Supercazzola

Tra gli infiniti problemi che affliggono la società di oggi credo ce ne sia uno che, meglio di tanti altri, rappresenta lo specchio della crisi interpersonale. Riguarda la comunicazione.

Da Petrolini ad Ugo Tognazzi con la sua divertentissima “supercàzzola” il linguaggio incomprensibile è sempre stato oggetto di parossistiche prese per il culo, ma in realtà ci troviamo a fare i conti con questa realtà quotidianamente per cose molto più serie.

Il “linguaggio tecnico” è una maledizione antica che invade ogni settore, ogni disciplina ed addirittura ogni genere di età, come se, in qualche modo, parlare “in gergo”, ti faccia sentire appartenente ad un gruppo piuttosto che a un altro, ma soprattutto, e questa è la jattura peggiore, per escludere gli altri che non appartengono alla tua casta.

In effetti è un problema vecchio quanto il mondo. Fin dai tempi più antichi si recitavano formule magiche e vari “abracadabra” per far colpo sul popolo da parte di finti stregoni ed azzeccagarbugli vari, fino ad arrivare ai nostri giorni in cui manager, agenti di borsa, politici, avvocati e primari ospedalieri, preferiscono usare termini incomprensibili alla gente comune.

Il linguaggio specializzato paga, da un’aura di importanza ed aumenta il potere di chi lo usa. Non esiste al mondo gruppo, associazione o confraternita che non abbia un suo linguaggio tecnico. Ma oggi credo si stia esagerando.

Abbiamo tanti problemi di comunicazione, il mondo virtuale ci ha allontanati, se ci aggiungiamo un linguaggio che ci isola, allora le cose si complicano sul serio.

Che sia linguaggio specializzato o gergo giovanile gli “altri” vengono di solito tagliati fuori.

Se un diciottenne milanese dice a sua madre “Stasera sciallo mà…esco con la cumpa a tazzare a Santa, lo avvisi tu il vecchio che prendo la Merce?”, la povera genitrice ha due alternative:

1) Far finta di aver capito e sparare la solita, inutile raccomandazione di stare attento e tornare presto, che è l’opzione di solito più seguita per evitare inutili mal di testa;

2) Cercare di approfondire la sibillina frase che per lei equivale più o meno al cinese mandarino. In quest’ultimo caso si trova a dover analizzare almeno sei termini che, nel contesto della frase, non le fanno capire una cippa. Finisce così che pensa che il figlio abbia freddo, prenda uno scialle, che esca con una tipa nuova dal nome “Cumpa” (dopo l’ultima che si chiamava Sherazade ormai non si meraviglia) con cui condivide l’hobby della ceramica sacra e deve avvisare il nonno (credente appassionato di bricolage) che gli sta sottraendo dal garage gli attrezzi di lavoro per fare tazze a questa non specificata Santa… Anche la madre più ottusa capirebbe che c’è qualcosa che non va…

Ma, solo per fare un esempio, passiamo in aereoporto. Se si deve annunciare un ritardo nelle partenze, l’altoparlante fa questo annuncio: ” A causa del ritardato arrivo dell’aereomobile, il volo AZ 3758…ecc”. Ma chi cacchio ha redatto un simile annuncio?. Quel tizio vorrei sapere se, quando parla con sua moglie, usa lo stesso linguaggio…

“Concettì, domani devo andare a Roma, prendo l’aereomobile delle 9,50” Ma vaffanculo! Lui dirà “aereo”, ma ai poveri utenti verrà propinata la parola “aereomobile”, i quali si vedranno in difficoltà a protestare per il ritardo per la soggezione…ma che cazzo capisci tu di ritardi, che già fai fatica a capire cos’è un areomobile? E ringrazia il cielo che ti abbiamo pure avvisato!

Oppure, al TG, si consiglia, “da parte delle autorità sanitarie, di evitare il consumo di mitili a causa di possibile contagio di escherichia coli”. Ma chi cazzo lo capisce? Non è più semplice dire di evitare di mangiare le cozze perchè si possono contrarre malattie intestinali rischiose?

Ancora, “Operazione di polizia che ha consentito di stroncare un traffico di sostanze stupefacenti grazie all’ausilio delle unità cinofile”. Vai a chiedere ad un pensionato di Andria cosa sono le unità cinofile…e spiegagli che sono cani…quello risponde: “Madù…io teng un’unità cinofila da dieci anni e neanche lo sapevo”…

Per non parlare di medici, avvocati o politici, per cui la temperatura corporea è la febbre, le escussioni dei testi sono semplici domande, ed il problema del debito pubblico è il risultato di quello che si sono fregati in anni di governo.

Io li frusterei fino a quando non pronunciano correttamente queste ignobili cazzate.

Il guaio è che gli specialisti del sapere temono che un’eventuale semplicità di espressione possa essere scambiata per ignoranza. E’ gente che non ama il prossimo e che tiene alla propria immagine più di quanto non tenga alla divulgazione del sapere.

Adesso vado perchè ho un’impellente minzione…in altre parole mi scappa la pipì…

58 comments

    1. Ritengo che se qualcuno ha voglia di aprire un blog su certi argomenti lo fa per comunicare agli altri la sua conoscenza e non certo per il contrario, altrimenti non avrebbe senso…per questo apprezzo molto iniziative come la tua e di Angelo…

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  1. Da una parte c’è troppo linguaggio tecnico, dall’altra molta ignoranza. Parliamo più semplicemente e informiamoci di più.
    Per quanto riguarda il politichese invece è tutta un’altra storia!

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  2. guarda, da te non me lo aspettavo Pix! Se sei dell’idea che la teoria della concentrazione dei sacrifici che prematurano per due, ma anche tre o quattro, potrebbero inficiare la terapia tapioca, che io sapevo essere ormai cosa certa, portando ad una impossibile ripresa 2016, allora non sei quell’ottimista che dici! 😦

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      1. “Stappare” (come si fa per un buon vino con cui brindare) è voluto? Anche se è un errore di battitura è decisamente appropriato… hai presente quei sorrisi che nascono prorompenti, irrefrenabili, magari per una sciocchezza? Quelli che hanno quasi del liberatorio, specialmente dopo momenti di tensione… ecco, quei sorrisi lì, mi ricordano lo schiocco di una bottiglia quando viene stappata per brindare a un evento, una ricorrenza, un momento di gioia: “cin cin” 🙂

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      2. ehehehehe è un regalo del correttore oppure della mia incapacità con la tastiera…ma, ora che me lo fai notare userò più spesso questa espressione…stappare un sorriso è davvero appropriata 😉

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  3. A proposito di comunicare e di aereomobili, casualmente un paio di giorni fa dovevo prendere un aereo. Il check-in non è stato dei migliori. Mi rivolgo al banco e la signorina, estremamente carina e schematica mi dice qualcosa del tipo: “Purtroppo il suo aereomobile è incorso in un fenomeno di overbooking e il suo viaggio è a rischio. Deve rivolgersi all’imbarco”. All’imbarco trovo ad ascoltarmi un simpatico, esperto operatore che mi dice con un vero sorriso di partecipazione: “Purtroppo queste situazioni mettono in difficoltà anche noi. Lei è l’unico sfigato che rimane a terra in questo volo perché ci provano sempre anche quando in periodi come questo gli aerei sono sempre pieni. Ora le diamo un buono per mangiarsi a nostre spese un gommoso panino al bar dell’aereoporto. ” E mi dà le complicate istruzioni per raggiungere l’unico bar che ancora si prende i buoni della compagnia e così inizio a trascorrere le lunghe ore di attesa con rassegnato buonumore.
    Dagli aerei alla politica, dalla sanità al giornalismo quello che veramente dovrebbe fare la differenza è la voglia delle persone preposte alla comunicazione di essere parte attiva nella comunicazione stessa. Oggi giorno più che comunicare, si tende solo ad emanare asettiche parole.

    Alla prossima!

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    1. Ciao PJ, grazie per la visita ed il divertente, aneddotico commento. Sembra quasi che il linguaggio tecnico venga utilizzato per nascondersi dalla vergogna di non essere in grado di dare spiegazioni convincenti…quindi un paio di “supercazzole” ed ecco che la scusa è pronta. E se non la capisci è colpa tua. Il tecnicismo di certi discorsi allontana le persone e ci rende sempre più soli, ahimè…

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  4. A volte è vero il linguaggio tecnico spiazza, ma a volte un parlare un po troppo forbito cela la paura di mostrarsi x quello che si è veramente. L’importante è dire cose sensate e non sconfinare nella supercazzola, altrimenti rischi di apparire patetico.

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    1. Ciao Rachele. Infatti hai detto bene. Come ho già detto prima, i risposta a PJ, lo si usa quasi per nascondersi e difendersi, come dici tu. Da lì, poi, lo sconfinamento nella supercazzola è solo un passo… un saluto e grazie per la visita.

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  5. Io comunque sono per il linguaggio aulico.
    Non a tutte le ore, ma almeno in qualche caso lasciamolo. L’italiano è una lingua bellissima, affascinante, ostica e proprio per questo va preservata. Quindi va bene semplificare, ma di tanto in tanto se ci scappa di imparare un termine nuovo non sarebbe male no?
    Intanto io c penz.
    Vac a fa na pisciat. E ce penZ.

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    1. Senti chi parla…e senti chi risponde…linguaggio aulico noi? Certo abbiamo sempre da imparare Miss, ma i nostri scambi di opinioni con Avvo e qualche altro “aulico” non hanno nulla da invidiare alla supercazzola… è sciut bbun sta pisciat? ahahahahah

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  6. Allora prova ad essere una femmina considerata di avvenente aspetto che si permette di parlare di scienza con quelli che dovrebbero essere i propri colleghi!Avrei voluto filmarli:hanno tirato fuori tutti i paroloni che conoscevano credendo di mettermi in imbarazzo!Allora gli ho risposto a tono e spesso usando il latino.Ho terminato letteralmente con la supercazzola con scappellamento a destra e a sinistra.Li ho zittiti tutti tra gli applausi degli altri giovani come me😊 Che goduria!!!!

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      1. Io ho cominciato il karate da bambina, poi il kung fu perchè ero perdutamente innamorata di Bruce Lee e inevitabilmente sono finita nel jeet kune do. Adesso li pratico tutti e tre! Bellissimo il pugilato! Io farei fatica a non usare le gambe però: i miei colpi migliori partono da lì:)))

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  7. Quindi quello che mi ha detto che il mio linguaggio ” online e” out … Ed è” per quello che non catturo belle fighe ma solo cadaveri … E ” una cagata !!!

    Inviato da iPhone bruno padova

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  8. La verità è che tendiamo a darci più importanza di quella che in realtà abbiamo. Il linguaggio tecnico o prefessionale ci da un’aria più completa…ma a me e a te non ce ne frega un cazzo !!!ashhahshshaha

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  9. Da che mondo è mondo le persone più colte, professionali e intelligenti, sicure di chi sono e di cosa fanno, non hanno mai avuto bisogno di nascondersi dietro ai paroloni o ai termini tecnici.

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