Nonna Teta

La piccola Teresa restava sempre volentieri a dormire a casa della nonna. I suoi genitori erano spesso fuori casa, quindi la bambina passava molto tempo a casa di nonna “Teta”. Lei, infatti, aveva il suo stesso nome, o forse sarebbe più corretto dire che era Teresa a portare il nome di sua nonna, nel cui volto, dolce e un po’ rugoso, la bambina fantasticava una ricerca dei tratti di come sarebbe diventata in un lontano futuro, quasi un magico specchio del tempo.

A casa di nonna Teta c’era una grande camera degli ospiti che era diventata, a conti fatti, la camera della bambina, dal momento che la nonna di ospiti, in quella casa, non ne aveva più ormai da molti anni.

In quella stessa camera, nel corso degli anni, nonna Teta aveva stipato ogni sorta di ninnoli e soprammobili, nulla di prezioso, quasi un piccolo e colorato bazar che Teresa si divertiva ogni volta ad esaminare, scoprendo talvolta nuovi personaggi e nuovi oggetti che non ricordava di aver visto l’ultima volta.

Le piaceva fantasticare sulla provenienza di ogni singolo oggetto: soldatini di latta, ballerine col tutù, una gabbietta con un variopinto uccellino, pettini di vari colori, occhiali con la montatura di corno, pallide bamboline di porcellana, tutte cose che le pareva possibile trovare solo a casa delle nonne e che costituivano ognuna, ne era certa, un pezzetto della vita di nonna Teta.

Quella lampada colorata a forma di sfera avrebbe giurato non esserci l’ultima volta che era stata a dormire lì, chissà dove l’aveva trovata o chi l’aveva regalata a nonna Teta. Però era una scoperta fantastica, dato che Teresa aveva una paura matta del buio e pensò che poteva lasciare accesa proprio quella lampada invece della fastidiosa abat-jour sul vecchio comodino scuro accanto al letto.

Quando la nonna uscì dalla stanza dopo averle dato il bacio della buonanotte, la piccola Teresa scese dal letto per andare ad accendere la lampada rotonda che aveva scoperto quel giorno tra il colorito esercito di ninnoli sul ripiano del comò.

Con un pizzico di emozione derivata dalla piccola novità che rende meravigliosa la vita quotidiana dei bambini, Teresa premette il pulsante giallo sul retro della lampada, la quale non era collegata a nessun filo elettrico. Si sa che la fredda logica e la rigida ragione non hanno ancora avuto il totale sopravvento sulle anime innocenti, quindi la luce iridescente che si sprigionò da quell’oggetto parve alla piccola la cosa più meravigliosa e naturale del mondo.

Estasiata da quella sua personale scoperta, Teresa si infilò di nuovo sotto le coperte, spegnendo l’abat-jour sul comodino e godendosi il chiarore quasi innaturale della lampada.

Fu allora che la bambina iniziò ad osservare con stupore il gioco di ombre proiettato sulla parete di fronte, risultato del riflesso sul piccolo popolo di soprammobili presenti accanto a quella fonte di luce.

Concentrò il suo sguardo sul muro cercando di addormentarsi, quando le parve di notare un profilo che iniziava a muoversi spiegando un paio di ali senza però spiccare il volo. Sembrava un angelo.

Un misto di allarme ed agitazione si impadronì di Teresa che cercò di porre la massima attenzione a quell’ombra sul muro che nello stesso istante scomparve.

Il sonno era passato e la bambina, seppur non spaventata, restò a letto con le coperte tirate fino al mento a fissare la parete in attesa che l’ombra mostrasse altri movimenti, ma non accadde nulla.

Non riuscì a capire quanto tempo fosse passato, quando sentì i passi di nonna Teta nel corridoio e si fece coraggio nel chiamarla…”Nonna”…

Lei arrivò e, col suo incedere leggero, entrò nella stanza sedendosi sul bordo del letto, con quel sorriso rassicurante che riusciva ad illuminare il cuore di Teresa ogni volta che la guardava. Quello sguardo senza parole riempì la piccola di un improvviso sollievo come un fresco bicchiere d’acqua per un assetato, per cui le parve troppo infantile confessare alla nonna di visioni di ombre in movimento sul muro e si limitò a ricambiare il sorriso scoccandole un bacio sulla guancia ed augurandole la buonanotte. Subito si rigirò dall’altra parte e cadde quasi istantaneamente in un sono profondo e sereno.

Nonna Teta le accarezzò per un po’ i morbidi capelli biondi e, resasi conto che la bambina ormai dormiva, si alzò dal letto per uscire dalla stanza.

Simultaneamente fece lo stesso anche l’ombra, riapparsa sul muro, proiettata dalla piccola lampada, nel cui fascio di luce l’anziana donna era venuta a trovarsi dopo essersi seduta sul letto.

Poi, riunendosi alla leggera figura argentea di nonna Teta, l’ombra uscì nella sua scia voltando la testa un’ultima volta, sorridendo, verso il letto di Teresa.

106 comments

      1. In fondo siamo gli stessi bambini,con la stessa capacità di vedere oltre le apparenze ma in noi hanno inoculato il dubbio, il dovere di assecondare le altrui aspettative e la stanza del cuore ha solo la porta socchiusa,a noi guardare a ritroso e aprire quella porta per ritrovare noi stessi. ☺

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      2. Abbiamo davvero bisogno di un insegnate? Forse sono gli eventi ed il disagio che si prova nell’aver perduto il dialogo con se stessi,riconoscendo il proprio modo di essere a spingerci a cercare. Se non si affronta la notte non si apprezza la Luce. ☆

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      3. La notte ė lunga e siamo talmente rassegnati alle brutture da non avvertire il cambiamento. Talmente assuefatti a promesse e parole da non saper cogliere da dove provengano, quale coerenza si accorti anche ai fatti. Non dobbiamo solo aggrapparci al primo tronco che emerge da acque torbide; cogliere di essere capaci di nuotare ci rende consapevoli del valore di parole e fatti…per scegliere.

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      4. Anche io come te,nulla accade per caso:intorno solo rassegnazione o rabbia,gesti inconsulti o distruttivi ma in te risposte e capacità per far propagare armonia e risposte creative. ☺

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