Il giornale di domani

Marco si recava ogni giorno a fare colazione al solito bar sotto casa sua a Milano. Preferiva alzarsi un pò prima e prendersi i suoi tempi ad un tavolino, piuttosto che consumare il suo breakfast in fretta e furia in piedi al banco come facevano quasi tutti. Lo faceva sorridere il fatto che certe persone entravano trafelate, consumavano la colazione in perfetto stile Bolt, si ustionavano col cappuccino a temperatura “piombo fuso”, ingoiavano un cornetto in due morsi spolverandosi lo zucchero sulla giacca neanche fosse stata cocaina, smadonnavano se c’era qualcuno davanti alla cassa a pagare tenendo il cellulare bloccato tra testa e spalla mentre cercavano gli spiccioli, iniziando a mandare a fare in culo le prime persone di una giornata che si prospettava lunga e difficile.
Marco era un cauto ed attento osservatore e cercava di capire cosa passasse per la testa di quella gente, se si sentivano “fighe” o soddisfatte di quello pseudoimpegno, una sorta di sfida al tempo anche se magari non avevano un cazzo di veramente importante da fare se non timbrare qualche busta. Tu corri veloce, dice il tempo, ma io sono più veloce di te. Peccato che quella stessa gente non capisca che il tempo ha sempre ragione lui e tu sei destinato inevitabilmente a soccombere. Il mondo non cambia se tu rallenti, ma se cerchi di accelerare lui comunque va più veloce di te e ti fotte comunque.
Sorseggiando lentamente il suo cappuccino e sbocconcellando il suo cornetto integrale alla crema assaporandone ogni piccolo morso, Marco viveva due realtà; la sua quando abbassava gli occhi su ciò che aveva davanti, e quella del mondo quando li alzava e si guardava attorno.
Una di quelle mattine, tra un piccolo morso al cornetto ed un sorso di cappuccino con le labbra a culo di gallina per non scottarsi, alzò gli occhi su un tizio che ogni tanto aveva notato, seduto come lui da solo ad un tavolino, che era sempre immerso nella lettura di un quotidiano, consumava un toast ed un caffè e poi andava via sempre con un sorriso sulle labbra, con un incedere lento e non rivolgendo mai la parola a nessuno.
Come chi ha l’abitudine di far viaggiare la mente per immaginare cosa facesse quel tizio, Marco pensò che fosse un inguaribile ottimista perchè uno che esce da un bar al mattino in una grande città, dopo aver letto un quotidiano e sorride o è tutto scemo oppure è un monaco zen in incognito che ha perso il treno per il Tibet. Il tizio non gli sembrava potesse essere inquadrato in nessuna delle due categorie, per cui, da quella mattina aveva preso a far caso cosa facesse invece che ostinarsi a guardare sempre gli stessi matti che ripetevano le stesse azioni da robot al banco, dicendo sempre le stesse parole: “Uè Giangi, come va? Mi fai il solito?” Ed il barista: “Buogiorno Dottore, si va avanti, arriva subito”.
Anche il misterioso avventore mattutino del bar, se vogliamo, era un pò ripetitivo nelle sue azioni ma una mattina di venerdì, dopo aver consumato la sua colazione ed aver letto il quotidiano, alzò lo sguardo verso Marco, gli strizzò l’occhio e se ne andò lasciando sul tavolo il suo giornale, indicandolo col dito, cosa che non aveva mai fatto fino ad allora.
Marco non sapeva cosa pensare, arrivò a congetturare che fosse gay e che avesse lasciato un bigliettino col suo numero nel giornale. Per cui, prima di uscire per recarsi al suo studio di architettura, passò con indifferenza davanti a quel tavolo e prese il giornale che vi era stato lasciato.
Appena uscito dal bar, Marco si mise a sfogliare il giornale alla ricerca di qualcosa che non era così sicuro di trovare. Infatti non c’era nessun biglietto o nessuna scritta, era un banale quotidiano con le solite notizie banali. Congresso del PD, Trump ed il suo muro, slavina in montagna e, alla sezione sportiva, i risultati delle partite del campionato.
Un momento! Ma oggi è venerdì! Il campionato verrà giocato tra domani e domenica… Marco istintivamente guardò la data del giornale e per poco non svenne. Era la data del lunedì successivo. Si sfregò gli occhi, doveva esserci un errore ma la data era quella. Cazzo! E adesso? La prima cosa che gli venne in mente fu quella di giocare la schedina, puntare sui cavalli e scommettere tutto su quei risultati che erano già stabiliti solo su quei fogli di carta.
Domenica avrebbe dovuto fare una gita con la sua amica Gloria in Svizzera e non sapeva se raccontare a lei o ad altri quella cosa stranissima, forse lo avrebbero preso per matto. Si recò quindi in una ricevitoria e giocò 2000 Euro tra scommesse e schedine in una attesa della domenica tra il curioso e lo scettico.
Lasciò il giornale sul tavolo di casa e domenica mattina passò a prendere Gloria per la programmata gita in Svizzera, ancora chiedendosi come mai il destino, o chi per lui avesse voluto fargli un simile “regalo” che certamente era stato frutto della sua attenzione ai particolari della vita.
Ma il destino è beffardo e traditore e ti si presenta sotto mentite spoglie. La realtà, anche quella più assurda va interpretata e compresa. Quando poi vivi un’esperienza che va oltre la realtà materiale devi cercare un messaggio che non può essere materiale.
Marco aveva pensato al profitto immediato e non aveva letto tutto il giornale, non accorgendosi che, nella cronaca di Milano, c’era un articoletto di fondo che così riportava: “Tragico incidente automobilistico al confine con la Svìzzera. Marco Camussi, stimato architetto milanese, ha perso la vita insieme ad altre tre persone in un incidente automobilistico avvenuto alle 18… ecc, ecc.
Se dovessero arrivare messaggi da dimensioni diverse, prima di pensare al profitto materiale, pensa alla tua vita.

40 comments

  1. In fondo Marco non era diverso da quelli che guardava perdersi il bello della vita con la fretta e la ripetitività. Ha pensato subito,in fretta,a come migliorare la propria vita materiale,senza comprendere che il messaggio era molto più profondo e importante e andava recepito con calma

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      1. nononono… tipo, questa è una settimana negativa per la vergine… mi chiudo in casa 😀 😀 😀 😀

        io non sono superstizioso, non lo sono mai stato, tuttavia quando ero ragazzo un gatto nero mi ha attraversato la strada, quello che mi è successo nella settimana successiva è roba da non crederci.

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      2. ah guarda ti credo eccome…gatti neri buoni e tranquilli non se ne vedono spesso perchè quelli che ci sono in giro stanno ad attraversare la strada al prossimo… io se me ne accorgo in tempo faccio il giro del mondo se necessario… 🙂

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