basi solide sono sempre il giusto punto di partenza. Un abbraccio caro Gigi. Isabella

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    1. Ciao Isabella. Mi sento di condividere ciò che hai scritto. Ho fatto una distinzione tra “grande” e “piccolo” ma non sono poi tanto sicuro che questa riguardi una grandezza intesa nel senso di maturità. Forse i bambini non hanno questo problema perché i due “Io” ancora coincidono, poi, crescendo, ci poniamo il problema, come se le strade si separassero con l’andare del tempo…magari il sogno del nostro grande Io è quello di ritornare bambino… 😉

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  3. ho fatto diverse volte riflessioni sul concetto del tuo post… sono giunto (per ora) alla conclusione che la risposta a questa domanda la potremmo dare (se saremmo nelle facoltà) solamente un attimo prima di morire, e non sarà una risposta precisa ma una risposta che in qualche modo si adatta alla domanda… cioè potremmo rispondere a “chi sono stato”…
    che poi di fatto sarà l’estratto della risposta alla domanda “che cosa ho fatto”.

    Entrambe le risposte hanno, secondo me, ovviamente valore temporale e quindi scadenza
    ma nessuna delle due risponde alla domanda oggetto del post…

    pechè noi siamo anche quelli che non siamo stati, quelli che non abbiamo fatto… chi siamo fa parte di tutto quello e quindi di quell’IO che esula dal nostro nome e dal nostro diretto controllo, noi siamo, saremo, saremmo stati anche parte di quello che magari nemmeno sappiamo..

    ma infondo saper dire agli altri chi siamo a cosa potrebbe servire??

    Anche perchè ognuno di noi è potenzialmente anche parte di ognuno di voi, nel momento in cui quel “noi” e “voi” per qualsiasi motivo e in qualsiasi circostanza, modo e piano, sono in qualche modo venuti in contatto

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    1. resto sempre molto colpito dai tuoi commenti che sono sempre approfonditi in un’analisi che fa molto riflettere. In effetti è una domanda che da millenni non trova risposte, ma non per poterle dare agli altri, bensì a noi stessi. La considerazione conclusiva che hai fatto mi porta a pensare che tu sia anche uno studioso di fisica quantistica… 😉

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      1. magari!!! io ho la terza media (purtroppo), ma sono una persona appassionata di tante cose, mi sono documentato anche sulla fisica quantistica però, non lo nego…

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      2. Quando mai una persona si giudica dal titolo di studio? Mai commettere questo gravissimo errore. Una bella mente se ne frega di qualunque inutile titolo. E si vede che ti documenti vecchio mio, si vede…

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      3. beh dai, ci sono diversi casi in cui lo si fa… specie in ambito lavorativo.. però non importa, concordo con te, persone di sani principi giudicano secondo metri di misura valutativi non descrittivi… 😛

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  4. L’ho letto e riletto, ho tralasciato i commenti per non farmi influenzare ed ora sono pronta per rispondere: non ci ho capito una mazza (si può scrivere “capito ” sul tuo blog?) ed ora non so più neanche chi sono io..forse lo rileggo

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    1. 🙂 sul mio blog puoi scrivere di tutto, comprese le offese al proprietario… 🙂 è stata una riflessione un pò folle che mi è venuta analizzando alcune circostanze di questi giorni…però forse dovrei tenere un pò più a bada la mente in effetti… 🙂

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  5. I nomi che ci diamo sono tutti “limitazioni” del nostro Io.
    Oggi pomeriggio la mia bimba, raccontandole che ieri notte il corpo della bisnonna non è più resistito alle malattie e si è spento, ha iniziato a farmi tante altre domande tra cui, come si muore, cioè chiudi gli occhi e basta? E dove si va? Ehhhh… le ho detto che con l’ultimo respiro esce fuori la nostra anima, ciò che siamo veramente, una forma di energia, e che non possiamo sapere come sarà il nuovo mondo in cui andremo, ma sicuramente non moriamo, cambiamo soltanto forma, è come quando nasciamo (quando è ora di uscire della pancia della mamma, sicuramente si pensa di morire)… Ovviamente la mia bimba non ha capito niente e siamo rimaste d’accordo che ne riparleremo tra qualche anno (adesso ha quasi 8 anni), ma io la penso proprio così. Siamo energia che prende varie forme, siamo parte di un insieme, siamo tutti la stessa cosa, interconnessi e proprio per questo motivo dovremmo imparare ad amarci, vivere in armonia… Spero di essermi spiegata abbastanza bene.
    Dici che vado bene per il gruppo dei matti? 😂😂😂

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  6. Domanda folle: e se a me non piacesse il mio nome per il semplice fatto che il mio Io immortale non riesce a interpretare il ruolo del mio “piccolo io”? (Ti prego di capire perchè purtroppo non riesco a formularla in modo migliore hahahaha)

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      1. a volte il mondo mette a dura prova questo mio Io 🙂
        è il più bel complimento che potessero farmi,perchè va dritto nel cuore della mia anima ❤ grazie davvero ❤

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      2. E’ normale che il mondo metta a dura prova il tuo Io…è una legge di natura. Ma tu sei speciale e non devo essere certo io darti consigli, tutto quello che devi fare tu lo sai già…
        E’ sempre un piacere leggerti…

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  7. Ciao! Io credo di non saperlo ancora “chi sono io”, e sinceramente credo che non lo capiremo mai.. o quanto meno ci sará ogni giorno qualcosa di noi da scoprire. Per ora mi attengo alla teoria “sono ogni giorno qualcosa di diverso, un giorno qualcosa in piú o in meno”. Sono “io” in base alle circostanze e gli eventi, ma non nel senso di essere falsa e non coerente, semplicemente perché ogni esperienza cambia qualcosa in me. Forse “io sono tempo, luogo e contesto”.

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    1. Infatti Giovanna, non credo sia possibile capirlo…ogni tanto ci potrebbe aiutare l’intuizione, quello sprazzo che viene chissà da dove e che è ben diverso dalla comprensione. Bellissima la tua ultima frase, ti fa entrare di diritto nel club di quelle che io definisco “anime antiche”… 😉

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  8. Forse però c’è qualcuno il cui grande io vorrebbe seguire le orme dei genitori, o di uno dei genitori. Io (ma chi sono io?), ad esempio, se fossi nata maschio avrei sicuramente scelto di fare il falegname, come mio papà :-)))))) Non cambia il fatto che lo faccio lo stesso, anche se sono femmina, ma la mia parte in tutto questo è una porzione minima 🙂
    A proposito del nome, è verissimo … può accadere che il nome che hanno scelto per noi ci stia stretto, o largo … oppure che ce ne innamoriamo perché “innamorati” di chi lo ha scelto per noi 🙂 Di certo noi siamo noi e nessun altro e questo non mi spaventa, semmai mi consola! Perché significa che ci sarà sempre qualcuno che conosco che mi terrà sempre per mano e che potrò presentare con orgoglio e senza “titolo” a chi credo … lo possa apprezzare.
    Un gran bell’argomento, (e quando mai ne hai trattato uno che non fosse tale?) caro Simo 🙂

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    1. Ma eccolaaaaa…ciao IperNorma! Guarda che nella dimensione oniricofolle di cui parlo non è affatto escluso che il “grande Io” possa acconsentire a seguire le orme di qualche familiare, anzi potrebbe aver scelto di nascere in quella famiglia perchè potesse eccellere laddove magari il padre, la madre o chi per loro erano stati non abbastanza all’altezza… 😉 Vorrei dirti che il tuo IperIo traspare un bel pò perchè credo tu lo stia accontentando molto ed è un socio molto potente. Magari un giorno ci si incontra e, seduti in quel caffèèèèè ci presentiamo i nostri Superii (plurale di SuperIo da me testè inventato). Strasmakkete!

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      1. Quindi!!! Ricapitolando . .
        Se il tuo grande Io (non è contraddittorio!) e il mio grande Io si incontrano, c’è un alta probabilità che iperNorma e Simo si conoscono, di contro però se quel giorno il mio grande io viene schiacciato dal mio io (non è contraddittorio!) c’è un’alta probabilità che il tuo grande Io conosca qualcuno che mi deve poi presentare, in modo da poter individuare nel tuo io ….
        Simooooooooooo, senti ma …
        è meglio che mi fermo se no, quello che credevo di aver capito tipo un: M’illumino d’immenso – va a farsi benedire ^_________________^
        Grande sei, e con l’io e con l’Io :-))))

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      2. QuanticNorma, se il mio Io fa troppo il grande tu dagli un ceffone e mettilo a posto, se lo trovi troppo piccolo offendilo pure….se poi ci si fa un bel margarita vedrai che discorsi che vengon fuori…ahahahah Anche tu sei grande, con e senza io… 😉

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  9. Io penso(ammsso che l’io “mario”possa pensare o che non sia senplicemente il riflesso del io grande) che a parte leggi etiche e morali ci sia un non so che di mistico che interlaccia il nostro “io” con noi, piccole pedine(non presuppongo ci sia qualcuno che ci comandi) capaci di adempiere a grandi “doveri”.
    Molti grandi prima di noi hanno dato la loro idea… Ne prendo uno a caso, emblematico come tanti, cartesio(cogito ergo sum… Ricordate?) prima di arrivare a questa conclusione conviveva con un grande senso di angoscia a solo pensare che tutto cio che faceva parte della conoscienza sensibile fosse in realtà non del tutto certa… .<> ma pensavo fosse doveroso riflettere sul fatto che se “mario” non puo darsi certe risposte, chi puo rispondergli?visto che sopravviviamo per certezze….

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    1. La cosa che mi fa piacere è quella di aver stimolato pensieri e risposte che sono davvero molto profonde. Come hai detto tu giustamente, in tanti, e certo molto più titolati di noi, hanno cercato una risposta a certi quesiti, ed ognuno ne ha dato una sua interpretazione. Credo che il 99% della gente preferisca non porsela neanche una domanda del genere perchè la manderebbe al manicomio. Hai citato Cartesio, certamente una mente eccelsa, ma credo che qualcuno abbia o abbia avuto la risposta ed abbia cercato di comunicarcela, solo che o non lo abbiamo ascoltato, o non l’abbiamo capita… 😉

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  10. A me la faccenda del nome va bene. Io penso di essere un’insieme di pensieri, aspirazioni, d caratteristiche genetiche, giorni vissuti, ecc. timbrato Silvia dai miei genitori. Il mo essere “Silvia” comprende tutte quelle cose lì. Le altre etichette possono essere più o meno fasulle, sono d’accordo, e questo dipende dal grado di verità che ha connotato le nostre scelte. La mia Silvità è molto madre, scrittrice, imbrattatrice di fogli, il resto non la riguarda così da vicino.

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    1. La tua Silvità, come la definisci è già molto avanti rispetto alla semplice numerazione di moltissimi altri. Siamo in ballo e quindi balliamo cercando di sfruttare al meglio questa vita che però ci pone molti interrogativi a cui è difficile rispondere…

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  11. Io ho capito davvero chi sono quando ho vissuto con i Lakota. Il mio nome indiano descrive perfettamente il mio Io.Ma il mio primo nome,con cui mi hanno chiamato i miei genitori,é un nome Celtico e anche quello mi rispecchia in pieno. Noi siamo quello che nasciamo,ma soprattutto quello che diventiamo

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  12. Verissima la frase della solitudine di Laura, a te cosa posso dire…Per oggi hai dato alla grande, io non so se sono matta, per molti si perchè spesso (e non è riferito a te perchè tu lo dici infatti al contrario)spesso mi chiedono da che pianeta arrivo e nn proprio per fare un complimento, io mi deverto! Bello” IO SONO MARIO” . Che c’è di strano? Non è il nostro italiano? Quando ero piccola non pensavo che il mio nome mi si addicesse, mi sentivo strana, come se non chiamassero me ,vuol dire qualcosa? Poi naturalmente col tempo mi ci sono abituata e forse sono diventata tutt’una con lui.

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    1. Vedi Viviana, in altro commento a questo post, Evaporata ha detto quasi la stessa cosa e questo mi fa davvero molto riflettere. C’è qualcosa in noi che trascende ciò che siamo e, se in un piccolo circolo ristrettissimo come questo due persone con un bel cervello dicono la stessa cosa, allora la mia tesi non è poi così sbagliata… 😉

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  13. Tutto questo non ha niente a che fare con la follia caro Gigi…siamo noi con i nostri molteplici aspetti…e credo che siano anche di più di ciò che hai così ben descritto…

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  14. Io son la matta che ha letto fino in fondo 😂😂 e ci stà tutto quello che hai scritto! Ci stà perchè se è pur vero che non ci scegliamo nè nome nè cognome, abbiamo il dovere verso il nostro io di costruirci la nostra vita. Non vivere il surrogato delle vite che avrebbero voluto i nostri genitori ma che non hanno avuto il coraggio di vivere. E quindi, se siamo stati abbastanza furbi da mettere in piedi i nostri sogni, allora quel “non sai chi son io” (trovo che dar del lei sia comunque una forma arcaica assurda… non è assolutamente una forma di rispetto… ma solo un tenere le distanze, sentirsi importanti) assume un’altro aspetto, perchè “io” son quello che mi son costruito con le mie mani, i miei sudori e il mio cervello. Non trovi?

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    1. Ciao matta! Certo che in questa vita ci siamo costruiti qualcosa di importante, altrimenti non staremmo qui a parlarne, ma saremmo davanti alla TV a vedere la De Filippi… ehehehe
      Ma sono conquiste che si pagano in quest’epoca e forse il prezzo più alto è la solitudine. A me non dispiace, ma a molti fa paura… 😉

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      1. 😂 ciao a te! C’è solitudine anche in mezzo ad una folla! Tutto stà a saper scegliere con chi valga la pena condividerla… si hai ragione, son conquiste che si pagano a caro prezzo, ma a volte il ricavato è di gran lunga migliore… le cicatrici che ci portiamo dietro ci ricorderanno sempre come e dove ce le siamo procurate… ma saranno anche la più grande soddisfazione! Quella che ci consentirà di amarci per come siamo diventati e non per come ci volevano 😉

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