Daimon

Riunire le teorie medico-scientifiche con gli antichi miti non è mai stata cosa facile, senza correre il rischio di apparire dei pazzi visionari da relegare ai confini della società che avvalora ed appoggia le comode abitudini consolidate che tanto piacciono alle masse (e soprattutto ai loro manipolatori). Ho appena terminato di leggere il libro di uno psicologo americano che è riuscito in questa impresa in modo magistrale, esponendo una teoria eccezionale che ritengo abbia un fondamento di verità innegabile. Lui si chiama James Hillman ed il libro è “Il codice dell’anima”. La sua teoria prende le mosse dal mito di Er di Platone in cui si afferma che in ognuno di noi esiste una “vocazione”, cioè quel qualcosa che ci rende unici ed irripetibili e che destina ogni nostra scelta. Se lo assecondiamo, la nostra vita potrà essere meravigliosa e ricca di soddisfazioni, in caso contrario, sarà un inferno. Non possiamo inimicarci il nostro Daimon, lui non ama essere trascurato e non è di questo mondo. E’ il nostro “destino”.
Siamo ciò che abbiamo scelto di essere e dobbiamo decifrare il codice della nostra anima se vogliamo vivere una vita felice e trovare il nostro posto nel mondo.
Er, morto in battaglia e risuscitato dopo dodici giorni, racconta agli uomini il destino che li attende dopo la morte, sottolineando come non sarà il dèmone a scegliere le anime, ma le anime a scegliere il dèmone, per cui la responsabilità etica non è del dio, bensì degli stessi uomini che hanno liberamente scelto tra i vari paradigmi o modelli di vita loro proposti nell’aldilà.
Il nostro modello di vita è da sempre scritto nella nostra anima, bisogna assecondare con coraggio quella che risulta essere la nostra vocazione perchè non è stato il Daimon a scegliere noi, bensì noi a scegliere lui e quanto più lo onoreremo, tanto più saremo in connessione con la parte più profonda e vera di noi stessi. La responsabilità è quindi solo nostra, non diamo la colpa a Dio o a nessun altro.
Nella maggioranza dei casi perdiamo di vista il nostro Daimon, non lo assecondiamo, lo trascuriamo per seguire i modelli che la società ci impone e lui, che non può essere ignorato perchè parte ineludibile di noi, tenta prepotentemente di riportarci sulla “nostra” via, mettendoci tutto contro e facendoci addirittura ammalare se non lo stiamo a sentire. Se ci vediamo solamente come un impercettibile palleggio tra forze ereditarie e forze sociali, vittime di un codice genetico, non solo avremo perso una preziosa occasione ma ci renderemo la vita un inferno perchè è stupido andare contro il nostro stesso destino, o chiamatelo Daimon, come più vi aggrada.

25 comments

  1. Primo, bel post!
    Secondo… io non ne so molto, però non mi sembrano la stessa cosa daimon e destino. Il primo mi da’ un’idea di ricerca, il secondo di qualcosa che è già lì e basta. Seguire il daimon ci rende attivi, seguire il destino suggerisce passività… Forse è solo una mia impressione 🙂

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  2. alcuni non lo ascoltano , anzi fanno di tutto per zittirlo.
    altri lo ascoltano fin troppo.e fanno danni.
    come spesso accade, il giusto sta nel mezzo, che poi detto da me che sono o bianco o nero è una contraddizione pura! 🙂 che bello leggerti di nuovo!

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    1. Ciao Ele! E’ giusto ciò che hai detto…e forse sarebbe meglio assecondarlo del tutto piuttosto che zittirlo, perchè non ama essere messo da parte e si può vendicare terribilmente. D’altro canto è come un bambino, a dargliele vinte tutte non è un bene… 😉 Un bacio grande!

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    1. Infatti non è un destino nel senso stretto del termine. Non implica predestinazione assoluta in tutte le nostre scelte. Esiste sempre il libero arbitrio. E’ più che altro una “vocazione” verso certe scelte che sono più vicine alla nostra vera anima…è una distinzione che credo sia importante 😉

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