Destino o libero arbitrio?

Credo che sia una domanda che tutti noi ci siamo posti almeno una volta nella vita ed è indubbio che la risposta sarebbe risolutiva sul nostro modo di affrontare l’esistenza che stiamo vivendo su questa terra. Quanto di quello che ci accade viene deciso da noi e quanto, invece, è frutto di casualità o di un destino prestabilito? Immaginate che importanza avrebbe conoscerne la risposta. In fondo tutti noi viviamo la nostra quotidianità come se puntassimo sull’esistenza del solo libero arbitrio, profondamente convinti di essere sempre noi a scegliere, in ogni momento, quello che ci va di fare in base a gusti, volontà e preferenze, con le dovute eccezioni, naturalmente, dettate dalle più radicate convenzioni sociali e dalla legge.

E se, invece, fosse proprio vero il contrario? Se questo “giro di vita” fosse preordinato proprio per farci vivere quelle esperienze, belle o brutte, che portano la nostra anima verso quel percorso di maturazione a cui tutti saremmo destinati in base alle convinzioni di molte ideologie mistiche orientali? Se fosse tutto frutto di quel “grande disegno” che a tutti sfugge ma che potrebbe senza dubbio essere possibile?

Personalmente non credo che quest’ultima ipotesi sia del tutto da scartare, anzi la ritengo la più plausibile. In questo caso dovremmo davvero rivedere il nostro stile di vita. A questo punto dannarsi l’anima e rovinarsi la vita per raggiungere dei propositi che ci siamo prefissati potrebbe risultare del tutto inutile. Incazzature, stress, delusioni, progetti naufragati…potrebbe tutto far parte di un destino che noi non conosciamo ma che ci appartiene inesorabilmente e contro cui non possiamo andare. Osho diceva: “Ciò che dovrà accadere accadrà. E tu hai una sola scelta: andarci insieme o andarci contro”.

Andarci insieme significa accettare, razionalizzare e capire che il destino sceglie spesso strade tortuose per condurci alla meta, che non sono quasi mai quelle che noi abbiamo scelto. A questo proposito c’è una storia zen molto significativa: “C’era una volta un contadino cinese il cui cavallo era scappato. Tutti i vicini quella sera stessa si recarono da lui per esprimergli il loro dispiacere: “siamo così addolorati di sentire che il tuo cavallo è fuggito. E’ una cosa terribile”. Il contadino rispose: “Forse.” Il giorno successivo il cavallo tornò portandosi dietro sette cavalli selvaggi, e quella sera tutti i vicini tornarono e dissero: “Ma che fortuna! Guarda come sono cambiate le cose. Ora hai otto cavalli!” Il contadino disse: “Forse.” Il giorno dopo suo figlio cercò di domare uno di quei cavalli per cavalcarlo, ma venne disarcionato e si ruppe una gamba, al che tutti esclamarono:“Oh, poveraccio. Questa e’ una vera disdetta” ma ancora una volta il contadino commentò: “Forse.” Il giorno seguente il consiglio di leva si presentò per arruolare gli uomini nell’esercito, e il figlio venne lasciato a casa per via della gamba rotta. Ancora una volta i vicini si fecero intorno per commentare: ”Non è fantastico?” ma di nuovo il contadino disse: “Forse.”

Noi tutti facciamo delle libere scelte (libero arbitrio), o almeno pensiamo di farle, ma è anche vero che ci accadono spesso cose che non scegliamo (destino). Ciò potrebbe essere dovuto al nostro karma, quel bagaglio pesante ed invisibile che tutti ci portiamo dietro come risultato di tutte le esperienze della nostra anima immortale. La chiave di tutto, quindi, sta nella consapevolezza, per cui, in tutto ciò che ci accade, bisogna essere consapevoli e semplicemente accettare imparando la lezione. Ma non in modo passivo affermando “è il mio karma e non posso farci niente”, ma scegliere come reagire, usando quell’evento come stimolo per migliorare noi stessi esteriormente ed interiormente. Un karma negativo può essere mitigato dalla nostra consapevolezza o dalle nostre buone azioni, o semplicemente dalla nostra consapevolezza.

Neale Donald Walsh, nel suo libro “Conversazioni con Dio”, afferma che l’anima sceglie tavolozza, colori e tela, indirizzando la vita in diversi modi, ma siamo noi, alla fine che dipingiamo il quadro. Destino e libero arbitrio possono quindi coesistere in questi termini. Possiamo fare alcune scelte ma solo con il materiale che ci è stato dato a disposizione. Se siamo nati alti 1,60 non possiamo lamentarci di non poter diventare delle stelle del basket. Peraltro, l’indirizzo e gli apprendimenti della nostra esistenza, ci si ripresenteranno tante volte quante ne serviranno per capirli ed accoglierli, dapprima in modo dolce, successivamente, poi, se ci ostiniamo ad ignorarli, in modo sempre più severo attraverso attriti e sofferenza. Sta a noi avere l’intelligenza di comprendere i segni distintivi del cammino ed accettarli per quello che sono.

Scrolliamoci di dosso quella visione limitata che continua a caratterizzare ed avvelenare le nostre esistenze, ed impariamo a guardare oltre l’orizzonte. Quando vedete un’isola viene da dire: “Ecco un’isola!”, ma vi sbagliate. Togliete l’acqua, e vedrete che l’isola è collegata alla terraferma.

4 comments

  1. Che buffo! La storia Zen del contadino e il cavallo è una delle mie storie preferite, di tanto in tanto me la racconto e la racconto anche ai miei consultanti.
    Ancora più buffo è che io abbia scritto un articolo sul libero arbitrio ma invece del quadro ho usato la metafora della commedia teatrale.
    Questa è stata una serata magnifica, piena di Segni, posso andare a dormire troppo colma di gratitudine.

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  2. Credo molto nel disegno divino, poi chiaramene non è possibile star lì sulla poltrona ad aspettare che il fato si compia, occorre vivere e farlo al maglio delle opportunità che ci vengono date.
    Grazie per il passaggio da me, non ti conoscevo.

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